David Bowie al museo?

lunedì 11 novembre 2024


Tra marzo 2013 e luglio 2018 dodici città hanno ospitato David Bowie Is, un’esperienza museale che ha registrato oltre due milioni di visitatori portando in tour il mondo dell’artista londinese partendo dal Victoria and Albert Museum di Londra (marzo 2013) per chiudere al Brooklyn Museum di New York (luglio 2018) con tappe a Toronto, San Paolo, Berlino, Chicago, Parigi, Melbourne, Groningen, Tokyo, Barcellona e in Italia al Museo d’Arte Moderna di Bologna da luglio a novembre 2016 con oltre 100mila visitatori.

Camaleontico, eclettico, iconico, aggettivi ormai abusati quando si parla di lui ma – visto quel che accadrà tra poco meno di un anno – potremmo dire anche un visionario accumulatore seriale. Durante la sua carriera, infatti, Bowie ha raccolto e custodito migliaia di oggetti tra costumi, manufatti, strumenti, fotografie, manoscritti, che hanno permesso la realizzazione della retrospettiva David Bowie Is prima e poi la nascita del David Bowie Centre for the Study of Performing Arts. Nel 2023, infatti, il V&A ha acquisito oltre 80mila oggetti grazie al David Bowie Estate, con il supporto del Warner Music Group e una donazione della Blavatnik Family Foundation.

Il David Bowie Centre aprirà il 13 settembre 2025 e avrà casa permanente presso il V&A East Storehouse, la cui inaugurazione è invece prevista per marzo. La nuova sede del V&A fa parte del progetto East Bank, nato con l’obiettivo di far diventare la zona est di Londra un nuovo polo culturale ed educativo: 170mila metri quadrati che accoglieranno 250mila oggetti, 350mila libri oltre a laboratori, spazi espositivi, aree di lavoro e ricerca. Uno spazio che comprende aree specificamente dedicate allo studio e alla fruizione dell’arte ospitando tra gli altri – insieme al David Bowie Centre – il Clothworkers’ Centre for the Study and Conservation of Textiles and Fashion e il National Video Archive of Performance (Nvap).

Dalle prime indiscrezioni il David Bowie Centre sarà strutturato in settori: il primo dedicato all’esposizione e all’approfondimento degli oggetti esposti; il secondo, grazie a istallazioni multimediali, permetterà di  conoscere i momenti più significativi della vita di Bowie; il terzo settore prevede che i visitatori esplorino in autonomia, e sulla base delle proprie passioni e curiosità, l’archivio messo a disposizione. Tra gli oggetti che faranno parte dell’esposizione sarà possibile vedere: i testi scritti a mano di Fame, Heroes e Ashes to Ashes; la giacca con la union jack realizzata per la copertina dell’album Earthling; la chitarra Stylophone con cui lanciò nel 1969 la canzone Space Oddity. E non finisce qui poiché, prenotando in anticipo, sarà possibile anche avere incontri ravvicinati con alcuni degli oggetti parte della collezione. Una mostra permanente in continua evoluzione poiché sono previsti diversi ospiti curatori tra artisti, collaboratori di Bowie, esperti di settore e giovani del V&A East’s Youth Collective che, a rotazione, daranno una loro lettura e spunti per riflettere sull’eredità lasciata da Bowie e per far conoscere il percorso creativo di quello che è stato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.

Ciò detto, è presumibile che si possano escludere a priori semplici infilate di teche illuminate con cartellini esplicativi. Se poco poco somiglierà a quello che è stato il concept del tour museale David Bowie Is i visitatori saranno coinvolti in esperienze interattive e multisensoriali. Quindi le aspettative sono alte visto che quella mostra era strutturata in modo da essere emotivamente lanciati da un “pezzetto” di Bowie a un altro grazie a cuffiette estranianti che guidavano in un mondo fatto di musica, parole, luci, manoscritti, dischi e memorabilia di ogni genere. Una centrifuga continua all’interno di un labirintico viaggio nella vita di Bowie con tappe emotive per ognuno di intensità diversa ma con sicure impennate quando ti ritrovavi a dieci centimetri dal testo di Starman scritto di suo pugno e rimanendo senza fiato quando girato l’angolo appariva Ziggy Stardust avvolto nel mantello giapponese disegnato da Kansai Yamamoto.

Attendiamo con ansia quel 13 settembre quando tutto sarà svelato e nella speranza che il David Bowie Centre sia fedele a quanto l’artista affermò nel 1997 in occasione del concerto al Madison Square Garden di New York per il suo 50° compleanno: I don’t know where I’m going from here but I promise I won’t bore you, Non so dove sto andando ma prometto che non vi annoierò.


di Valentina Daneo