Le lezioni di W.H. Auden su Shakespeare

martedì 5 novembre 2024


È approdato nelle librerie un saggio di cui è autore uno dei grandi poeti del XX secolo, Wystan Hugh Auden, intitolato Lezioni su Shakespeare (Adelphi). Il libro è un testo di critica letteraria e di saggistica in cui sono raccolte le lezioni universitarie tenute dal grande poeta a New York tra il 1946 e il 1947 presso l’Auditorium della New School al Greenwich Village. Auden, attraverso le sue magistrali lezioni di letteratura, analizza i personaggi che popolano le opere di William Shakespeare da prospettive multiple e molteplici. Analizzando in apertura del libro l’Enrico VI, Auden osserva che nel Medioevo lo Stato era visto come l’estensione di un’unica catena ontologica che abbracciava l’intera creazione. Al centro di questo dramma vi sono descritte le guerre ricorrenti tra la l’Inghilterra e la Francia, intraprese per distrarre l’attenzione dalla deposizione di Riccardo II.

Parlando del dramma intitolato Riccardo III, Auden delinea una distinzione fondamentale per comprendere l’intera drammaturgia di Shakespeare, quella tra l’essenza dell’Io, autonomo e indifferente alla compassione altrui, e l’Io esistenziale, legato alla società umana, il quale è conscio di essere al mondo adesso; è completo, ma anche instabile e contingente. Riccardo III è consapevole della sua solitudine, perché sa di essere respinto dagli altri ed è alla ricerca di un vero affetto. Entrambe le commedie, sia la commedia degli equivoci sia I due gentiluomini di Verona, sono basate sulla differenza tra esistenza ed essenza. La confusione tra i due personaggi dipende dal caso e dal fato, per loro natura imprevedibili. In Pene d’amore perdute i quattro personaggi perseguono le beatitudini poiché sono consapevoli che la ragione umana, illuminata dalla mente, può sia perfezionare la vita nella società sia penetrare e conoscere il regno della bellezza e della verità eterna. In Romeo e Giulietta, la prima grande tragedia di Shakespeare, l’amore viene rappresentato e descritto in modo mirabile e penetrante.

Nella storia della letteratura l’amore è stato rappresentato in termini di sensualità esasperata nella storia di Dafni e Cloe, o in termini di tragica follia, come nel racconto di Didone nell’Eneide di Virgilio, oppure nei grandi testi poetici di cui è stato autore Catullo. Cosa cerchiamo quando ci innamoriamo? Per la mia esistenza diventa importante che tu esisti, questa è l’essenza dell’amore. Infatti, Romeo e Giulietta sono uniti fino al sacrificio personale. Quando ci innamoriamo siamo nelle condizioni di capire quale sia la nostra intima essenza. Søren Kierkegaard sosteneva che per l’artista è facile rappresentare la vita esteriore, mentre la storia interiore è difficile da illustrare ed enucleare. Il Sogno di una notte di mezza estate dimostra che Shakespeare attribuisce connotati antropomorfici alla natura per assimilarvi l’uomo. Le fate e il ruolo di Puck sono da questo punto di vista in questa opera evidenti. La lettura della lezione con cui Auden ha interpretato il Mercante di Venezia è magistrale.

Per chiarire l’odio antisemita verso la figura di Shylock, l’usuraio, nel dramma viene mostrato che nella società veneziana di quel periodo storico la ricchezza dipendeva sia dallo sfruttamento sia dalla speculazione. La ipocrisia consiste nel fatto che, sebbene il prestito di denaro sia consentito e chi lo pratichi sia oggetto di disprezzo, la gente continui a rivolgersi all’usuraio. Per Auden il mercante di Venezia mostra che le leggi non possono sanzionare tutte le azioni e che l’etica non si può basare sul diritto. Per incastrare Antonio, Shylock invoca la legge da cui viene intrappolato.

Enrico IV è un dramma storico molto bello, in cui emerge il confronto tra Falstaff, l’impolitico, e il principe Enrico, machiavellico e capace di assumere decisioni solo rafforzare il suo potere. Il principe Enrico conosce di prima mano le debolezze umane, che a un uomo di Stato non debbono mai sfuggire. In Molto rumore per nulla è rappresentata sia la forza della finzione sia quella dell’inganno.

Benedetto e Beatrice sono vittime di un inganno quando non comprendono che a unirli vi è un vero sentimento d’amore. A proposito di questa opera, Auden con la sua grande cultura nota che l’uomo è una combinazione di natura, spirito e volontà. Ad apertura della sua lezione sul Giulio Cesare, uno dei drammi più amati e rappresentati del drammaturgo inglese, Auden rileva che il mondo pagano ed ellenico non è riuscito ad elaborare un modello religioso con cui capire il modo e conferire un significato agli avvenimenti storici. Per Auden, l’ideologia platonico-aristotelica basata sulla virtù in favore del bene si è rivelata inefficace nella vita pubblica. Sarà Ottaviano, che nella tempesta seguita alla uccisione di Cesare saprà assicurare e ripristinare l’ordine a Roma, garantendone lo sviluppo e la crescita imperiale. Parlando dell’Otello, Auden traccia una distinzione tra la tragedia greca e quelle elisabettiana. Nella tragedia greca è il destino che porta la persona a soffrire e la conduce in modo ineluttabile verso la rovina. Nei drammi di Shakespeare è la passione esasperata a travolgere i personaggi, come Otello che prova gelosia eccessiva ed esacerbata per Desdemona. Iago è la personificazione del male, colui che compie l’atto gratuito, privo di motivazione su cui Agostino d’Ippona ha scritto pagine profonde. Nel Macbeth si verificano diversi delitti con innumerevoli morti violente. Macbeth e Lady Macbeth sono indotti ad agire come mostri senza provare esitazioni, fatto che ci turba e ci impone di meditare sulla natura umana. In questo dramma emerge il conflitto tra il mondo della luce e quello delle tenebre, sicché vi è una coinerenza di tutti nella legge dell’amore, la coinerenza di un gruppo di amici nella libertà, nell’amore, e nella giustizia, la terza dimensione è la coinerenza di una falsa convivenza nel mondo della stregoneria e della malvagità.

Belle e indimenticabili le lezioni su Re Lear, su Antonio e Cleopatra, su Amleto e La tempesta. Nella lezione conclusiva di questo grande libro, Auden ricorda che il teatro elisabettiano si sviluppò dal 1589 al 1633. Lo studio della storia impartisce lezioni fondamentali a proposito della interdipendenza tra il personaggio e la situazione politica. Nella storia non esiste una netta distinzione tra buoni e cattivi, poiché i personaggi agiscono in base a motivazioni complesse che vanno decifrate e analizzate. Nel teatro di Shakespeare lo stile della versificazione è soggetto a un costante sviluppo che si ripercuote sulla prosa. In definitiva, le lezioni di Auden grondano sapienza esegetica ed erudizione da ogni pagina. 

(*) Lezioni su Shakespeare di W.H. Auden, traduzione di Giovanni Luciani, Adelphi, 509 pagine, 15 euro


di Giuseppe Talarico