venerdì 1 novembre 2024
A due giovani ricercatori, Riccardo Cecchini (antropologo membro della Società italiana di Storia delle religioni, che al suo attivo ha ricerche sul campo in varie parti del mondo, specie sui culti afroamericani, e vari saggi di antropologia culturale e storia delle religioni) e Aradia Rose (operatrice olistica ed esoterica, esperta anche in tecniche di riequilibrio energetico), si deve il saggio “Guarire con gli antichi Dèi − Il Pagan Healing”, vol. II (Torrazza Piemonte, Amazon ed., 2024). Si tratta del secondo volume perché Cecchini aveva già pubblicato un primo saggio: un libro di sociologia (e anche di storia) delle religioni incentrato sui vari dèi guaritori nei diversi culti e culture, con l’esame di tecniche di autoguarigione e guarigione a distanza e dei vari modi di rapportarsi alle entità salvifiche.
Sin dall’alba dell’uomo, infatti, quando la scienza medica non riusciva a dare risposte adeguate, la guarigione tramite intervento divino è stata il fine ultimo di molte tecniche rituali, avente la sua massima espressione nel “miracolo” (fenomeno noto anche ad altre religioni, non solo a quella cristiana). Cecchini ha scritto un libro “asettico”, in linea coi canoni metodologici della ricerca sociale: in cui, per ogni culto trattato (dalle religioni pagane di greci, fenici, romani, al Cristianesimo, e ai tanti culti politeistici e animistici del Terzo Mondo), illustra dettagliatamente le caratteristiche delle divinità esaminate, le preghiere comunemente usate nei loro confronti e tutto l’apparato rituale loro collegato.
Non diversa è l’impostazione di questo secondo saggio. Firmato appunto insieme ad Aradia Rose, si ricollega direttamente al primo e si sofferma ampiamente sul tema guaritori e medicina nelle varie tradizioni: mesopotamica, egizia, vedico-induista, celtica, greco-romana, norrena (termine riferentesi alla lingua e letteratura dei norvegesi − sia in madrepatria che nelle colonie d’occidente, Islanda soprattutto − dal IX secolo circa, cioè dall’età vichinga, alla metà del XIV; letteratura che ci ha tramandato le leggende germaniche, a partire da quelle nibelungiche, alla vigilia del passaggio del mondo germanico, al culmine del suo sviluppo, al cristianesimo). E ancora, mesoamericana e afroamericana.
Apprezzabile senz’altro il lavoro di ricerca multidisciplinare degli autori, che spazia dalla sociologia − e storia – delle religioni alla filosofia, all’archeologia, alla linguistica. Mentre concordiamo in pieno con la complessiva visione olistica degli autori (per olismo s’intende quella concezione nata con le antiche filosofie orientali e trasmessa poi anche al cristianesimo e alle altre religioni monoteistiche, al pensiero greco neoplatonico ed europeo moderno, che vede l’uomo sempre come una complessa unità-totalità, non riducibile a un semplice assemblaggio delle sue parti costituenti corpo, mente e spirito). Una visione quasi pienamente accettata oggi anche dalla medicina, che comunque da secoli s’interroga sui complessi, continui rapporti tra psiche e soma. Ma, senza per questo sminuire i meriti del lavoro di Cecchini e Rose, troviamo un po’ eccessivo lo spazio da loro dedicato (assai più che nel primo libro) alla dettagliata, minuziosa, descrizione delle pratiche magico-rituali e liturgiche tipiche di tutte le religioni esaminate.
Si tratta, comunque, di un testo col forte merito di spaziare − con linguaggio accessibile a tutti − su direzioni di ricerca ancora non sufficientemente esplorate, se prescindiamo da studi su specifici temi e aree geografiche (come ad esempio, sempre qui in Italia, gli studi di ricercatori quali l’etnologo e storico delle religioni Vittorio Lanternari su medicina, magia e religione, e dell’amico e maestro Ernesto De Martino, antropologo d’impostazione crociana e autore di pagine memorabili su sud e magia).
di Fabrizio Federici