venerdì 11 ottobre 2024
Gianni Testa non c’è più. L’artista è mancato ieri a Roma. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 88 anni. Lascia la moglie Mariagrazia, i due figli Chiara e Massimiliano, la sorella Lidia Testa Ceccarelli e il nipote Daniel Giannasca Testa cui era molto legato. A darne notizia è la figlia Chiara. I funerali si terranno domani, alle ore 12, nella Chiesa degli artisti – Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo a Roma. L’arte di Gianni Testa è universalmente conosciuta per i cavalli, tanto che tra gli addetti ai lavori era noto come il “pittore dei cavalli”. Ma la sua arte va oltre questo stereotipo ed è caratterizzata da un cromatismo molto acceso e da figure eteree e turbinose che rimandano a generi pittorici che spaziano dal realismo all’impressionismo.
Nato a Roma il 23 ottobre 1936, conclusi gli studi superiori, Testa si iscrive ai corsi di Architettura della Sapienza di Roma e, nonostante supera a pieni voti il primo biennio, decide di lasciare per dedicarsi completamente alla pittura. Nel suo stile, da rilevare la sua capacità di astrarre le forme dalla massa informe delle pennellate, quasi a estrarre la materia dal caos primordiale. Frequentati i corsi della scuola di restauro della Galleria Borghese, sotto la guida della professoressa Paola della Pergola, studia e approfondisce le tecniche usate dagli artisti nelle varie epoche per interpretare attraverso la raffigurazione della realtà quei sentimenti e quelle emozioni che lo hanno sempre affascinato, tanto che per un decennio si dedica quasi completamente al restauro, dal quale viene fuori profondamente motivato per le sue necessità espressive. Successivamente passa agli studi di scultura sotto l’egida del maestro Luigi Bartolini.
In quel periodo conosce e frequenta gli artisti Carlo Quaglia, Carlo Levi, Renato Guttuso, Ennio Calabria e più tardi Pericle Fazzini, dei quali diventa amico. E proprio Levi, che vedendo nelle sue prime opere un certo autentico talento, per il quale si distingue l’artista dal pittore, nel 1962 lo sollecitaa partecipare ed esporre in collettiva insieme con Quaglia, Guttuso, Marino Mazzacurati e Domenico Purificato. L’interesse che la critica riserva ai suoi primi dipinti e alle sculture, lo stimola a proseguire con caparbia tenacia la strada intrapresa, che si rivelera, nel corso degli anni, piena di sacrifici e rinunce ma anche colma di successi e di traguardi brillantemente superati. Molti sono stati infatti i premi conseguiti, le rassegne collettive d’arte cui partecipa: dalla Biennale romana (sin dal 1968) alla Triennale di Milano e alla Quadriennale di Roma (sin dal 1975), solo per citarne alcuni. Altrettanti i concorsi nazionali vinti: partendo dal 1° Premio al concorso “Brandy italiano” del lontano 1970, fino al Premio alla carriera consegnatogli dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Molte sono state le mostre in Italia e all’estero (Basilea, New York, Philadelphia). Nel 2014 viene organizzata una grande mostra antologica al Complesso del Vittoriano a Roma.
di Redazione