lunedì 15 luglio 2024
L’organizzazione della bottega, le sfide del mestiere, i committenti – borghesi, nobili, pontefici – con le loro richieste e i soggetti più amati. Che cosa significava essere un pittore nel Seicento?
La mostra ai Musei Reali di Torino, all’interno delle Sale Chiablese, cerca di rispondere a questa domanda prendendo come esempio colui che, grazie a una ricchissima documentazione organizzativa e creativa, diventa l’esempio perfetto della vita e del mestiere di ogni pittore di quell’epoca: Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666).
Con oltre 100 opere di Guercino e artisti coevi, provenienti da più di 30 importanti musei e collezioni, tra cui il Prado di Madrid e il Monastero di San Lorenzo a El Escorial, in concomitanza con la riapertura della Pinacoteca Civica di Cento, la mostra prodotta da CoopCulture con Villaggio Globale International ha avuto talmente successo che invece di chiudere il prossimo 28 luglio continuerà a rimanere aperta al pubblico fino al 15 settembre 2024.
Non è bastato riunire dopo 400 anni le opere del ciclo Ludovisi in mostra per la prima volta tutte insieme unificando il nucleo appartenente alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca reale di Torino con prestiti importanti da musei nazionali, internazionali, fondazioni e collezioni private ma, con la proroga, sarà presentata al pubblico una nuova opera di grande interesse: una veduta settecentesca dell’interno della Chiesa di San Pietro (opera di Pietro Francesco Garola) in cui si riconosce una rara immagine del maestoso dipinto di Guercino raffigurante il Seppellimento di Santa Petronilla, sostituito nel Settecento da una copia in mosaico e attualmente conservato ai Musei Capitolini.
di Redazione