Gli scavi di Populonia e la scoperta di Ledeltius

giovedì 11 luglio 2024


Proprio come accadde a Pompei ed Ercolano, quando la vita si interruppe improvvisamente e tutto fu sepolto così com’era dalla lava incandescente del Vesuvio, intorno al 50 a.C., nell’epoca delle guerre civili che caratterizzarono il periodo finale della Repubblica romana, una delle dimore più lussuose di Populonia venne distrutta da un incendio.

La domus fu abbandonata in fretta e furia dal proprietario e dalla sua famiglia mettendo in salvo anche i servi e liberti. Una rara occasione per gli archeologi che infatti, proprio in questi giorni, hanno effettuato delle scoperte incredibili all’interno del Parco archeologico di Baratti e Populonia.

Grazie al ritrovamento di un calamaio a vernice nera completamente integro, alcuni stili per scrivere sulle tavolette cerate e un frammento di una bambola in ceramica appartenuta a una bimba di epoca romano-repubblicana, gli esperti sono stati in grado di ricostruire le vicissitudini di uno schiavo che riuscì a riconquistare la libertà: il suo nome greco latinizzato era Ledeltius.

“Non sappiamo dove sia nato Ledeltius – dicono gli esperti – ma è molto probabile che sia passato dal grande mercato degli schiavi dell’Egeo, dove le persone cadute in schiavitù ricevevano un nuovo nome greco, poi in qualche modo è arrivato in Italia e a Populonia, sempre in stato servile. Non abbiamo certezza che il nostro schiavo fu acquistato perché istruito e acculturato, ma è molto probabile, dato che una figura di contabile, nonché di maestro e precettore, era strettamente necessaria alla vita della casa, intesa come il luogo per l’esercizio del potere clientelare del suo proprietario”.

Quindi probabilmente Ledeltius fu un contabile di un personaggio politico di primo piano della Populonia di epoca romano-repubblicana. Il suo nome, inciso sul calamaio ritrovato negli ambienti della parte privata della domus, induce a pensare che probabilmente fu anche pedagogo per i figli del padrone di casa, tra i quali c’era sicuramente la bambina a cui apparteneva la bambola.

“Nella lussuosa casa aristocratica di Populonia – spiega Stefano Camporeale, docente del dipartimento di Scienze classiche e Beni culturali dell’Università di Siena – sono stati trovati contesti di eccezionale importanza e in questi giorni (lo scavo si concluderà il 19 luglio) altri reperti straordinari sono in attesa di essere recuperati. Quanto sta venendo alla luce sono proprio le tracce della vita quotidiana nella casa, dal momento che le stanze che gli archeologi stanno scavando corrispondono alle aree di servizio, dove si trovavano le cucine e le dispense. Una miriade di oggetti sta pian piano rivelando tutte le attività che qui si svolgevano: si tratta soprattutto di reperti in ceramica e in metallo che si sono conservati in maniera straordinaria sotto le ceneri del fuoco”.

Lo scavo è aperto al pubblico e i reperti saranno mostrati in anteprima in occasione degli appuntamenti Gli archeologi raccontano, stasera e ancora giovedì 18 luglio (alle ore 18) all’acropoli di Populonia. L’area di scavo è lungo il percorso di visita del Parco, aperto tutti i giorni in luglio e agosto e gestito dalla Parchi Val di Cornia Spa grazie a un accordo di valorizzazione fra Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Piombino, a cui è legato il Piano Strategico di Sviluppo del Parco, che comprende la programmazione triennale della ricerca archeologica.


di Redazione