martedì 9 luglio 2024
“Chi di voi è senza peccato”, apparterrà di certo a una razza superiore. E non è esperienza di questa terra, se si eccettuano i bambini appena nati. Ma, a volte, anche gli adulti sono altrettanto puri nelle loro illusioni, arrivando a credere negli asini che volano. Alcuni sono convinti dell’esistenza di linee genealogiche monolitiche millenarie, tali da caratterizzare univocamente un’etnia o un ramo nobiliare, dalle origini fino ai giorni d’oggi. Invece, è esattamente il contrario e chi si illude ha diritto al suicidio morale. Su questo tipo di argomenti si innesta la divertente commedia francese Matrimonio con sorpresa (in uscita nelle sale italiane giovedì 11 luglio), film diretto da Julien Hervé, con due coppie di genitori e i loro figli che intendono sposarsi, ben sapendo che vi saranno non poche difficoltà a far accettare la loro unione. Soprattutto perché Alice (Chloé Coulloud), figlia di Catherine (Marianne Denicourt) e Fréderic (Christian Clavier) proviene da una famiglia nobile francese, i Bouvier Sauvage, mentre lui, François Martin (Julien Pestel) è figlio di due borghesi: una madre casalinga, Nicole (Sylvie Testud), e un padre Gérard (Didier Bourdon) titolare di una concessionaria di auto Peugeot. Quindi, che c’è di meglio oggi per sfatare la purezza della razza (di nefaste memorie) e della casta, se non quella di “rubare” a fin di bene qualche reperto biologico (un capello, un po’ di saliva, e così via) dai quattro genitori, per sottoporli a un test genealogico del Dna presso il grande laboratorio di biologia molecolare di fama mondiale, presso cui lavora Alice?
Così, un bel giorno ecco arrivare come ospiti Gérard e Nicole alla sontuosa dimora-castello dei Bouvier Savauge. Ça va sans dire che nel ricevere i suoi futuri suoceri, il nobile Fréderic abbia chiarissimo un piano, condiviso con la moglie Catherine, di fare buon viso a cattivo gioco, facendo fallire al momento opportuno l’indesiderato fidanzamento che l’imparenterebbe con dei borghesi di basso livello. Per non alienarsi le simpatie e l’amore della propria figlia, come avverrebbe nel caso che i suoi genitori si opponessero esplicitamente al suo matrimonio, i padroni di casa mettono a proprio agio Gérard e Nicole, facendo loro visitare la casa, mentre i due padri solidarizzano bevendo vino d’annata nella rinomatissima cantina di Fréderic. Con quest’ultimo, però, che scivola prematuramente sulla propria insofferenza, mettendo di pessimo umore il futuro consuocero, che minaccia di andarsene per non mettere mai più piede in quella casa. Tra battute sagaci al vetriolo tra nobile e borghese, scorre la prima parte scontata del film, fino a quando, su invito dei due giovani, ospiti e padroni di casa iniziano ad aprire le buste con i risultati delle rispettive sequenze genetiche. In una sorta di crescendo wagneriano, appaiono le valchirie vendicatrici dell’ovvietà, di cui la prima porta il nome di menzogna e l’altra di adulterio. Così, come paradosso vuole, chi era borghese con l’abitino modesto dei grandi magazzini si scopre discendente diretta (ma povera e senza titolo nobiliare da rivendicare) della Casa reale inglese. Mentre, al contrario, colui che vanta le meraviglie della francesità e del campione nazionale dell’automotive si trova nientemeno che catapultato per metà gene nella Grande Germania, il nemico totale della casa Bouvier Sauvage.
Che però, a sua volta, si scopre con strane derivazioni di geni degli indiani d’America, per la parte maschile, e in quelle portoghesi per la componente femminile. Svenimenti, prove di respirazione con gambe alzate e busto disteso, cambio di abiti per vestirsi come la compianta Regina Elisabetta, con i suoi improbabili tailleur dai colori acidi e vistosi. Poi, uno stanzino segreto con tutti reperti che ricordano più una birreria di Monaco che un bistrot francese. Come si può ben immaginare, le vie dei geni passano per corone di spine che nessuno avrebbe mai immaginato di indossare, abbattendo le spocchie e le spore di arroganza più resistenti. Ecco, perché meglio non sapere che cosa abbiano combinato avi e trisavoli ai tempi in cui erano giovani fecondatori e seminatori di geni, laddove il desiderio e la passione li aveva condotti, anche all’insaputa di tutti. Il problema è che l’Elica è come Dio, ricordandosi proprio tutti i passaggi della storia degli accoppiamenti, tanto più che gli umani hanno imparato a cavalcarla, facendo dei suoi codici delle vere e proprie mappe che puntano, come tanti aghi, alle varie aree del mondo da dove quelle sequenze hanno avuto origine. Allora, se volete la pace, non provate mai a cercare di sapere chi siete e da dove venite. Potrebbe nuocere gravemente alla vostra salute! Come finisce il film? In bianco, con un’altra bella sorpresa. La migliore di tutte e, stavolta, con i geni certi!
di Maurizio Bonanni