Cultura classica e il reato di inattualità

giovedì 4 luglio 2024


Considerazioni private, del tutto pubbliche, mi vengono in mente con frasi in latino. Una doppia sorgiva, dirigendomi mentalmente verso sinfonie, sonate, brani di opera, versi di poesie. Così. Questi adempimenti restano chiusi e silenziosi, ma di recente sono alquanto timoroso. Non è sentirsi Lucrezio, Orazio, Ovidio, Catullo, Lucano, Virgilio, Tibullo, e quant’altri in prosa – Cesare, Sallustio, Tacito, Tito Livio – commetto reato di inattualità?

Il reato di inattualità è mortale. Intendiamoci, mi capita anche con scrittori italiani, francesi, o per altri. Ecco alcuni esempi.

Bientot nous plongerons dans les froides ténèbres; adieu vive  clarté de nos étés tres court (Charles Baudelaire).

Oisive jeunesse. À tout asservie, par délicatesse. J’ai perdu ma vie (Arthur Rimbaud).

Quand vous serez bien vieille, au soir, a la chandelle, assise auprès du feu, dévidant et filant, direz. Chantant mes vers, en vous émerveillant: “Ronsard me célebrait du temps que j’étais belle (Pierre de Ronsard).

Adieu, adieu! My native shore (Lord Byron);

Sed circunciliens modo huc modo illuc ad solam dominanam usque pipiabat. Qui tunc it per iter tenebricosum illuc unde negant redire quemquam (Catullo).

Ipsum erat oppidum Alesia in colle summo admodum edito loco, ut nisi obsidione expugnare non posse videretur (Giulio Cesare).

Tu ne quaesieris (scire nefas), quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros (Orazio).

Aeneadum genetrix, hominum divunque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras (Tito Lucrezio Caro).

Brani notissimi, c’è quasi da vergognarsi a farne mostra. Ma lo scopo è altrove: l’interiorità. Stiamo perdendo l’interiorità. Noli foras ire, in interiore homine habitat veritas Sant’Agostino lo dichiarava in propositi fideistici. Quasi che l’uomo recasse Dio in sé. Era un platonismo cattolico. Lo affermo in intenzioni diverse. Occorre ri-interiorizzare gli individui, anzi: l’individuo deve ri-interiorizzarsi. Mantenendo e accrescendo la conoscenza sensoriale. Non soltanto la conoscenza ma anche la conoscenza sensoriale. Insomma: l’interiorità.

L’interiorità è la trasmutazione personale del mondo oggettivo. Il risuonare in me del mondo esterno, ridando al mondo esterno quello interno. Se diventiamo passaggio di una realtà oggettiva, l’individuo sparisce. Il mondo tecnico-scientifico con i suoi pregi sommi ha un limite: non è soggettivizzabile. Due e due fanno quattro per tutti. È la morte della soggettività. La cultura umanistica è fonte di acqua dal sapore individuale, non vi è una oggettività assolutizzata. Un verso, un motivo, un colore suscitano reazioni individuali. La cultura umanistica salva l’individualità. Bisogna scatenare sui giovani, e su tutti, la civiltà classica, per restare uomini umani! Ossia individui.


di Antonio Saccà