Fate, amori e spiriti dagli “ombretti” di Isabel Russinova

martedì 2 luglio 2024


Quante donne hanno ombretti coloratissimi dalle tinte pastello o dalle sfumature di marrone, i neri o i perlati, le declinazioni di blu o di verde? Sono le tavolozze del trucco femminile. Ma chi ha pensato di farne la propria tavolozza d’artista? Ci ha pensato sicuramente Isabel Russinova, attrice di cinema e teatro, presentatrice tivù, ex modella, scrittrice e autrice di testi, operatrice culturale e testimonial ufficiale di Amnesty International, che ha aggiunto alla sua poliedrica espressione anche quella di illustratrice. “Ho iniziato per diletto”, spiega lei, nata a Sofia (Bulgaria), cresciuta a Trieste da padre istriano e madre bulgara. “Da sempre uso le matite per tracciare idee e suggestioni, fino a che mi è venuto in mente di utilizzare gli ombretti del trucco, perché sono delicati e regalano ombreggiature diffuse, quasi impercettibili, che fanno pensare a qualcosa di sospeso, quasi a proiezioni del pensiero ancora da afferrare”. Nel tempo la passione si è trasformata in una produzione vera e propria, così che Isabel ha pensato di raccogliere e organizzare le opere nella sua prima personale, Fate, amori e spiriti, che si è tenuta a Roma, dal 4 al 9 giugno, nella Galleria dei miracoli, presentata da Paola Biadetti, direttrice del Menotti Art Festival di Spoleto, e organizzata dalla Fondazione Mira. Ma non è l’unica novità: è in uscita, per Armando Curcio, il libro Virinoj, angeloj, leoninoj (Donne, angeli, leonesse in esperanto), che conterrà illustrazioni di “fate”. Ed ancora, disegni “di fate e amori” corredano le poesie del giornalista-scrittore dalmata Dario Fertilio, in uscita per La vita felice Editore, dedicate all’amore.

“La passione per il disegno viene da mia madre, a cui ho dedicato un ritratto che in genere apre le mie esposizioni”, spiega la Russinova. “Passione che ho trasmesso a mia figlia, Maria Cristina Martinelli, anche lei al debutto nell’ambito del Festival dei due mondi di Spoleto. Il mio tema sono le donne, o meglio le protagoniste. Per coniugare questa passione con la mia attività di attrice e autrice ho dedicato attenzione alle grandi donne della letteratura e del teatro. Per esempio la serie delle dannunziane, le muse della vita di Gabriele D’Annunzio, da Eleonora Duse a Luisa Baracca. E la serie delle pasoliniane, da Silvana Mangano a Elsa Morante a Maria Callas a Laura Betti”. La più singolare delle figure femminili ritratte da Isabel Russinova è Rabia Balkhi, poetessa persiana medioevale, le cui illustrazioni hanno animato la pièce teatrale-audiovisiva Le parole di Rabia, rappresentata al Teatro Palladium dell’Università Roma Tre, per i sessant’anni di Amnesty International, nel 2021, con la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi, compagno di vita dell’artista. “È una storia tutta romantica e di negazione quella di Rabia Balkhi, vissuta nel X secolo, durante la dinastia samanide, che regnò dall’819 al 1005 sul Khorasan e sulla Transoxiana. Versi d’amore purissimi i suoi, specie quelli del poema in cui l’alter ego della scrittrice s’ innamora di uno schiavo di suo fratello, importante personaggio di corte. Quando però quest’ultimo viene a conoscenza dell’amore, a quel tempo proibito, fa gettare in un pozzo lo schiavo e rinchiudere in prigione la sorella. La quale per continuare a scrivere i suoi versi, si taglia le vene e li verga con il proprio sangue sulle pareti della cella, fino a morirne”. L’amore, nelle sue declinazioni, è il profilo omogeneo della poliedrica bulgara-triestina-istriana, la quale, prendendo spunto dai versi di Rabia Balkhi, afferma che “l’amore è un oceano talmente grande/che nessuno può attraversarlo senza esserne ingoiato”, ma sempre “bisogna affrontare il corso avverso della vita/immaginarla armoniosa quando diventa crudele/nutrirsi di veleno, e assaporarlo come il miele”. Un buon sussurro “in versi” e “in ombretti” per tutti.


di Donatella Papi