Evelyn Beatrice Hall e la frase di Voltaire

giovedì 27 giugno 2024


I pensieri, le intuizioni filosofiche, letterarie o altro circolano e percorrono un proprio cammino che inizia spesso con il distacco dalla fonte. La distanza dagli autori o autrici non sempre è casuale. La storia ci ricorda molti i casi di vero e proprio furto dell’ingegno altrui, in particolare nelle scoperte scientifiche e letterarie che potevano prospettare un interessante guadagno.

Nel caso Evelyn Beatrice Hall il viaggio della famosa frase “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (“Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”) si trova nella sua biografia di Voltaire. Il libro, intitolato The Friends of Voltaire è pubblicato nel 1906 con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre. Nel 2003 il volume viene ripubblicato con il nome dell’autrice. Il testo dove è contenuta la famosa frase è suddiviso in dieci capitoli ciascuno dei quali narra di personaggi famosi e contemporanei di Voltaire: D’Alembert, Diderot, Galiani, Vauvenargues, D’Holbach, Grimm, Helvétius, Turgot, Beaumarchais, Condorcet

La narrazione contiene le biografie in aneddoti di dieci letterati e personaggi famosi del Settecento che si conoscevano fra loro, si frequentavano ed erano tutti amici di Voltaire.

L’autrice dichiarò che la frase aveva lo scopo di riassumere in poche parole il pensiero di Voltaire. Il concetto piace immediatamente. Circola dappertutto e, non si sa in quale momento, viene attribuito al filosofo francese. Viene citato ripetutamente in tutto il mondo accogliendo acriticamente questa errata origine per superficialità e anche perché l’attribuzione conferiva alla citazione un maggiore prestigio.

Evelyn è stata biografa e ricercatrice. Nasce il 28 settembre 1868 a Shooter’s Hill, una frazione situata nel punto più alto a sud est di Londra. Dopo un lungo periodo di oblio, l’autrice è giunta alle cronache grazie alla verifica dell’origine di questa frase effettuata da Paul Boller e John George coautori del libro They never said it pubblicato dalla Oxford University Press nel 1999.

Il caso più famoso di superficiale attribuzione fu quella del presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini in occasione del suo discorso del 31 dicembre 1983 dove quasi alla fine del suo messaggio dice: “Ma io vorrei che voi teneste presente un ammonimento di un pensatore francese, ammonimento che io ho sempre tenuto presente alla mia mente. Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino al prezzo della mia vita perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente” collocato quasi alla fine del discorso.

Oltre a questo caso illustre, armati di buona volontà e soprattutto, di molta curiosità possiamo notare che la famosa riflessione ha fatto diverse volte il giro del mondo.  

Siamo di fronte ad una delle migliaia di false attribuzioni dovute alla fretta, alla superficialità, al sensazionalismo, al desiderio di apparire istruiti con poco sforzo. Questi mali sono presenti ancora oggi e dilatati dalla ridondanza della rete che ricicla rapidamente ogni cosa, ogni evento, ogni riflessione, ogni pensiero che mostri una certa efficacia e potabilità interpretativa. Insomma, essere vittime del messaggio “virale” non è un bene soprattutto quando viene strappato dalla situazione in cui si è sviluppato. Oggi gli occhiuti controllori direbbero “fuori contesto”, ma il saccheggio delle opere dell’ingegno è diventato planetario e continua, anche con il grave e preoccupante aiuto della “deficienza artificiale”.

La giusta e doverosa attribuzione alla studiosa Evelyn Beatrice Hall di questa frase, che è un gioiello di mirabile sintesi ed efficacia espressiva, era doverosa e, soprattutto, non sminuisce il valore della riflessione per il fatto che non sia stata pronunciata da Voltaire.

Evelyn Beatrice Hall muore il 13 aprile 1956 a Wadhurst nella contea dell’East Sussex.


di Manlio Lo Presti