Un confronto tra il mondo moderno e quello antico

giovedì 27 giugno 2024


Il lettore rimarrà stupito dalla abilità letteraria con cui Julian Barnes, nel suo ultimo libro intitolato Elizabeth Finch (Einaudi), propone un confronto tra il mondo moderno e quello antico. Neil è un attore maturo, che ha sofferto molto per il naufragio dei suoi due matrimoni finiti male, e che non ha avuto successo come interprete. Per queste ragioni, in età adulta, inizia a frequentare un corso universitario tenuto da Elizabeth Finch sull’argomento Civiltà e cultura. All’inizio del corso, l'insegnante richiama la grande tradizione greca, per la quale il migliore metodo educativo si basa sulla collaborazione tra il docente e gli allievi. Invita i suoi alunni a pensare al periodo del 400 dopo Cristo, quando ebbe inizio l’egemonia cristiana in Europa. La vicenda di Sant’Orsola, a cui Vittore Carpaccio ha dedicato il ciclo pittorico dei Talleri, serve a Elizabeth per cogliere alcune incongruenze. La vergine subì il martirio a Colonia per mano degli Unni, insieme alle undici vergini, numero delle sante sacrificate.

Le verità di cui si occupava Elizabeth Finch nelle sue ricerche proveniva da un’epoca remota, che altri studiosi avevano abbandonato nei loro studi. Neil nota che durante le sue lezioni Elizabeth dichiara di essere convinta che nulla di buono sia venuto per l’umanità dalle parole che iniziano con il prefisso mono, come monogamia, monoteismo, monocultura. L’unica certezza chiara e incontrovertibile nella vita è l’infelicità. Johann Wolfgang von Goethe, sul letto di morte, sostenne di avere provato in vita sua non più di un quarto d’ora di felicità. Tutto è soggetto alla legge spietata della caducità, le credenze umane, i rapporti tra le persone, i matrimoni, le imprese umane. Il pittore che dipinge i fiori, prima che inizino ad appassire, li preserva. Per questa ragione, l’arte diventa la realtà eterna, poiché i fiori originali non sono altro che simulacri dimenticati e destinati all’oblio.

Elizabeth si chiede se l’arte sia la raffigurazione della realtà, un suo controcanto oppure un’illusione ingannevole. La donna, durante le sue lezioni, era incline a richiamare un celebre pensiero del filosofo stoico Epitteto, per il quale nella vita vi sono cose che dipendono dalla nostra volontà e altre nei confronti della quali non possiamo esercitare alcun potere. Neil inizia a frequentare al di fuori del mondo accademico Elizabeth, di cui diventa amico. Durante i pranzi che condividono per oltre venti anni, Neil nota che nel caso di Elizabeth la mancanza di vittimismo è parte integrante del suo atteggiamento stoico con cui affronta la vita. Elizabeth ha conosciuto la delusione d’amore, la solitudine, l’amicizia tradita e la gogna pubblica. A tutto oppone una calma indifferente. È consapevole che sia impossibile correggere il legno storto della umanità, visto che è illusorio pensare di estirpare dalla natura umana l’egoismo, l’avidità, la logica della violenza e della guerra, il fanatismo religioso, per effetto del quale si vuole imporre agli altri quella che si considera la verità.

Da studiosa è consapevole che, a definire i vecchi Stati d’Europa sia stata la razza e la geografia, le conquiste militari e l’impero. Dopo la morte di Elizabeth, Neil riceve in eredità la sua biblioteca, i suoi quaderni di appunti e i suoi scritti. In questo periodo matura il proposito ambizioso di scrivere una biografia sull’ultimo imperatore pagano, Giuliano l’apostata che si oppose all’avvento del Cristianesimo. Per Elizabeth, come ricorda Neil, gli apostati sono sempre più interessanti dei credenti, visto che la loro vita è stata dominata dal dubbio filosofico, e il dubbio è la manifestazione di una intelligenza viva. Nei suoi quaderni, di cui è entrato in possesso, Neil trova una frase che lo colpisce. Rendendo il Paese monoteista e monorazziale ci si è illusi di costruire il migliore dei mondi possibili. Non ha funzionato questo tentativo, perché l’odio non si è spento, sicché siamo andati con il colonialismo a perseguitare l’altro fuori di casa nostra. In secondo luogo, ridurre le differenze tra la gente non ha migliorato l’armonia all’interno della società.

Dagli appunti della professoressa, che contengono citazioni, pensieri, la sintesi di ampie ricerche, Neil attinge quanto gli serve per scrivere la sua biografia su Giuliano l’apostata. Giuliano illustra quanto abbiano dato al mondo i greci e i cosiddetti barbari, in confronto agli ultimi arrivati dalla Galilea. Giuliano l’apostata è l’autore del celebre discorso contro i Galilei. L’astronomia è nata a Babilonia, la geometria in Egitto, la teoria dei numeri in Fenicia. I greci, per Giuliano l’apostata, seppero combinare e integrare tutte queste materie, grazie a Socrate, Platone, Aristide, Cimone, Licurgo, Agesilao. Per l’ultimo imperatore pagano, i culti greci e barbari sono il prodotto di lunghe e profonde civiltà. Per Giuliano, quella giudaico-cristiana era una religione tirannica sostenuta da una parvenza di civiltà.

Il primo pensatore moderno a elogiare Giuliano l’apostata è Michel de Montaigne nel suo saggio sulla libertà di coscienza. Montaigne visse il periodo terribile delle guerre di religione che sconvolsero la Francia tra il 1562 ed il 1598. Per Montaigne una delle cause delle guerre di religione era dovuta al fatto che la ragione era stata sopraffatta dalla passione. Giuliano l’apostata, con la sua mitezza e clemenza, offre un modello potente ed esemplare che appartiene al mondo antico. Nel diciottesimo secolo Montesquieu, nel suo saggio Lo spirito delle leggi, nota come la mitezza ostentata dall’imperatore Giuliano anticipò il precetto illuminista della tolleranza. Per Voltaire, che nel suo Dizionario filosofico dedica due voci all’ultimo imperatore pagano, la tolleranza e la libertà di culto furono due elementi che resero possibile la nascita dell’illuminismo. Pertanto, i due eventi devastanti del primo Cristianesimo furono la l’imposizione del monoteismo e la fusione tra Stato e Chiesa decisa dall’imperatore Costantino. Un libro, questo di Julian Barnes, colto e profondo.

(*) Elizabeth Finch di Julian Barnes, traduzione di Susanna Basso, Supercoralli, Einaudi 2024, 184 pagine, 18 euro


di Giuseppe Talarico