Hollywood, Studios senza soldi

martedì 25 giugno 2024


Le grandi produzioni hollywoodiane vivono una storica crisi. L’industria dell’intrattenimento made in Usa non è ancora ripartita, dopo gli scioperi di sceneggiatori e attori. Un’agitazione che ha bloccato gli Studios per sei mesi, nel 2023. Ora, il settore registra la più drammatica contrazione degli ultimi trent’anni. Michele Greco, produttore romano di 55 anni, da due decenni fa base a Los Angeles. Sentito dall’Ansa, delinea un quadro cupo: “Ho appena fatto un pilota per Nbc, ma non qui, ad Atlanta. Girare a Hollywood ormai è un salasso: tra le paghe della troupe e gli affitti di materiali, macchinari, location e teatri, un giorno di riprese a Los Angeles costa quasi il doppio che in Georgia. Non conviene a me, ma nemmeno ai grossi Studios che hanno perso una valanga di soldi dopo il Covid e durante lo sciopero”. Per Greco, “gli Studios hanno finito i soldi, devono tagliare e tagliare. Hanno approfittato dello sciopero per rescindere senza penale alcuni contratti onerosi e chiudere progetti poco remunerativi. Se prima producevano 10 ora producono 5”.

Susie Mancini, 39 anni, arrivata da Milano nel 2007 e oggi scenografa con una candidatura agli Emmy in tasca, sottolinea come, dopo mesi di stanca, abbia cominciato una serie prodotta da una major. “Mi trovo a lavorare con gente che ha fatto una decina di film da Oscar, che da mesi è senza impiego e deve accettare paghe o mansioni ridotte. Oltre alla mia esperienza personale – sono preoccupata, ovvio – questo dà la misura della crisi in cui siamo. Mi chiedo: sarà solo una crisi ciclica o qualcosa è cambiato?”.

Per Walter Volpatto, torinese, classe 1971, da 20 anni a Hollywood, “è cambiato tutto. Non si torna indietro. Le major ormai devono compiacere la Borsa più che produrre buon cinema”. Volpatto ha firmato la color correction di film del calibro di Star Wars: Gli ultimi Jedi, Dunkirk, Green Book e, recentemente, Megalopolis di Francis Ford Coppola. “Non è incredibile che Coppola abbia dovuto autoprodurre il suo lungometraggio e ci abbia messo tre mesi a venderlo a un distributore americano?”, si chiede. Moglie insegnante, due figli e un mutuo, Volpatto è in apprensione: “Non ho niente in vista fino a gennaio. Non mi succedeva dai tempi della gavetta”.

La California offre 330 milioni di dollari all’anno di tax credit: New York ne mette 700 e la Georgia non ha limite. Per non parlare dei paesi stranieri, dal Regno Unito alla Nuova Zelanda, dall’Ungheria al Canada, che offrono incentivi fiscali vantaggiosi e stipendi molto più bassi per le troupe. Nel 2024 usciranno 90 film, contro i 100 del 2023. Le serie prodotte saranno circa 300, rispetto alle 481 del 2023 e alle 633 del 2022 (dati di Ampere Analysis). Ai conti in rosso, contribuiscono anche la fuga degli spettatori dai cinema (secondo le previsioni, gli incassi del 2024 in Nordamerica saranno pari a 8 miliardi di dollari10 per cento sul 2023 e – 30 per cento sul 2019) e il calo degli abbonamenti alle piattaforme dopo il picco del lockdown.


di Eugenio De Bartolis