Cannes, il senso perduto del festival di cinema

lunedì 27 maggio 2024


Il significato dei festival cinematografici sta perdendo il suo senso originario. Se il cinema commerciale deve prendere il sopravvento sul cinema d’autore persino nella kermesse cinefila più importante al mondo, vuol dire che occorre mettere in discussione il valore dei festival. Perché la loro funzione è quella di scoprire nuove tendenze e nuovi autori. Non quella di accontentare il pubblico proponendo film che battano sentieri già percorsi e linguaggi già sperimentati. L’esempio più evidente di questa decadenza è la parabola discendente accusata dall’ultimo Festival di Cannes. La 77ª edizione ha rappresentato un clamoroso passo falso per il curatore, il delegato generale Thierry Frémaux. L’esito finale ha sconcertato gran parte della critica. Anora, la commedia del regista statunitense Sean Baker, ha vinto la Palma d’oro. È quanto ha decretato la giuria del festival presieduta dalla regista americana Greta Gerwig e composta dalla fotografa turca Ebru Ceylan, dall’attrice americana Lily Gladstone, dall’attrice francese Eva Green, dalla regista libanese Nadine Labaki, dal regista spagnolo Juan Antonio Bayona, dal regista giapponese Kore-eda Hirokazu, dall’attore francese Omar Sy e dal nostro Pierfrancesco Favino.

Il seme del fico sacro, del regista iraniano Mohammad Rasoulof, è stato liquidato con un “Premio speciale”. La giuria ha dimenticato di assegnare almeno un premio a Megalopolis, il nuovo pirotecnico capolavoro del grande Francis Ford Coppola. Il regista del Padrino e di Apocalypse Now è stato chiamato sulla ribalta solo per consegnare la Palma d’oro onoraria all’amico George Lucas. Il Gran Premio della giuria è andato a All We Imagine as Light, il secondo film della regista indiana 38enne Payal Kapadia sui problemi delle relazioni di due infermiere di Mumbai. A Emilia Pérez, musical del regista francese Jacques Audiard, film molto più strutturato, sono andati il Premio della giuria e il Premio alle migliori interpreti (Karla Sofía Gascón, Zoe Saldana, Selena Gomez e Adriana Paz).

Ma, avere ignorato film come The Shrouds di David Cronenberg, Oh, Canada di Paul Schrader, Caught By the Tides del maestro cinese Jia Zhangke e Parthenope di Paolo Sorrentino, è pressocché incomprensibile. Come scrive il critico del Corriere della Sera Paolo Mereghetti, autore del celebre Dizionario dei film, “farsi spezzare il cuore da una commedia simpaticamente superficiale come quella di Sean Baker vuol dire aver completamente perso la bussola dei valori cinematografici”. È vero che quest’anno la selezione di Cannes era molto al di sotto del proprio blasone, “ma – scrive ancora Mereghetti – aver dimenticato Megalopolis e Caught by the Tides è un peccato che i nove giurati si porteranno dietro per sempre”. Secondo Mereghetti, anche se Kinds of Kindness, l’ultimo film del regista greco Yorgos Lanthimos è “sembrato (e non sono l’unico) di imbarazzante bruttezza è vero che Jesse Plemons (premiato come Miglior interprete, ndr) è un attore di vaglia. Ma i riconoscimenti maggiori hanno voluto ingigantire i meriti di quelle produzioni indy tanto care alla presidentessa ma poco resistenti a un’analisi critica”. Secondo il critico, il Festival di Cannes “ha perso un’occasione d’oro per difendere il cinema che vale davvero”.


di Eugenio De Bartolis