“Rosalie”: in barba al pregiudizio

venerdì 24 maggio 2024


Che cosa si intende per “diverso”? Talvolta si tratta del termine giusto per indicare, ad esempio, una donna barbuta affetta da “hormon disorder”. Per cui, ovviamente, dovendo stoicamente sopportare i pregiudizi della gente, l’interessata si trova nella condizione di vittima senza colpa quando dimentica di rasarsi! Il bellissimo film Rosalie (in uscita nelle sale italiane dal 30 maggio) ci parla proprio di questo tipo di “diversità”. E come tale, al pari di tutte le cose proiettate dalla mente, ha necessità di essere stemperata in una sorta di bagno chimico della fotografia e della prosa d’autore. Diretto da Stéphanie Di Giusto e magistralmente interpretato da Nadia Tereszkiewicz (Rosalie) e Benoît Magimel (Abel), il film è ambientato in un paesino della provincia francese del 1870. Poche case, alcune di campagna, e una piccola fabbrica che dà lavoro alla gente del posto, praticamente schiavizzata dai ritmi ossessivi di lavoro malpagato. Il suo sgradevole proprietario feudale, nei modi e nella cultura, è un certo Benjamin Biolay (interpretato da Guillaume Gouix), che molta parte avrà nella vita coniugale e sociale di Rosalie. La storia inizia con la bellissima Rosalie, ben “rasata”, che viene condotta dal proprio padre nella casa di Abel, il quale ha accettato di sposarla in cambio della dote (quindicimila franchi), che gli occorre per estinguere parzialmente il suo debito con Biolay. Quest’ultimo, in buona sostanza, punta a sottrargli per debiti la piccola proprietà dell’unico punto di ritrovo del paese, un modesto bistrot disertato dai paesani-lavoratori, sui quali grava la proibizione di bere alcool, dettata dal padre-padrone della loro fabbrica.

Ora, ciò che conta davvero è la sapienza con cui regia, scenografia e fotografia sanno appropriarsi di quella scatola opaca, chiusa nelle quattro pareti domestiche, che riguarda l’ambientazione delle vicissitudini della vita coniugale di Rosalie e Abel. Con la giovane donna che invoca la grazia di non essere ripudiata, stringendo il suo crocifisso di legno al suo bellissimo seno, coronato in basso da un corsetto di sottile peluria che scende verso il ventre e le ricopre la schiena. Mentre, nell’altra stanza, un marito messo al corrente del suo segreto, non riesce a trattenere la repulsione, abbandonando il letto coniugale fin dalla prima notte, malgrado la travolgente avvenenza di Rosalie, avvolta dalla testa ai piedi da un elegante vestito attillato fino al collo e cucito da lei stessa, sartina provetta. Il problema evidente, per la giovane donna, è al momento di mostrarsi in vestaglia, mettendo in mostra la risultante indelicata del suo squilibrio ormonale. Ora, quello su cui tutti fanno affidamento è vedere come e quando l’amore vero prenderà il sopravvento, rendendo invisibile quello scomodo superfluo, cancellato mentalmente proprio dalla mitezza e dalla grande bontà di Abel, reduce di guerra con una profonda ferita alla schiena, uomo perbene che per nulla al mondo maltratterebbe o metterebbe in strada sua moglie. Sennonché, a volte la diversità, il fenomeno da baraccone, come insegna l’arte circense, può benissimo divenire fonte di lauti affari e di reddito, guarda caso proprio sfruttando la curiosità morbosa della gente di corte vedute.

E quando incautamente un paio di avventori cade nella trappola della scommessa di vedere all’opera una donna barbuta, Rosalie smette di radersi per un mese, lasciando crescere la sua fine barba rosso-bionda, per poi mostrarla spavaldamente, senza vergogna né inibizione, mentre serve al banco e ai tavoli del bistrot di Abel. Così da deserto che era, il locale diventa super affollato a ogni ora del giorno, ripagando per intero i debiti di Abel con Biolay, che da parte sua non accenna minimamente a lasciarlo in pace, mettendogli contro amici e avventori. La situazione precipita a seguito di un lieve incendio causato da un’operaia sbadata, frequentatrice del bistrot e simpatizzante di Rosalie, che viene accusata di ubriachezza e, di conseguenza, nel timore di ritorsioni, anche gli altri paesani isolano Abel e sua moglie disertando il loro locale. A quel punto, Rosalie gioca fino in fondo il suo ruolo di diversa, concedendosi a una forma di pubblicità scandalosa per l’epoca. La salverà l’amore di suo marito, che ne ha colto la bellezza d’animo al di là delle apparenze, accettando di conoscere fino in fondo la natura della sua straordinaria moglie, per poi assecondarla senza riserve nel suo desiderio di maternità. Un sogno materno destinato a mai avverarsi, un po’ per legge biologica e, soprattutto, a causa delle convenzioni sociali e dell’intrigo che vede protagonista il solito Biolay, al quale la casta Rosalie ha negato il piacere erotico di gustare quella sua originale diversità. Il finale è degno della più struggente storia d’amore che si possa immaginare.

Voto 9/10


di Maurizio Bonanni