venerdì 3 maggio 2024
L’ultima notte di Amore è un sorprendente noir diretto da Andrea Di Stefano. Il film è ambientato in una Milano notturna, carica di tensione. Selezionato al Berlinale Special Gala del Festival di Berlino 2023, dove è stato presentato in anteprima mondiale il 24 febbraio, il lungometraggio è arrivato in sala grazie a Vision Distribution. È visibile su Sky e disponibile in streaming su Now e Prime Video. Il film è candidato a 4 David di Donatello (Miglior regista; Migliore attrice protagonista Linda Caridi; Miglior compositore Santi Pulvirenti; Miglior montatore Giogiò Franchini). Lo “spaghetti noir”, come lo ha definito in modo autoironico il suo autore, che firma anche soggetto e sceneggiatura, è sicuramente debitore del cinema cupo di Fernando di Leo e Jean-Pierre Melville. Ma si respira anche l’ineluttabilità della migliore letteratura hard boiled, che trova le proprie radici nei romanzi di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, così come nelle atmosfere plumbee del noir contemporaneo del Jean-Claude Izzo di Casino totale. Di Stefano, conosciuto soprattutto come attore (Almost Blue di Alex Infascelli, Nine di Rob Marshall, Vita di Pi di Ang Lee, Angela di Roberta Torre, Cuore sacro di Ferzan Özpetek), gira il suo terzo film da regista, dopo gli interessanti Escobar (2014) e The Informer (2019).
L’ultima notte di Amore racconta la storia di Franco (un magnetico Pierfrancesco Favino), un poliziotto che in 35 anni di “onorata carriera” non ha mai sparato a un uomo. Si definisce una “persona onesta”, “un servitore dello Stato”. Sono queste le parole che l’agente ha scritto nel discorso che terrà all’indomani della sua ultima di notte in servizio. Ma quella notte sarà lunga e drammatica. Una notte in cui metterà in discussione le proprie convinzioni. E metterà in pericolo la carriera e, soprattutto, il grande amore per la moglie Viviana (una vitale Linda Caridi), l’amicizia del collega Dino Ruggeri (un sicuro Francesco Di Leva) e la sua stessa vita.
Il film si apre con un lungo piano sequenza della durata di circa cinque minuti, in cui il regista mostra una visione aerea di Milano. Da Piazza Duomo arriviamo a sorvolare buona parte della metropoli, fino a giungere in una zona periferica. In un appartamento dalle luci colorate è in corso una festa. La serata, animata da amici e parenti, è governata da un’agitata Viviana. Si celebra il pensionamento di Franco. Ma nonostante una nutrita schiera di invitati, del poliziotto non c’è traccia. Tra gli altri si stagliano un nevrotico Cosimo Forcella (un mimetico Antonio Gerardi), cugino calabrese della donna e un bambino, Ernesto (Martin Francisco Montero Baez), il figlio di Dino, che si diverte a sparare, con una pistola ad aria compressa, una serie di pallini contro gli invitati. Poco dopo, vediamo in strada, Franco, reduce da una corsa notturna. Arrivato alla festa, dalla quale è appena andato via Cosimo, il poliziotto viene richiamato in servizio dal superiore perché sulla tangenziale est, è avvenuta una sparatoria. Franco appare come un poliziotto assolutamente ordinario. Ma, suo malgrado, si trova coinvolto in una situazione pericolosa causata dalla propria famiglia. Favino interpreta, con uno sguardo ora dolente ora risoluto, un personaggio complesso, che nel corso della sua rapida ma inevitabile discesa agli inferi, è attraversato da una malinconica consapevolezza. I meriti di Andrea Di Stefano sono notevoli. Il regista conferisce ai suoi personaggi un fatalismo poetico di assoluta presa emotiva. Il mondo notturno disegnato dal cineasta è credibile e avvincente. Memore della lezione del noir franco-statunitense, Di Stefano non disdegna di attribuire una coloritura regionale a ogni personaggio. È una connotazione corretta. Perché è utile a caratterizzare un ambiente, quello delle forze dell’ordine, popolato da meridionali in trasferta.
di Andrea Di Falco