lunedì 29 aprile 2024
Pierfrancesco Favino farà parte della giuria della 77ª edizione del Festival di Cannes. La kermesse cinematografica della Croisette, che si terrà dal 14 al 25 maggio, ha annunciato i nomi dei cineasti che dovranno assegnare la Palma d’oro tra i 22 film in concorso. Nella giuria, presieduta dalla regista americana Greta Gerwig, troviamo anche due stelle del cinema francese, Omar Sy ed Eva Green; l’attrice americana Lily Gladstone, nominata all’Oscar per Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese; la sceneggiatrice e fotografa turca Ebru Ceylan; la regista e sceneggiatrice libanese Nadine Labaki; il regista e sceneggiatore spagnolo Juan Antonio Bayona; il regista giapponese Kore’eda Hirokazu. In lizza per il premio più ambito, figura Francis Ford Coppola, con la sua tanto attesa epopea, Megalopolis. Il regista, autentico monumento vivente, dall’alto dei suoi 6 premi Oscar (nel 1971, per la Miglior sceneggiatura originale di Patton, generale d’acciaio di Franklin J. Schaffner; nel 1973, per la Miglior sceneggiatura non originale per Il padrino; nel 1975, per il Miglior film, Miglior regista e Miglior sceneggiatura non originale per Il padrino - Parte II; nel 2011, per il Premio Irving G. Thalberg), ha già vinto due volte la Palma d’oro: nel 1974, con La conversazione; e nel 1979, con il suo capolavoro assoluto, Apocalypse Now.
E poi ecco un film biografico su Donald Trump, The Apprentice, del regista iraniano Ali Abbasi e anche il prossimo film di Paolo Sorrentino, che è stato girato a Napoli, l’atteso Parthenope, l’unico lungometraggio italiano in concorso, mentre I dannati di Roberto Minervini è in corsa nella sezione Un certain Regard. Ma si aggiungono altri due grandi nomi del nostro cinema: Marco Bellocchio e Valeria Golino. Il regista sarà infatti sulla Croisette nella selezione Cannes Classic per il restauro di Sbatti il mostro in prima pagina, film del 1972, restaurato in 4k dalla Fondazione Cineteca di Bologna, in collaborazione con Surf Film e Kavac Film, sotto la supervisione dello stesso Bellocchio nel laboratorio L’Immagine ritrovata di Bologna. Si tratta di un film cult di Bellocchio che vede protagonista Gian Maria Volontè nei panni di Giancarlo Bizanti, caporedattore di un quotidiano indipendente che segue un omicidio a sfondo sessuale (vittima una studentessa), per strumentalizzare la vicenda a fini politici. La storia dell’omicidio di questa studentessa ricorda una vicenda che occupò realmente le prime pagine dei giornali dell’epoca. Si tratta del caso di Milena Sutter, studentessa modello appartenente a una famiglia della buona società genovese, che fu uccisa in circostanze simili a quelle narrate dal film. Il colpevole arrestato per il delitto, Lorenzo Bozano, venne poi definito “il biondino dalla spider rossa”. Una curiosità: Bellocchio interpreta nel film un giornalista.
Valeria Golino, attrice e regista, già due volte presente nella Selezione ufficiale di Cannes con Miele (2013) ed Euforia (2018), torna invece quest’anno per un appuntamento speciale. Ha appena adattato per lo schermo il grande romanzo di Goliarda Sapienza, L’arte della gioia. Del cast fanno parte Jasmine Trinca, Tecla Insolia e Valeria Bruni-Tedeschi. Inizialmente girato come serie tivù, L’arte della gioia uscirà anche nei cinema in Italia. In occasione di questo evento, verrà presentato a Cannes, in anteprima, il primo episodio della serie, seguito da un dialogo tra Valeria Golino e il pubblico. L’arte della gioia è un libro-scandalo e postumo della scrittrice catanese. Tutto ruota intorno alla figura di Modesta, una ragazza molto determinata che nasce il 1° gennaio del 1900 in “una casa povera in una terra ancora più povera”, ma fin dall’inizio “è consapevole – come si legge nella sintesi del libro pubblicato da Einaudi – di essere destinata a una vita che va ben oltre i confini del suo villaggio e della sua condizione. Ancora ragazzina viene mandata in un convento e alla morte della madre superiora che la protegge, è destinata a un palazzo di nobili. Qui il suo talento e la sua intelligenza machiavellica le permettono di controllare i cordoni della borsa di casa e di convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza mai smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Madre affettuosa, amante sensuale, creatura vitale e scomoda potentemente immorale secondo l’etica comune, Modesta attraversa la storia del Novecento con la forza che distingue ogni grande personaggio della letteratura universale”.
di Eugenio De Bartolis