martedì 9 aprile 2024
Della vita di Damarete abbiamo scarse notizie da storici che riportano versioni differenti. È vissuta intorno al V secolo avanti Cristo. Sappiamo che è la figlia di Terone, tiranno di Agrigento. Si sposa con Gelone tiranno della potente Siracusa. Alla sua morte sposa il fratello Polizeno allo scopo di tenere unite le ricchezze delle due famiglie. Nel corso del tempo, i greci di Sicilia si scontrano militarmente con i cartaginesi nel 480 dopo Cristo. Nella pianura di Imera i cartaginesi “barbari” sono duramente sconfitti dagli eserciti uniti di Siracusa e Agrigento grazie alle notevoli capacità strategiche della regina. Il conflitto avviene nello stesso periodo in cui è in corso la battaglia di Salamina. Costituisce un aspetto oscurato della battaglia quello della presenza di mercenari. Una omissione che aveva lo scopo di attribuire esclusivamente ai soldati greci tutto il merito della vittoria contro i persiani.
Damarete spinge il marito ad essere indulgente con i cartaginesi sconfitti e a liberarli tutti. Si narra che, stupiti da tale comportamento, i vinti sentissero un forte senso di gratitudine che esprimono concretamente con la donazione di una importante collana d’argento alla regina. Secondo il racconto di Diodoro (Diodoro, XI, 26,3) Damarete fonde il metallo per coniare monete d’argento chiamate “demareteion”, ciascuna pari al valore di dieci dramme pari a 50 Litre. Distribuisce le monete alla popolazione. Come era uso nel tempo, gli sconfitti dovettero erigere due templi, uno dei quali si trova ad Ortigia. La regina viene ricordata come la prima persona al mondo che ha imposto ai cartaginesi la protezione dei bambini primogeniti di dieci anni seviziati e poi sacrificati al dio Baal.
Chiede l’eliminazione dei loro sacrifici umani. L’ordine di bloccare le torture e le uccisioni dei bambini fu accolto dai cartaginesi senza alcuna difficoltà. Per questo gesto Damarete è ricordata come la prima persona che ha tutelato i diritti dell’infanzia. Di tale richiesta umanitaria non viene fatto cenno da storici famosi come Tucidide e Diodoro Siculo. Qualche accenno è reperibile nella Pitica II dove Pindaro racconta che Teofrastro di Ereso confermava la presenza di questa clausola nel trattato di pace. Memoria di questo evento è stata scritta da Montesquieu definendolo il trattato di pace più bello di tutta la storia.
di Manlio Lo Presti