venerdì 29 marzo 2024
“Nella vita tutto è mistero” è la frase che racchiude il senso profondo delle sue opere, il tema chiave era rappresentato dalla “visione”, che lo portava a considerare l’immagine come una cosa a sé, che esisteva indipendentemente dall’esistenza della cosa che essa rappresentava. René François Ghislain Magritte (Lessines, 21 novembre 1898-Bruxelles, 15 agosto 1967), è stato un pittore belga, detto anche le saboteur tranquille, cioè il disturbatore silenzioso, per la sua capacità d’insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso. La sua opera si inserisce nel surrealismo, e dimostra tutto il suo carattere concettuale, mirato a indagare tra le verità nascoste dietro gli oggetti e a comprendere la poesia celata dalla quotidianità: “La mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”, ha affermato. “Non credo che l’uomo decida nulla, né il futuro né il presente dell’umanità. Penso che noi siamo responsabili dell’universo, ma questo non significa che decidiamo qualcosa”.
La pittura che ha espresso, strumento necessario per approfondire la conoscenza del mondo, usa un linguaggio evocatore, fatto di accostamenti inusuali di oggetti in contesti non familiari, con lo scopo di rappresentare il mistero indefinibile. La sua arte esige un concentrato di riflessione. Essa, intesa come strumento visivo in grado di rendere cosciente l’osservatore è, quindi, un modo particolare di vedere all’interno della superficialità, all’interno delle parole, della menzogna nascosta dietro le convenzioni, riportando all’essenza misteriosa delle parole. Lo spaesamento che ne consegue induce a riflettere e a immaginare, condizione necessaria per trovare nuove strade e soluzioni. Attraverso le sue forme reali e immaginarie, tende a significare il senso dell’andare oltre l’infinito, penetrando in un’altra dimensione, dove i rapporti tradizionali sono stravolti in nome di una logica diversa. Il giorno e la notte e tutta una serie di scelte paradossali che invertono l’ordine, le dimensioni e le relazioni tra gli oggetti, dimostrano che è dal caos apparente che nasce l’ordine, la bellezza e la bontà delle cose.
Per motivi economici si dedica anche all’arte commerciale producendo poster, cataloghi e stampe pubblicitarie. Tale esperienza lo mette a contatto con il mondo reale, e ciò contribuisce a diminuire il concetto di divario tra le arti applicate e le belle arti, finendo per alimentare l’indifferenza verso il senso di “unicità” di un’opera d’arte, tanto apprezzato invece da critici dell’epoca. Come Magritte stesso ammise, gli anni passati nel commercio furono tutt’altro che sprecati, al punto da capire che i meccanismi produttivi stanno alla base del mercato e dell’economia. Il suo pensiero artistico, che sostiene la totale libertà di espressione senza regole fisse, lo allontanerà da ogni qualsiasi forma di oppressione che impedisca all’individuo di crescere e relazionarsi nel proprio convivere sociale.
Egli così facendo, consciamente o inconsciamente, ha dimostrato di essere vicino alle ideologie di mercato e al pensiero liberale. Magritte ha deciso di dedicarsi a un’arte che rappresentasse le idee e non semplicemente “l’estetica della realtà”. All’artista belga dobbiamo capolavori come Gli amanti (1928), dipinto conservato al Richard Zeisler Collection, New York; che è vicino al Canto d’amore e a Ettore e Andromaca dell’altro grande artista italiano Giorgio de Chirico, di cui era un vero estimatore; Il tradimento delle immagini (Questa non è una pipa) (1928-29) - Collezione privata, New York; La condizione umana (1933) - National Gallery of Art, Washington; Golconda (1953), La battaglia delle Argonne (1959) - Collezione privata, New York; L’uomo con la bombetta (1964) - S. Whiters Swan Collection, New York; Il figlio dell’uomo (1964) - Collezione privata, e tante altre opere di inestimabile valore.
(*) La foto è una riproduzione di Golconda, un olio su tela del surrealista belga René Magritte, dipinto nel 1953.
di Angela Fidone