venerdì 22 marzo 2024
L’appassionato racconto di un ragazzo di provincia che diventa un autentico re del Blues. Zucchero Sugar Fornaciari narra l’unicità dell’artista emiliano nel panorama internazionale. Prodotto da Andrea Scarso e Nicola Fedrigoni per Kplus Film, diretto da Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano, scritto dai due registi insieme a Federico Fava, il documentario, presentato alla Festa del cinema di Roma 2023, è uscito al cinema dal 23 al 25 ottobre 2023, distribuito da Adler Entertainment. Dal 6 febbraio 2024 è visibile in streaming su TimVision. Grazie agli archivi privati del cantautore e alle immagini del suo World Wide Tour, la tournée datata 2022/2023, emerge il ritratto di un musicista di talento. Dalle sfortunate esibizioni sanremesi al successo planetario, il film racconta non solo l’artista ammirato dai colleghi e osannato dai fan ma, soprattutto, i fallimenti dell’uomo, le separazioni, la depressione e le letture bukowskiane. Nella narrazione, gli autori procedono a ritroso. Anche se i ricordi e il presente sono strettamente collegati. Adelmo Fornaciari nasce il 25 settembre 1955 a Roncocesi (Reggio Emilia) da Giuseppe Fornaciari e Rina Bondavalli. Come pseudonimo sceglie il soprannome affibbiatogli da una maestra delle elementari: Zucchero. Nel 1968 la famiglia si trasferisce da Roncocesi a Forte dei Marmi (Lucca), dove Adelmo frequenta la scuola media inferiore. Tre anni più tardi, nel 1971, la famiglia Fornaciari si trasferisce ancora. Stavolta ad Avenza, un quartiere di Carrara, dove Adelmo frequenta l’Istituto tecnico “Galileo Galilei”. Si diploma come perito elettronico e si iscrive alla Facoltà di veterinaria. Supera trentanove esami su cinquantuno. Dopodiché, abbandona gli studi per dedicarsi esclusivamente alla musica. Nel 1981 partecipa a Castrocaro, con Stiamo bene; poi a Sanremo: con Una notte che vola via (1982), Nuvola (1983) e Donne (1985). Arrivata penultima in classifica, la canzone suscita l’entusiasmo della critica e balza in testa alle hit parade dei dischi più venduti. Nel 1986, Zucchero partecipa un’ultima volta alla kermesse, con Canzone triste. Risale a questo periodo la collaborazione con Gino Paoli, che scrive il testo della bellissima Come il sole all’improvviso, terza traccia del disco Rispetto, prodotto da Michele Torpedine per la Polydor.
Tra il 1987 e il 1989 Zucchero pubblica i suoi dischi “storici”, due capolavori assoluti: Blue’s e Oro incenso & birra, prodotti dal napoletano Corrado Rustici, per la Polydor/PolyGram. Arriva la consacrazione. Oro, incenso e birra, con oltre 8 milioni di copie vendute nel mondo, di cui oltre un milione 840mila solo in Italia, rimane per anni l’album italiano più venduto a livello globale. Il racconto di Zucchero prende le mosse dal suo buen retiro, Lunisiana Soul, la tenuta immersa nel verde che si trova nella frazione di Casa Corvi a Pontremoli (Massa Carrara), in Toscana. Zucchero Sugar Fornaciari mette in scena le origini dell’anima blues del cantautore. A questo proposito è fondamentale il viaggio a New Orleans, sulle rive del Mississippi, che nesegna la svolta della carriera del musicista. “Mi sembrava di essere nato lì”, rimarca Zucchero. Sono numerose le testimonianze di amici e colleghi che intendono omaggiarlo: le rockstar Bono, Sting e Paul Young, il chitarrista dei Queen Brian May, i cantautori Francesco Guccini e Francesco De Gregori, il tenore Andrea Bocelli, il rapper Salmo, i musicisti Jack Savoretti e Randy Jackson, i produttori Corrado Rustici e Don Was, l’ex calciatore Roberto Baggio. Il documentario segue un andamento cronologico. Così scopriamo la genesi della meravigliosa Diamante. Dedicata alla nonna. La musica del brano è scritta da Zucchero. Ma il testo poetico è firmato da De Gregori, che, pungolato, cambia il verso “Aspetterò che aprano i fiorai” in “Aspetterò che aprano i vinai”. Come sottolinea il musicista romano, Zucchero, nella fase inziale, concepisce i brani in un inglese “maccheronico”. Solo dopo aggiunge le parole. Italiane e inglesi. E ancora. Altri incontri speciali di Zucchero sono quelli con Luciano Pavarotti, i concerti a Londra con Eric Clapton e l’infatuazione del grande trombettista Miles Davis per Dune mosse. Ma la popolarità di Zucchero si misura anche attraverso la sconfinata serie di concerti tenuti in giro per il mondo. Tra le curiosità emerse dalla visione del documentario figura la fortuna di Così celeste. Una canzone del 1995, che fa parte dell’album Spirito DiVino, diventata un tormentone natalizio in Islanda. Il “cappellaio matto italiano con la voce di cuoio”, come l’ha definito la stampa inglese, si ispira chiaramente allo stile e al timbro graffiante di Joe Cocker. In un’alternanza del timbro ora ruvido ora dolce. Purtroppo, di questo evidente debito, nel documentario non vi è traccia. Ed è un vero peccato.
di Andrea Di Falco