mercoledì 21 febbraio 2024
Martin Scorsese è stato omaggiato dal Festival di Berlino. L’81enne italo-americano maestro del cinema d’autore ha ricevuto l’Orso d’oro alla carriera nel corso della 74ª Berlinale. Il premio al regista della violenza istintiva e del senso di colpa è stato assegnato da Mariëtte Rissenbeek e Carlo Chatrian, direttori del festival. Prima di Scorsese, hanno vinto l’Orso d’oro alla carriera cineasti come Steven Spielberg, Wim Wenders, Ken Loach, Isabelle Huppert ed Helen Mirren. Tra i numerosi premi ricevuti da Martin Scorsese figurano: l’Oscar alla miglior regia nel 2007 per The Departed - Il bene e il male; la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1976 per Taxi Driver; il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia nel 1995; tre Bafta e quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera, nel 2010).
“Sono cresciuto – ha detto Scorsese – in una casa con genitori di poca cultura. Insomma, non c’erano libri e così ho visto numerosi film stranieri: francesi, italiani e giapponesi. A cinque anni mi sono nutrito del cinema neorealista italiano. E poi ho visto i film di Jean Renoir, Renè Claire, Wim Wenders e Akira Kurosawa”. Scorsese, il cui ultimo film è Killers of the Flower Moon che corre agli Oscar con dieci candidature, ha una lunga storia con la Berlinale, a cominciare da Toro Scatenato (Raging Bull), fuori concorso nel 1981; seguito da Il promontorio della paura (Cape Fear) in concorso nel 1992; Gangs of New York, fuori concorso nel 2003. Il documentario Shine a Light ha aperto poi la Berlinale nel 2008, mentre Shutter Island è stato proiettato fuori concorso nel 2010.
Difficile fare un film di trenta secondi? “Nel 1980 – ha detto Scorsese – ho fatto uno spot per Giorgio Armani con due ragazzi in un bagno. Ora non so se sia andato bene promozionalmente, ma so che è stato più difficile che fare un film lungo. Comunque, mi sono divertito”. Secondo Scorsese, “i festival del cinema devono fare attenzione alle nuove voci. Importante è trovare film che potresti tranquillamente vedere anche dopo trenta anni. In questo caso, se il film cambia è solo perché tu sei cambiato”. Il futuro del cinema? Scorsese non crede “stia morendo. Penso che si stia trasformando e non è mai stato pensato per essere una cosa sempre uguale. Una volta per andare a vedere un film dovevi andare in sala, una buona o cattiva sala poco importa, ma era un’esperienza comunitaria. Con la tecnologia tutto è cambiato rapidamente e continua a cambiare. Quello che bisogna salvaguardare è la voce individuale che si può esprimere anche con un TikTok. Non bisogna, comunque, aver paura della tecnologia, ma solo controllarla”. Per quanto riguarda il film su Gesù dice: “Sarà provocatorio e divertente. D’altronde, il mio interesse per il cattolicesimo e per il sacerdozio risalgono alla mia adolescenza. Ho comunque anche incontrato il Papa un paio di volte, una in occasione del film Silence, e abbiamo parlato di Cristianesimo e fede. Comunque, nonostante questo, non ho ancora le idee chiare di come sarà il mio film su Gesù”.
di Eugenio De Bartolis