lunedì 19 febbraio 2024
Nella storia della musica, l’Ars nova è quel periodo convenzionale della musica medievale trecentesca caratterizzato da un sistema di notazione ritmico-musicale nuovo rispetto ai secoli precedenti. Essa corrisponde per l’epoca al nuovo indirizzo di musica polifonica profana, ovvero musica profana che combina due o più voci strumentali indipendenti tra loro. Si utilizza il termine Ars nova per indicare l’intera produzione musicale del periodo, caratterizzata da un insieme di innovazioni caratteriali, sia di notazione che di stile, che comparvero praticamente in contemporanea in Italia e in Francia; il termine è usato in contrapposizione al l’Ars Antiqua o Ars Vetusta che indica la produzione del dodicesimo secolo.
La fioritura musicale che avviene in quel periodo in Italia, in particolare nelle corti di Verona, Milano e Firenze presenta fortissime analogie con la musica d’Oltralpe, e viene classificata come musica d’élite: per questo il fenomeno più praticato è il madrigale di argomento cavalleresco e cortese, una ballata che cantava storie poetiche e romanzate di avventure a stampo cavalleresco. I maestri fiorentini sono abilissimi nei giochi delle appoggiature, dei ritardi, nell’avvicendare note di passaggio con grande libertà di movimenti, le voci gravitano, agli estremi del periodo musicale, su la quinta, l’unisono e l’ottava. È d’uopo una nuova concezione del tempo: se il rapporto tra un valore musicale ed un altro era di tre allora si diceva che il tempo era Rectum; se invece il rapporto era di due si diceva che era Alterum. Intorno al 1377 l’Ars nova francese e italiana risultano complessivamente intrecciate, con commistioni stilistiche e collaborazioni tra autori di diversa origine. Il maggior rappresentante dell’Ars nova francese fu Guillaume de Machaut (famose le sue ballate a due voci accompagnate da un tenor o contratenor strumentale), il cui tipo di accompagnamento resterà fino al tempo di Dufay come la forma più idonea ad esprimere gli ideali della vocalità profana, ed il suo influsso si spiegherà notevolmente anche nella musica italiana.
L’Ars nova si sviluppa in un periodo molto difficile per l’Italia, in cui si assistette ad una trasformazione della società: si rafforzò il potere dei nobili per l’aumento del reddito dovuto alla specializzazione delle colture nelle terre di cui erano proprietari e si verificò l’ascesa di una nuova classe sociale, la borghesia. La crisi si abbatté sui contadini che spesso perdevano lavoro, contribuendo alla numerosità dei nuovi poveri, cosi da vedere le città piene di nuovi mendicanti, ciechi, storpi, lebbrosi, sbandati, nomadi. Da qui le numerose rivolte degli esclusi che spesso si trasformavano in guerre di categoria. È molto curioso come un periodo di grosso movimento socio-economico negativo possa al contempo veder fiorire una così bella e maestosa fermentazione del moto musicale e artistico, come se da una concezione precaria e limitata dell’esistenza, e quindi dalla sofferenza, possa nascere un nuovo movimento alchemico di elaborazione del dolore in chiave artistica.
L’arte in sé è alchimia, è potenza trasformativa, è evasione, è fantasia cristallizzata in performance, è interdimensionalità. Come in questo periodo storico cosi nella storia di tutti i giorni.
di Simone Fragasso