La ricostruzione del Colosso di Costantino

mercoledì 7 febbraio 2024


Da ieri, nel giardino di Villa Caffarelli si potrà vedere gratuitamente la ricostruzione della colossale statua di Costantino, in scala 1:1. Imponente e mastodontico con i suoi 13 metri di altezza, oggi come allora il Colosso di Costantino emoziona e segna la distanza tra lui e chi si ritrova al suo cospetto. O almeno al cospetto della più fedele ricostruzione della colossale statua dell’imperatore del IV secolo dopo Cristo, colui che aprì definitivamente le porte al Cristianesimo, padrone assoluto di Roma e dell’Impero. Realizzata in resina e poliuretano, insieme a polvere di marmo, foglia d’oro e gesso, l’opera riapre anche la strada a interrogativi come l’origine della statua. Tra gli esempi più significativi della scultura romana tardo-antica e la più colossale opera a noi arrivata, la statua originale venne riscoperta nel XV secolo presso la Basilica di Massenzio lungo la via sacra.

Ne rimangono solo nove frammenti marmorei, custoditi nel cortile di Palazzo dei conservatori, più uno ora riemerso dal “passato”. Proprio da quelli, si è partiti per questo progetto, frutto della collaborazione tra la Sovrintendenza capitolina, Fondazione Prada e Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, con la supervisione scientifica del sovrintendente Claudio Parisi Presicce. “Un lavoro straordinario – racconta il sindaco Roberto Gualtieri – e un vero colosso che rappresenta il potere dell’imperatore che ha trionfato a Ponte Milvio. Stiamo lavorando per cercare di recuperare le dimensioni dell’antichità. Ad esempio, anche con il museo della Forma Urbis, dove abbiamo collocato i frammenti sopra una mappa famosissima del 1700 per renderli intellegibili, e sulla quale si può camminare”, dice, citando anche “gli scavi dell’Argentina e i negozi di via Flaminia” e poi ancora “l’anastilosi della Basilica Ulpia”.

Presentata per la prima volta a Milano nel 2022, in occasione della mostra Recycling beauty curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola, con Denise La Monica, la ricostruzione in scala 1:1 coniuga infatti rigorose analisi archeologiche, studi letterari sulle fonti, 3D e nuovissime tecnologie della Factum Foundation, che in Italia ha già lavorato, ad esempio, con Peter Greenaway sul cenacolo vinciano o sul San Lorenzo di Caravaggio a Palermo. Fondamentali, racconta Parisi Presicce, “sono stati i frammenti ritrovati nel 1486”, che solo nell’Ottocento furono identificati come appartenenti alla statua di Costantino e non di Commodo, ma anche un ultimo pezzo, “parte del torace, rinvenuto nel 1951 e dimenticato per anni nei depositi del Parco archeologico del Colosseo, che sarà presto trasferito al Campidoglio. Nessuno finora aveva studiato la relazione tra tutti i pezzi. Noi ci siamo concentrati sulle tracce visibili, ma soprattutto su quelle invisibili”.


di Redazione