martedì 23 gennaio 2024
Superman nella vita reale. Non solo sul grande schermo. Christopher Reeve, l’attore diventato celebre per aver interpretato il personaggio dell’eroe dei fumetti statunitensi pubblicati da Dc Comics, riceve l’omaggio del Sundance Film Festival. La kermesse ideata da Robert Redford ospita il debutto mondiale del documentario che racconta la vita dell’interprete newyorkese: Super/Man: The Christopher Reeve Story, firmato da Ian Bonhote e Peter Ettedgui. “Papà non avrebbe voluto una sua celebrazione cronologica, ma qualcosa di vero e di autentico, ed è quanto abbiamo qui, una visione olistica di una vita straordinaria”. Lo ha detto William Reeve, il più giovane dei tre figli di Christopher Reeve che hanno accompagnato al Sundance la presentazione del documentario sul padre. Il film fonde e alterna pubblico e privato. Il racconto delle due parti della vita dell’attore (scomparso nel 2004, a soli 52 anni). Il suo percorso come interprete, insieme anche ad amici fraterni come Robin Williams (erano stati compagni di stanza e di studi alla Julliard School negli anni Settanta, ndr) fino a diventare una star globale come protagonista assoluto della saga dedicata al supereroe creato da Jerry Siegel, con i disegni di Joe Shuster: Superman (1978) di Richard Donner; Superman II (1980) di Richard Lester; Superman III (1983) di Richard Lester; Superman IV (Superman IV: The Quest for Peace) (1987) di Sidney J. Furie.
La realtà ha sconvolto la vita di Reeve. Nel 1995 la caduta da cavallo lo ha reso paralizzato dal collo in giù e l’ha costretto a usare un respiratore artificiale. Un presente affrontato mettendo in primo piano insieme alla moglie Dana Reeve (scomparsa anche lei prematuramente, per un tumore, due anni dopo il marito, ndr), il suo impegno da attivista, anche creando una propria fondazione, per i diritti dei disabili e l’accesso alle cure. Un viaggio arricchito nel film da filmati della famiglia Reeve mai visti prima e dal contributo, condividendo ricordi ed emozioni, dato dai i tre figli dell’attore che oggi portano avanti il lavoro della fondazione. “Christopher Reeve ha rappresentato una parte iconica della nostra cultura – hanno spiegato i due registi introducendo il film al Sundance – ma più conoscevamo la sua vita dopo l’incidente più emergeva la sua dimensione di straordinario essere umano anche per il suo lavoro con la fondazione”. Quello “che mi rende felice del film – sottolinea Alexandra Reeve – è che non si veda solo il personaggio pubblico, ma si esplori anche mio padre nella sua umanità”. Lei spera che “del film rimanga il fatto che i veri eroi sono quelli che nella vita di tutti i giorni, di fronte a drammi simili, trovano la propria forza e si ritrovano l’un l’altro. È quello che è successo anche nella nostra famiglia”.
di Eugenio De Bartolis