Trenta serate a casa di Daniele Silvestri

lunedì 22 gennaio 2024


Il cantastorie recidivo: non poteva chiamarsi più appropriatamente l’evento diffuso nel tempo che vede protagonista Daniele Silvestri. Dal 18 gennaio al 14 aprile 2024, infatti, il cantautore romano si trasferisce all’Auditorium Ennio Morricone Parco della Musica di Roma con trenta date – molte delle quali già andate esaurite – per un resident show in cui troveranno spazio storie cantate e storie raccontate.

“Tra poco sono i trent’anni di quella che qualcuno definisce carriera ma per me è fortuna. In queste occasioni di solito si decide di fare un unico grande evento in cui accogliere magari amici. Invece noi abbiamo deciso di fare trenta volte la stessa meravigliosa cosa nella stessa meravigliosa casa, che è questa”: così annunciava Daniele Silvestri il 25 luglio 2023, sempre all’Auditorium, gettando il popolo dei testardi – i fan più fedeli e accaniti – nella disperazione più assoluta, dovendo scegliere tra acquistare del cibo o biglietti di concerti.

Già, perché amare Daniele Silvestri è incredibilmente facile: una volta che gli hai permesso di entrare nella tua vita, ci rimane avvinghiato. E le sue canzoni diventano così fortemente la voce di momenti e sensazioni, che non ci si può permettere di perdere neanche un’occasione per farsi incantare dal vivo. Ed è facile, non solo perché è un artista di immenso talento capace di rimandare pensieri ed emozioni cui non si sapeva dare consistenza, ma perché sul palco è immensamente generoso e coinvolgente, in grado di farti sentire protagonista dello spettacolo. E questo grazie a lui e ai musicisti che lo accompagnano da una vita. E che, come lui, trasmettono una sincera urgenza di condivisione con il pubblico. Ed è forse per questo motivo che i concerti di Daniele Silvestri danno sempre l’impressione di essere una serata tra amici, quelle in cui a un certo punto qualcuno imbraccia una chitarra. Ed è così che tra canzoni, racconti e l’invitato che arriva, a un certo punto si veleggia verso l’alba.

Trenta concerti. Io posso raccontare, senza spoilerare troppo, quello del 19 gennaio. Si apre il sipario. C’è tutto: il palco, gli strumenti, i musicisti, un baule, luci, tappeti, uno schermo ma manca il protagonista che con entrata a effetto dalla sala ci prende e ci porta dentro al suo mondo, con quella meravigliosa poesia in musica che è Prima di essere un uomo, una canzone del 1995 che non smette mai di emozionare.

E da lì è tutto un salta-tempo in cui Silvestri – al solito – canta, parla, suona, cambia scaletta e si diverte tanto, comodamente adagiato nei panni di un cantastorie che non racconta solamente ma dipinge con le parole, da giocoliere dialettico e  pifferaio magico affabulatore senza pari qual è: L’autostrada, Il flamenco della doccia, Strade di Francia, Scrupoli, La mia casa, L’uomo col megafono, Acrobati, L’uomo nello specchio, L’appello, Il mio nemico, Aria, solo per citarne alcune. E poi l’abbraccio a Gino Strada e all’attività di Emergency con Le navi e a Renato Vicini e alla sua battaglia vinta per il riconoscimento della Lingua italiana dei segni con A bocca chiusa. Trent’anni di storie pennellate in musica, trent’anni di migliaia di parole intrecciate e dannatamente evocative di stati d’animo, legami dissolubili, sprazzi di gioia, disillusioni e squarci nel petto.

Uno spettacolo che apre il secondo atto con due poltroncine, due uomini di spalle che guardano un video e, mentre gli spettatori riprendono posto, scorrono immagini romanticamente polverose che ci portano nei ricordi dell’artista giovane con un altrettanto giovane Sergio Cammariere. Si accendono le luci per un esilarante momento amarcord con un Cammariere teneramente impacciato, mentre conversa cercando di non subire un microfono che sembra dotato di vita propria, per diventare immenso non appena posa le mani sui tasti bianchi e neri. Un momento dello spettacolo che ha un nome bene preciso e non casuale: Le cose che abbiamo in comune. Un podcast che verrà alimentato nel corso delle trenta serate, le cui puntate saranno rese disponibili a partire dal 25 gennaio.

Trenta concerti! Trenta scalette! Trenta invitati! Tutti diversi tra loro! Se avremmo perso proprio quella serata in cui ha fatto proprio quella canzone e c’era, accidenti, proprio quell’ospite lo sapremo alla fine. Ma ci si possono aspettare sorprese, slanci e magiche incursioni: tra le più attese sicuramente l’apparizione di Max Gazzè (ospite della prima sera) e Niccolò Fabi – compagni di una vita su e giù dal palco – in attesa del 6 luglio, quando il magnifico trio celebrerà i dieci anni dell’album e del tour omonimo Il padrone della festa, al Circo Massimo di Roma.

Ma ritorniamo alle serate tra amici: all’alba Silvestri ci arriverebbe – serenamente seguito da José Ramón Caraballo alle percussioni e alla tromba, Daniele Fiaschi alle chitarre, Gabriele Lazzarotti al basso, Gianluca Misiti alle tastiere, Piero Monterisi alla batteria, Marco Santoro al fagotto e alla tromba, Duilio Galioto alle tastiere – se non fosse che a un certo punto l’Auditorium deve chiudere. E quindi arrivano i bis, quelli belli, dove il pubblico si infervora ed esplode. E lui lo sa e li carica a molla “scegliete voi, Gino e l’Alfetta, Salirò o Testardo?”. Si fa per alzata di mano e vince Testardo – scritta pensando a Gigi Proietti che appare e sorride dallo schermo – inno e valvola di sfogo per eccellenza con quel suo catartico grido “de li mortacci tuaaaaaa…”. De core, Danie’. E grazie, sempre.


di Valentina Daneo