Il conflitto in Medio Oriente raccontato da David Grossman

venerdì 5 gennaio 2024


Per capire e comprendere cosa accade in Medio Oriente, una terra segnata dal tragico conflitto tra lo Stato di Israele e il popolo palestinese, alla ricerca di una patria indipendente, è utile la lettura del libro A un cerbiatto somiglia il mio amore, di cui è autore il grande scrittore David Grossman, da poco ripubblicato nella collana Oscar moderni di Mondadori. Nella prima parte della narrazione, tre adolescenti si trovano nel reparto di isolamento di un piccolo ospedale a Gerusalemme, mentre in Israele infuria la guerra dei sei giorni, che comportò l’occupazione da parte dello Stato ebraico della Striscia di Gaza, della Cisgiordania, del Sinai, delle alture del Golan e di Gerusalemme est. Nel reparto, immerso nella oscurità, risuona il pianto sommesso della infermiera Vicky, di nazionalità araba, che informa i pazienti, affidati alle sue cure, degli sviluppi della situazione, mentre la radio diffonde le dichiarazioni di Nasser, quelle di Hussein, e si nota il risveglio dello spirito di fratellanza e di quello solidaristico in tutto lo Stato di Israele.

I tre pazienti in cura – Orah, Avram e Ilan – in sono ancora adolescenti e instaurano tra di loro un rapporto di amicizia. Mentre con angoscia seguono quanto accade nel teatro di guerra, Orah, conversando con Avram e Ilan, si interroga per cogliere il significato e le implicazioni di questa guerra, quella dei sei giorni, e della guerra nella storia della umanità. Per Avram, che compone radiogrammi, la voce umana, con le sue diverse intonazioni, è molto importante. Infatti, la sua aspirazione, una volta divenuto adulto, è portare il teatro alla radio, con musiche in sottofondo, e senza che vi sano immagini. Ilan, che è di una bellezza travolgente che colpisce Orah, ha un suo metodo per combattere il dolore da cui viene assalito. Per sfuggire alla sofferenza, afferma Ilan, se sto male in un punto della mia anima, mi sposto in un altro punto, sicché risco a ritrovare la mia serenità interiore. Entrambi parlano della bellezza della musica jazz, che si insinua nell’anima e allontana ciò che può turbare, con la sua volgarità, la vita interiore delle persone.

Nella parte successiva di questo vasto e straordinario libro, Orah è una donna matura, che esercita la professione di fisioterapista, si è separata da suo marito Ilan, conosciuto in ospedale, e in compagnia di Sami, l’autista del taxi di nazionalità araba, accompagna suo figlio Ofer al punto di ritrovo, che dovrà con l’esercito israeliano compiere operazioni di guerra nei territori occupati della Cisgiordania. Mentre discute con Sami, Orah osserva acutamente che nessuno potrà proporre qualcosa di originale intorno alla disputa infinita che vede contrapposti gli israeliani ai palestinesi, oppure  una soluzione nuova e risolutiva che non si sia già sentita in passato. Ofer, che aveva terminato il servizio militare obbligatorio, rinuncia a fare il viaggio in Galilea con sua madre Orah e, sopraffatto dal senso del dovere, si arruola come volontario. Al cospetto delle obiezioni della madre, che lo invita ed esorta a non fare del male a nessuno, Ofer risponde che l’azione militare nei territori occupati è necessaria per salvaguardare la sicurezza di Israele e sradicare il terrorismo di matrice islamica. Orah, proprio perché ha il timore che il figlio possa perdere la vita in una azione militare, incubo ricorrente nei suoi sogni, decide di partire per la Galilea da sola.

In un secondo momento, si fa accompagnare da Sami a Tel Aviv, per convincere Avram ad accompagnarla nel suo viaggio in Galilea e Samaria. Arrivata di notte a Tel Aviv con Sami, in compagnia di un bambino palestinese gravemente malato, in una scuola, che di notte veniva trasformata in un ospedale per gli sfollati, Orah sulle sue pareti vede alcune scritte che evocano gli eterni conflitti, quello tra gli ashkenaziti e i sefarditi esistente nel mondo ebraico, quello tra la destra e la sinistra, quello tra i laici e i religiosi, quello tra gli ebrei e gli arabi.

Orah, prima di iniziare il suo viaggio in Galilea con Avram, si interroga sulle ragioni che dividono i popoli e le civiltà. Durante il viaggio in Galilea, è incline a rivivere alcuni momenti fondamentali della sua vita. Riaffiorano dal passato i ricordi. Sicché il lettore apprende che Ofer, il giovane impegnato per sua scelta in una operazione di guerra nei territori occupati da Israele, è stato concepito da Avram, che, però, non ha mai voluto vederlo e conoscerlo. Subito dopo la nascita del suo primo figlio, il cui nome è Adam, Orah racconta ad Avram – mentre percorrono i luoghi di mirabile bellezza della Galilea, inoltrandosi suoi monti che sovrastano il lago di Tiberiade – che Ilan la lasciò da sola con il figlio appena nato. Fu durante la breve separazione dal marito che Orah concepì Ofer con Avram. Adesso, dopo che si sono separati in modo definitivo, Orah – divenuta una donna matura – confessa ad Avram che Ilan, divenuto un avvocato, si trova in viaggio in Sudmerica con il suo primo figlio Adam.

Sono pagine, queste, in cui viene raccontata la storia della famiglia di Orah, che con le parole, l’esempio, la pazienza, e la riflessione intellettuale hanno plasmato la personalità dei suoi figli, illustrando la storia del sionismo e di Theodor Herzl ad Adam e a Ofer, il processo Dreyfus e la polemica di Èmile Zola contro l’antisemitismo, la formazione dello Stato di Israele dopo la fine del Secondo conflitto mondiale e la tragedia della Shoah. Nel corso di queste conversazioni, mentre percorrono le strade della Galilea, descritte con immagini letterarie indimenticabili, Orah confessa ad Avram i disagi di suo figlio Adam, che parlava per rime pur di allontanare il pensiero dell’odio perenne che circonda il popolo ebraico e quello di Israele. Ofer, in particolare, a sei anni, divenne vegetariano quando comprese che la carne proveniva da animali uccisi per le necessità alimentari degli uomini. Una mattina, mentre lo accompagnava a scuola, Ofer chiese a sua madre Orah per quale motivo gli arabi fossero animati da un odio invincibile verso lo Stato di Israele, tanto da desiderarne l’annientamento.

Ilan, per rassicurare Ofer, gli mostrò una cartina geografica del Medio Oriente, elencando e indicando i Paesi arabi che volevano la distruzione dello Stato di Israele, come l’Iran, la Siria, la Giordania, il sud del Libano, l’Iraq. Solo i Paesi democratici e occidentali, spiegò Ilan al piccolo Ofer, che erano disposti a sostenere Israele, la sola democrazia esistente in Medio Oriente. Queste conversazioni con cui Orah parla di Ofer ad Avram, il suo vero padre, sono percorse dalla inquietudine perenne da cui il suo animo di madre è assalito, al pensiero che Ofer possa rimanere ferito oppure ucciso in una operazione di guerra nei territori occupati. Il corpo di Avram è ricoperto e segnato da cicatrici. Infatti, durante la guerra del Kippur del 1973, rimasto da solo nell’avamposto nei pressi del Canale di Suez, venne fatto prigioniero dagli egiziani, sottoposto a duri interrogatori, torturato e picchiato con inaudita violenza per più giorni. Ilan, durante la guerra del Kippur, attraverso una radio trasmittente era riuscito a conoscere la sorte del suo amico, lasciato da solo nelle mani degli egiziani.

Dopo la fine della guerra del Kippur, sono stati Orah e Ilan ad occuparsi di Avram, nel periodo della lunga riabilitazione seguito a quello della sua prigionia nelle mani degli egiziani. Questo spirito di solidarietà che accomuna i tre protagonisti del libro, uniti da un unico destino che coincide con la storia dello Stato di Israele, rappresenta l’aspetto più alto sul piano morale e umano di questa straordinaria narrazione. Nel periodo della maturità, prima di separarsi da suo marito Ilan, Orah, in più occasioni, per sfidare la sorte e capire cosa voglia dire vivere in un Paese in cui il rischio degli attentati è sempre incombente, ha percorso le vie principali di Gerusalemme sulla linea 18, notando le espressioni di paura e angoscia dipinte sul volto dei passeggeri. In alta montagna, vicino alla regione della Samaria, Orah e Avram hanno incontrato un sacerdote ortodosso che, intonando dei canti melodiosi, riconosceva la bellezza delle relazioni umane. Akiva, questo il nome del sacerdote ortodosso, stanco di studiare Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche, confessa a Orah e ad Avram che si era convertito all’ebraismo, e adesso consolava gli afflitti, inneggiando alla bellezza della vita e della creazione.

Un altro incontro, che colpisce Orah e Avram, avviene sui monti della Galilea con un medico pediatra, rimasto vedovo, dopo che la moglie era morta di cancro. Per attenuare il peso del dolore, il medico stava scrivendo un libro, raccogliendo le testimonianze delle persone incontrate per caso, a cui poneva alcune domande intorno sulle loro nostalgie e i loro rimpianti. Il medico scriverà parte del suo libro su un quaderno appartenuto ad Orah, perduto in precedenza per distrazione, di cui la donna entrerà in possesso in seguito, dopo avere colto nel sonno il medico scrittore, ai piedi di una montagna imponente della Galilea. Al ritorno in Israele, anche se ha il presentimento che suo figlio Ofer abbia perduto la vita in una operazione militare nei territori occupati, Orah e Avram scoprono di avere un legame sentimentale profondo e intimo, che ha superato la prova decisiva del tempo. Un libro di grande valore letterario e culturale. David Grossman è un gigante del nostro tempo.

(*) A un cerbiatto somiglia il mio amore di David Grossman, Mondadori-collana Oscar moderni, 792 pagine, 16,50 euro


di Giuseppe Talarico