giovedì 21 dicembre 2023
“Un traguardo storico”. Anche gli attori italiani avranno un loro contratto collettivo nazionale. Anche i nostri interpreti, come i colleghi americani, hanno raggiunto l’obiettivo. Forse persino più ambizioso. Perché l’intesa affronta questioni rilevanti come l’Intelligenza artificiale e contro le disparità di genere. Si tratta del primo accordo, dopo anni di battaglie che erano state lanciate da un attore impegnato come Gian Maria Volonté. Il risultato è stato raggiunto, come evidenziano con orgoglio anche i rappresentanti datoriali, le case di produzione in primis, “senza conflitti aspri, come avvenuto negli Usa, e con reciproco spirito costruttivo” dice il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli. L’intesa è stata siglata dalle organizzazioni confederali di settore di Cgil, Cisl e Uil e dei datori di lavoro, Anica, Apa e Ape, ma ha visto sedere al tavolo della trattativa anche una delegazione di attori: da Fabrizio Gifuni a Vittoria Puccini, da Pietro Sermonti e a Giulio Scarpati, il primo a raccogliere il testimone delle rivendicazioni di Volonté. L’ipotesi di contratto siglata, che dovrà essere sottoposta al voto dei lavoratori, interessa sia le situazioni di lavoro dipendente che autonomo e, soprattutto, riguarda tutti gli interpreti di opere destinate alla distribuzione e proiezione nelle sale cinematografiche, ma anche alla tivù, pubblica o privata, e sulle piattaforme di streaming. Attori e produttori si impegnano poi a costituire un tavolo di lavoro sull’evoluzione delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale: nel frattempo il contratto prevede già che, fatte salve le esigenze di post produzione o di montaggio, sono considerate illegittime le estrazioni di parti di recitazione o di campionamento dell’immagine o della voce degli interpreti per sviluppare o addestrare algoritmi di intelligenza artificiale.
Insomma il cosiddetto “machine learning”. Si delineano inoltre le varie forme contrattuali, i minimi salariali e le modalità operative con cui la prestazione degli interpreti si espleta ma anche la promozione delle pari opportunità e la prevenzione della violenza di genere, anche attraverso l’utilizzo della figura dell’intimacy coordinator. Il contratto mette infatti nero su bianco l’impegno a non discriminare le persone Lgbtq+ e a “prevenire e sanzionare qualsiasi forma di molestia sul lavoro”. “Ora la direzione di marcia è tracciata” dice il segretario generale della Slc Cgil, Fabrizio Solari, che evidenzia il “risultato storico”.
di Redazione