“Foglie al vento”: il destino scaduto

martedì 5 dicembre 2023


Come funziona un “destino scaduto”? Come quelle confezioni del supermercato con la data di scadenza del giorno prima: vanno bene se un homeless le recupera dal bidone della spazzatura, ma sono un “furto” se l’addetta al magazzino mette nella sua borsa i prodotti scaduti per consumarli in privato, una volta arrivata a casa. Quindi, il primo, il senzatetto, è legittimato alla raccolta dell’invenduto scaduto, la seconda invece è “licenziabile”. E, arrivare come single e donne alla mezza età, ci si trova “scadute” per i figli e una famiglia ordinaria. Per di più, trovare lavoro senza istruzione e qualifica significa accontentarsi degli impieghi più marginali, pesanti e a basso reddito. Ad esempio, come sfortunata lavapiatti, e poi come operaia addetta al trasporto manuale di granulati, da raccogliere con pala e carriola, compreso l’accompagnamento allo stoccaggio di pesanti manufatti di fonderia, in uscita dalla catena di montaggio.

E va molto peggio di così al maschile, per qualcuno nato onesto operaio e faticatore instancabile, con il vizio della bottiglia, migrante nato (una volta scoperto nel “vizietto” dal padrone o dal controllore sindacale di turno) da un lavoro pesante e sottopagato a un altro ancora più duro, retribuito a giornata. Ed è così che si passa da uno squallido dormitorio collocato in un vagone ferroviario in disuso, alla panchina sistemata sul marciapiede, senza futuro, senza una donna o una famiglia presso cui rifugiarsi nei momenti di difficoltà, e come unica compagna la bottiglia.

Di tutto questo, e molto altro, ci parla l’ultimo (bellissimo e struggente) film finlandese Foglie al vento (nelle sale italiane dal 21 dicembre, distribuito dalla Lucky Red) del regista Aki Kaurismäki, con Alma Pöysti (Ansa), Jussi Vatanen (Hollappa), Janne Hyytiäinen (Houtari) e Nuppu Koivu (Liisa). Drammatico e insistente l’accompagnamento in sottofondo delle cronache radiofoniche della guerra in Ucraina, che toccano il nervo scoperto di una Finlandia densamente popolata dagli incubi del passato, per l’incombere perenne alle sue frontiere dell’Armata rossa, sempre pronta a minacciare e invadere quel suo scomodo e odiato vicino. L’obiettivo implacabile di Kaurismäki mette a nudo, senza alcuna mediazione culturale, lo sconvolgente panorama di squallida solitudine di un contemporaneo Lumpenproletariat (o sottoproletariato urbano) finlandese. Lavoratori non qualificati e a basso reddito che vivono in periferie degradate, prive di servizi e spazi collettivi di ritrovo, tranne qualche birreria, in cui uomini e donne soli si ritrovano per assistere a una gara di karaoke. Al ritorno, per Hollappa, non c’è di meglio che un dormitorio collettivo di pochi metri quadrati da condividere con qualche autoctono e altrettanti immigrati. O, come succede ad Ansa, un misero portoncino che si apre su di un piccolissimo appartamento male arredato con il frigo desolatamente vuoto, e una vecchia radio che trasmette le cronache in diretta e differita della guerra in Ucraina, con i bombardamenti e gli eccidi di civili a Mariupol e nelle file per i supermercati.

E sono i fianchi generosi di Ansa, che mai cedono alla fatica, al digiuno forzato e alla stanchezza, a offrirci un passaggio dall’autodistruzione all’amore autentico e senza tempo tra un uomo e una donna, ambedue con gli anni che sfioriscono nella penombra di una periferia dimenticata dal sole. Kaurismäki fa ben di più raccontando questa storia di anime vagolanti, tremule come la luce di una candela quasi esaurita, e si eccita a traslare nel tempo l’incontro dei divisi dalla vita. Li unisce per una breve pausa dai loro reciproci tormenti, grazie alla magia del cinema. Poi, di nuovo, asseconda il destino amaro che li separa più volte, giocando con loro proprio come fa il vento con le foglie cadute, allontanandole anche di miglia dall’albero-madre, che non ha più linfa per tenerle ancora sui suoi rami. Ma l’interrogativo è: può l’amore superare il tasso etilico dell’alcolizzato? L’Amore (“A” maiuscola) è o non è la più forte tra le droghe, grazie alla sua inesauribile fabbrica di endorfine? Per scoprirlo, in sequenze struggenti di maleamati, occorrerà però arrivare alla fine del film.

Voto: 8,5/10


di Maurizio Bonanni