giovedì 23 novembre 2023
La mostra sull’opera di Maurits Cornelis Escher a Palazzo Bonaparte – a Roma dal 31 ottobre fino al primo aprile 2024 – è ricca di oltre trecento opere (peraltro, già il sontuoso Palazzo, con la gigantesca statua di Cesare, vale la visita). Escher era un olandese innamorato dell’Italia, della solarità e della luce del nostro Meridione. Ha trascorso lunghi soggiorni sulla costiera amalfitana, immortalando Atrani come suo luogo dei sogni. Escher è stato indubbiamente uno spirito allo stesso tempo rigoroso quanto creativo, originale, isolato. Pur essendo a digiuno di matematica e di fisica, ha prodotto opere grafiche perfette e, talvolta, persino predittive di ciò che sarebbe stato scoperto, solo successivamente, proprio nella fisica e nella matematica. I suoi anni sono quelli che spaziano al fascismo in Europa e ancora più in là. Escher ha riprodotto complicati e arzigogolati mondi impossibili. L’assurdo e l’assurdità delle realtà diverse e molteplici lo tormentavano, a giudicare dai suoi lavori. Come Albert Einstein ha abbandonato la concezione tradizionale del tempo e dello spazio, disegnando – senza tempo e senza spazio – la ripetitività e un continuum assente di qualsivoglia appiglio o riferimento spazio-temporale.
“Tenete d’occhio le scale, a loro piace cambiare” si dice nella saga cinematografica Harry Potter, indicando le scale della scuola di magia di Hogwarts, richiamando così le famose “scale di Escher” che vanno in tutte le direzioni, stravolgendo la realtà. D’altra parte, per Escher la realtà non è reale ma semplicemente assurda, non segue nessuna regola a noi nota. La realtà di Escher è assurda tanto quanto lo è stato per il fisico quantistico Richard Feynman, che ha bene spiegato che “dal punto di vista del buon senso l’elettrodinamica quantistica descrive una natura assurda. Tuttavia, è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la natura per quello che è: assurda. Per me parlare di questa assurdità è un divertimento, perché la trovo incantevole”. Assurda e incantevole. Difficile per noi, anche perché, guardandola e osservandola, la modifichiamo. Altro concetto molto complicato da capire.
Uno degli ambiti più interessanti a cui si è dedicato Escher è quello dei cristalli. Infatti, è stato un artista che ha dedicato il proprio studio alla “magia” emanata dai cristalli e dai solidi di Platone, di Leonardo da Vinci. I cristalli rispondono a leggi geometriche costanti, a forme poliedriche perfette, immutabili, misteriose, in un certo senso, per noi. Se si guarda la natura, tutto in essa è più o meno “rotondo”, circolare. Spiraliforme. Mai geometrico, tranne che nei cristalli e nella loro energia geometricamente perfetta. A tal proposito, Escher ha affermato che “molto tempo prima dell’apparizione dell’uomo sulla terra nella crosta terrestre crescevano i cristalli. Un bel giorno un essere umano vide per la prima volta un così risplendente frammento regolare, o forse lo colpì con la sua ascia di pietra, esso si ruppe e cadde ai suoi piedi: lo raccolse e lo esaminò tenendolo nella mano aperta e si meravigliò. Nei principi fondamentali dei cristalli c’è qualcosa che toglie il fiato. Non sono creazioni della mente umana. Semplicemente essi “sono”, esistono indipendentemente da noi. In un attimo di lucidità, l’uomo può al più scoprire che esistono e rendersene conto. Essi simbolizzano il desiderio di armonia e di ordine dell’uomo, ma nello stesso tempo la loro perfezione desta in noi il senso della nostra impotenza. I poliedri regolari non sono invenzioni della mente umana, perché esistevano molto tempo prima che l’uomo comparisse sulla scena; (indicando un cristallo della sua collezione) questo piccolo meraviglioso cristallo ha milioni di anni. C’era già molto tempo prima che apparissero forme viventi sulla terra”.
I solidi – poliedri (tetraedro, cubo, ottaedro, dodecaedro, icosaedro) – sono caratterizzati da spigoli e angoli tutti uguali, che tradizionalmente consideriamo la massima espressione dell’armonia e della perfezione proprio per la loro eccezionale simmetria. In Ordine e caos Escher raffigura uno splendido dodecaedro stellare racchiuso in una sfera trasparente, circondato da rottami e immondizia. In Planetoide tetraedrico c’è un planetoide a forma di tetraedro regolare costellato di terrazze abitate da esseri minuscoli. In Stelle c’è un cosmo brulicante di solidi regolari fluttuanti con una “graziosa gabbia” ottenuta dalla configurazione di tre ottaedri e “abitata da esseri della specie dei camaleonti. Non sarei sorpreso se traballasse un po’. In un primo tempo, volevo disegnarci dentro scimmie” ha confidato Escher.
Le sue opere raffigurano super-spirali, strisce spiraliformi attorcigliate che diventano progressivamente sempre più piccole, nastri di Möbius che sono una particolare costruzione sottoposta ad allungamento e semi-torsione, e che risulta munita di una sola faccia con un solo margine, a differenza di quanto avviene nei solidi tradizionali, dove è sempre possibile riconoscere un sopra e un sotto, un interno e un esterno. In Striscia di Möbius I ci sono tre serpenti che si mordono la coda e in Striscia di Möbius II una processione di formiche percorre il nastro di Möbius, appunto. Interessantissimo il concetto di “infinito” che viene raffigurato così da Escher (vedi qui): cerchi concentrici la cui distanza diminuisce con l’avvicinarsi al centro. Si tratta, in matematica, della spirale logaritmica che non ha né inizio né fine. In Vortici alcuni pesci sono raffigurati risucchiati in un gorgo fatto con una curva inversa alla spirale logaritmica (in matematica ancora non esisteva il concetto). Nella bella e importante mostra si vedono moltissime opere di Escher, il cui denominatore comune è che la realtà non è una sola, bensì abbiamo mille realtà. Noi facciamo parte di mille e mille realtà diverse. In questi mille mondi c’è tuttavia una ciclicità, una ripetitività. Ci sono forme frattali dentro una natura “assurda”. Una mente in lotta con la comprensione del tutto rimasta ancorata, come impigliata, senza arrivare tuttavia mai a pensare all’energia che ci anima.
di Francesca Romana Fantetti