Pablo Picasso: la maledizione

mercoledì 27 settembre 2023


Pablo Picasso è rinomato in tutto il mondo. Osannato, celebrato, carismatico, incontestabilmente genio “innovatore” e temerario dell’arte pittorica, attraverso la quale ci ha elargito un’eredità che ancora oggi costituisce l’eccellenza artistica. È un rivoluzionario, poliedrico, passionale, dominatore e ammaliatore cruciale: grazie alla sua fama mondiale è considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo. Innovatore brillante, ha lasciato un segno indelebile per essere stato il fondatore – con Georges Braque – del cubismo. Intarsi geometrici, una assoluta destrutturazione delle linee formali, la rivoluzione della prospettiva fino a costruire intrecci deformanti e passionali, quasi labirintici, che somigliano, magari e non troppo remotamente, alla sua indole più intima? In Pablo Picasso alberga, tuttavia, un “doppio”, tanto acuto di genio nell’arte quanto mortifero nelle relazioni. Ci sono delle personalità che, consciamente o inconsciamente, portano in sé delle modalità oscure, brutali, soggioganti, che proprio dalla loro ombra, paradossalmente, traggono la maggior dose di seduzione.

Pablo Picasso è stato uno di queste. Seppure il suo nome non lascia indifferente praticamente nessuno in tutto il mondo, pochi sono a conoscenza del suo aspetto “maledetto”, che, come un poligono impazzito delle sue forme cubiste, disegna angoli taglienti nelle sue innumerevoli relazioni amorose, tanto graffianti da poterci concedere la licenza di definirlo un “vedovo nero”. Stargli vicino intimamente, non è profeticamente vitalizzante. Picasso ha avuto moltissime donne, muse ispiratrici di vita e d’arte, due mogli ufficiali, un’infinità di amanti e relazioni spesso intrecciate senza soluzione di continuità.

La prima moglie – Olga Stepanovna Chochlova, ballerina russa, madre del figlio Paulo – impazzì. Lei aveva 26 anni, lui 36. Marie-Thérèse Walter, spagnola, pregna di carica erotica che compare nelle opere di Pablo, aveva 17 anni mentre lui – ancora sposato con Olga – 46. Marie-Thérèse si impiccò. Dora Maar, affascinante fotografa, poetessa e pittrice, dopo una tumultuosa relazione durata 7 anni, in preda all’esaurimento, si tolse la vita, non dopo aver rivelato a Osvaldo Guerrieri, (critico teatrale della Stampa) tutto ciò che ci riporta nel sedicente libro intitolato Schiava di Picasso, edito nel 2016, nel cui incipit della stessa Dora Maar, si legge: “Pablo è uno strumento di morte. Non è un uomo, è una malattia, non un amante ma un padrone”. Marie Françoise Gilot, giovane studentessa d’arte, bellissima e brillante, aveva 21 anni, lui 61; diventò madre dei suoi 2 figli e condivise con lui ben 10 anni di connubio, al termine dei quali, stanca del carattere violento di Pablo, lo lasciò. Scrisse il libro intitolato La mia vita con Picasso, che fu pubblicato malgrado tutti gli impedimenti e i divieti di Pablo, il quale le fece causa ben 3 volte – perdendo – perché lei riuscì a dimostrare che ciò che aveva scritto era la verità. Ci restituisce un ritratto unico e a suo modo seducente di quel genio burbero e dispotico, altresì definibile come un Minotauro.

Il libro ha venduto oltre un milione di copie in tutto il mondo. La seconda moglie – Jaqueline Roque – lei 27 anni, lui 79, che ereditò la maggior parte delle opere di Picasso, a 80 anni si sparò. Il loro matrimonio durò 11 anni. L’ultima relazione, con Sylvette David, dalla coda di cavallo adorabile, pluri-rappresentata nelle tele di Picasso, lei aveva 19 anni, lui 70. Sylvette fu una delle poche “sopravvissute” alla maledizione di Picasso, non fece parte della lunga schiera di donne che caddero rovinosamente ai suoi piedi: iniziò come una modella riservata e silenziosa, che ad oggi ha 83 anni e preferisce farsi chiamare Lydia Corbett. Un indefesso ammaliatore, soggiogante, altezzoso e malgrado ciò fascinoso, intrigante, Picasso ha disseminato cromatismi e riforme ineguagliabili nella compenetrazione dei suoi piani cubisti, ma una scia “nera” nelle sue relazioni sentimentali che gli possono valere l’epiteto di “vedovo nero”.


di Emanuela Pisicchio