Visioni. Il doc “Uomini comuni” racconta l’orrore compiuto dalle persone semplici

venerdì 15 settembre 2023


La banalità del male giustifica l’orrore. Uomini comuni: l’Olocausto dimenticato è il sorprendente docufilm targato Netflix che analizza i crimini del Battaglione 101, gli uomini della Riserva di Polizia nazista. L’opera, che prende spunto dal fondamentale saggio firmato dallo storico statunitense Christopher Browning (pubblicato in Italia da Einaudi), è narrata da Brian Cox, prodotta da Leopold Hoesch per Broadview Pictures, scritta e diretta dal regista tedesco Manfred Oldenburg. Il documentario registra la partecipazione dello psicologo sociale Harald Welzer, degli storici Hilary Earl e Stephan Klemp, del sociologo Stefan Kühl e, soprattutto, dell’avvocato Benjamin Ferencz, giurista ungherese naturalizzato statunitense, accusatore capo nel processo agli Einsatzgruppen, uno dei dodici processi secondari di Norimberga che si tengono alla fine della Seconda guerra mondiale. In seguito figura tra i promotori della Corte penale internazionale.

Tra testimonianze, prezioso materiale d’archivio e ricostruzioni storiche, in appena 58 minuti, Uomini comuni mette in scena la prospettiva dei carnefici coinvolti nella “soluzione finale”. Le loro reazioni, i loro comportamenti, le loro angosce. Alcuni di loro si rifiutano di uccidere. Ma la maggior parte dei componenti del Battaglione spara per “eseguire un ordine”. I massacri si susseguono, e gli uomini, partecipi di una quotidiana crudeltà, scoprono di essere stati arruolati per necessità. Sono la rappresentazione della normalizzazione della violenza. Del “senso del dovere” spinto fino all’aberrazione burocratica delle fucilazioni di massa. Contabilizzate e documentate in maniera scrupolosa. Il Battaglione 101 è un gruppo di uomini che ha preso parte allo sterminio ebraico. Il loro comandante è il maggiore Wilhelm Trapp. I suoi due capitani Wolfgang Hoffman e Julius Wohlauf. Il 13 luglio del 1942 gli uomini del Battaglione 101 sono artefici dell’eccidio di Józefów. Entrano nel villaggio polacco. Al tramonto, rastrellano 1.800 ebrei. Ne selezionano poche centinaia come “lavoratori” da deportare. Gli altri, donne, vecchi o bambini, vengono uccisi. Gli uomini del Battaglione 101 sono operai, impiegati, commercianti, artigiani arruolati da poco. Uomini semplici, reclutati per estrema necessità. Non sono nazisti né fanatici antisemiti. E, ciò nonostante, sono fautori di uno sterminio di 1.500 persone in un solo giorno. È solo il primo massacro compiuto dal Battaglione 101. Il gruppo di soldati comuni uccide altre 38mila persone e collabora alla deportazione a Treblinka e allo sterminio di oltre 45mila ebrei. Browning, autore di “uno dei libri più indispensabili mai scritti sulla Shoah”, si pone un quesito terribile: “Per quale motivo sono stati così feroci ed efficienti nell’eseguire gli ordini?” La sua analisi è inquietante: “Un uomo comune può diventare uno spietato assassino per puro spirito di emulazione e desiderio di carriera”. 


di Andrea Di Falco