“Bastarden” manca di diversità, ma è “ambientato nella Danimarca del 1750”

martedì 12 settembre 2023


Il nuovo film del regista danese Nikolaj Arcel, Bastarden, rischia di non poter essere candidato alla cerimonia degli Oscar. Questo perché l’Academy of motion picture arts and sciences ha incluso, come parametri da rispettare, la “diversità” del cast e dello staff della produzione. Questi paletti – che entreranno in vigore dalla 96esima edizione degli Oscar, ovvero la prossima – sono obbligatori per candidare un corto o un lungometraggio alla premiazione.

L’argomento è stato portato all’attenzione in conferenza stampa alla Mostra del cinema di Venezia, quando un giornalista ha domandato al regista e all’attore Mads Mikkelsen il perché avesse scelto un roster totalmente nordico per Bastarden, essendo comunque al corrente del regolamento dell’Academy. Arcel, tra l'infastidito e il divertito, ha dato la risposta più naturale possibile: “È semplicemente un film storico, così era nel 1750”. Ha poi ricordato che “abbiamo una grande trama su una ragazza di colore che è vittima di razzismo, cosa molto rara, cerano poche persone di colore in Danimarca, quasi nessuno. Probabilmente allepoca era lunica” in tutto il Paese. Ma per gli standard degli Oscar, questo potrebbe non bastare.

Il discorso è sempre lo stesso. Il regolamento iper-inclusivo dell’Academy rischia di essere a sua volta discriminante verso produzioni più piccole o indipendenti che potrebbero non avere i mezzi per soddisfare tutti i parametri richiesti. Gli Oscar, per candidarsi come paladini della giustizia, finiscono per escludere dal premio più ambito nel mondo del cinema un’ingente fetta di candidati, che meriterebbero di partecipare. Ad esempio, Fanny and Alexander – il capolavoro di Ingmar Bergman che ha vinto l’Oscar al miglior film straniero nel 1982 – ad oggi non sarebbe ammesso alla competizione. Poi, c’è da chiedersi come mai, visto che i pari diritti e le pari opportunità sono un punto così centrale nella politica dell’Academy, la stessa associazione non abbia preso parola nel più grande sciopero di Hollywood dal 2007.


di Zaccaria Trevi