lunedì 11 settembre 2023
Alberto Barbera rivendica il successo dell’80ª Mostra del cinema di Venezia. E smentisce le voci su un possibile addio. “Le dimissioni? C’è qualcuno che può indicarmi il motivo per cui dovrei andare via con un contratto che scade a dicembre 2024? Chi può mettere in giro queste voci?”, risponde il direttore, “anzi lo so chi lo ha messo in giro”, ironizza. I numeri rappresentano “il frutto di un percorso di 12 anni, in cui si sono migliorate le sale, con un processo di rinnovo spinto dalla Biennale con le altre istituzioni”. Il presidente uscente della Biennale Roberto Cicutto parla di +17 per cento di ingressi sul 2022 (230mila), + 14 per cento di biglietti venduti (85mila) oltre a un +9 per cento di accreditati (13mila 23). “C’era voglia di successo, era palpabile l’affetto per questo festival”, dice Cicutto. Un pubblico con tantissimi giovani appassionati rimasti fino all’ultimo dei 12 giorni nonostante i costi al Lido tra alloggi, pasti e trasporti siano insostenibili. Ma quanto ai prezzi assurdi, endemici per la verità, Barbera e Cicutto, si arrendono: “Siamo impotenti”, rispondono all’Ansa. “Fare sistema sarebbe la soluzione – aggiunge Cicutto – ed è una necessità della città intera ma a parte segnali di attenzione non vedo soluzioni per ora”.
Si ha l’impressione di una sorta di bolla per la Mostra che vive al Lido, impenetrabile. Eppure proprio la presenza di tanti giovani è il segnale di un mutamento importante e su cui bisognerebbe riflettere per il futuro. “Il pubblico è cambiato radicalmente, era pieno di ventenni che hanno vissuto l’esperienza della Mostra con entusiasmo”, osserva Barbera. Un pieno di giovani a vedere i film e tanti giovani a farli, molti dei quali specie a Orizzonti sono stati premiati. “Un ricambio generazionale in atto di cui la Mostra dà conto – aggiunge – e che si rispecchia anche sul cinema italiano, che è in un momento particolarmente felice, con una nuova generazione che si sta affermando, come dimostrano i premi a Orizzonti per Alain Parroni, Enrico Maria Artale e quello degli spettatori a Micaela Ramazzotti, per la quale nessuno avrebbe scommesso perché non è detto che una bravissima attrice possa essere brava anche come regista”.
Il direttore della Mostra di Venezia, che sul resto degli italiani in concorso preferisce mantenere il riserbo sul lavoro della giuria, afferma: “Enea è stato in discussione per entrare nella rosa, i giurati ne hanno parlato, molti ne hanno colto valore e interesse”. Insomma per un pelo Pietro Castellitto è rimasto fuori dal palmares. Il giorno dopo il Leone d’oro a Povere Creature! di Yorgos Lanthimos qualcosa sul verdetto però trapela. Innanzitutto che “non è stato all’unanimità”, dice Barbera. A quanto si apprende il braccio di ferro tra i giurati presieduti da Damien Chazelle sarebbe stato con il giapponese Ryūsuke Hamaguchi del Male non esiste, che poi ha vinto il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Il Leone d’argento per la regia, Matteo Garrone con Io capitano, è stato il vincitore emotivo per gli applausi più lunghi in Sala grande e per le appassionate parole pronunciate sui migranti, insieme a quelle di Agnieszka Holland.
di Eugenio De Bartolis