La storia come narrazione

lunedì 28 agosto 2023


Rinascimento, epoca delle individualità al di là del male, sembianze del superuomo, il potere, la supremazia con i mezzi adeguati, e senza colpa, questo il punto, senza colpa. Almeno una consistente concezione rinascimentale cercò, riuscendo, di liberare l’uomo dalla colpa come tenterà successivamente Friedrich Nietzsche, dalla colpa e dalla pietà. Vinca chi riesce incurante che soccombano gli altri. E perfino i popoli, purché vi restino i Signori, attaccati alla vitalità e spesso all’arte. Con tale “mente” ne sgorgarono a getto naturale, persino la Chiesa cattolica la espresse, al punto che, sempre Nietzsche, sostiene che il moralistico protestantesimo rovinò la tendenza anticristiana del cattolicesimo|. La famiglia, la dinastia dei Medici, toscana, fiorentina della “mente” rinascimentale è la consustanza: ricca, guerriera, amante dell’arte, signoreggiante, vale a dire essere e concepirsi superiori, e nati per glorificarsi.

Tra il XV e il XVI secolo, la Francia e la Spagna sono regni persino imperi, l’Italia a spezzoni, addirittura città, borghi. Bene. Ogni piccolo territorio cura sé, signori, signorotti vogliono il ritratto, mantengono pittori, procurano architetti, giardini, castelli, fortezze, affreschi, ma in specie ritratti, l’Individuo esplode, il Medioevo non ha ritrattistica individualizzata, ma chi ambisce la gloria terrena intende consegnare impronta. Firenze eccelle, la Toscana, i Medici. A quei tempi la ricchezza si coniugava all’arte, il potere finalizzato alla bellezza, l’arte immortala, inoltre offre la luminaria del potere, il cattolicesimo dava esempio. Alessandro de’ Medici, signore di Firenze, era donnaiolo, quantunque sposo della figlia di Carlo V, la fanciulletta Margarita. Alessandro forse intendeva prendere dall’assolutismo delle monarchie che iniziavano, assolutizzando il potere. Ma vi erano istituzioni da rispettare, anche un Senato, pare che Alessandro ne facesse conto azzerato. Sia che sia, viene ucciso in nome della presunta libertà repubblicana, un parente, Lorenzino de’ Medici, ne è decisivo artefice. Ma le trame sono complesse. Firenze è mirata dai Farnese, oltre che da famiglie toscane, e poteri esterni, ma è il debosciatissimo Pier Luigi Farnese, un figlio di Papa, Paolo III, che lo innalza fino a renderlo Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa. Vi fu attività intrigante dei Farnese nell’uccisione di Alessandro de’ Medici? Indiscutibilmente. E in forme estreme. Il delitto. Intanto occorre rimettere un governante a Firenze, dispute tra i senatori e chi vorrebbe consegnare il dominio ad un Medici, il ragazzetto Cosimo, figlio di Giovanni delle Bande Nere. Riescono questi ultimi, contro le famiglie che si oppongono, Strozzi, Ginori, il ragazzo Cosimo è chiamato, certo occorre l’approvazione di Carlo V e dei potentati fiorentini. Coloro che si impiegano per assegnare il domini a Cosimo, ecco i loro nomi, il cardinale Ippolito, Alessandro Vitelli, condottiero ma anche avveduto nell’agire in politica. Non è impresa facile, Alessandro Vitelli tratta con il rappresentante di Carlo V, ne viene l’approvazione dell’imperatore. Bastasse! Per nulla. Cosimo è inseguito da tentativi omicidi, spade avvelenate, spari mentre è su di una nave, imboscata allorché gli nasce un figlio e corre a vederlo. Scampa, però la sua mente si paranoizza. Scorge nemici tra gli amici, perfino di Alessandro Vitelli teme inganni, del resto non tollera le superbiose presunzioni direttive del Vitelli. Una persona nella sua cerchia, di Cosimo, tradisce? Chi? Vi è qualcuno, sì, un uomo in maschera, l’Ombra, in relazione con Pier Luigi Farnese. Messaggi segreti in luoghi segreti. Quando Alessandro Vitelli sconfigge i congiurati che infine si decidono a battaglia o sono obbligati dal Vitelli, tra gli sconfitti vi sono individui che potrebbero favorire la scoperta di un eventuale traditore di Cosimo ingannatore di Cosimo? L’identificazione dell’Ombra? Mi fermo. Lascio a chi leggerà di percorrere la strada degli eventi.

Di queste peripezie scrive, narra, fa montaggio Patrizia Debicke Van Der Noot la quale vive a Firenze ma non nel XX e XXI secolo ma nel XVI secolo. Mobili, indumenti, luoghi, nomi, cibi, li fa non rivivere ma vivere. Ci trasferiamo nel tempo della narrazione, storia-romanzo non romanzata, realistica, cronaca diretta di chi assiste, precisa e scrive. Avevo letto, della Debicke un libro riguardante un pittore fiammingo e ne ho detto ma questo, L’eredità medicea è di centellinazione evocativa nel possesso dei dettagli dell’epoca scrupolosissima e disinvolta, dentro l’epoca, oltre a tenere in sospeso l’identificazione dell’Ombra, con minimi spunti di suggerimento ai lettori nel coinvolgimento della scoperta. Ma il romanzo è un disegno di personaggi del Rinascimento, la frenesia erotica di Alessandro Vitelli con la consorte, di Camillo con l’amante è letteratura espressiva, la tipicizzazione dei soggetti incisa, le impennate orgogliose di Cosimo, la pazienza ironica e superbiosa di Alessandro Vitelli, la cautela di Ippolito, di Paolo III, la ingenua Margarita che si innamora di Cosimo e Cosimo di Margarita ignorando che non vi è posto per l’amore nel gioco politico dei potenti ma scambio di pedine.

 Alessandro lasciò Cosimo e fu al servizio di Paolo III! Cosimo non riuscì coniuge di Margarita ma di Eleonora di Toledo. Divenne Granduca di Toscana e fu degno di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo il Magnifico. Incredibilmente Pier Luigi Farnese, debosciatissimo, nel tempo mutò personalità, saggio ed operoso, freneticamente ambizioso, ottenne infine Parma e Piacenza, e agì bene, i milanesi e coloro che temevano il suo potere accentratore lo uccisero. Il corso dei tempi perveniva all’assolutismo monarchico, da noi si stava tra feudalesimo e mutamento in organismi più vasti che necessitavano di un potere centrale netto. Ma quella di Patrizia Debicke, almeno in questo libro, si aggira tra Signorie e Principati, alle soglie delle monarchie. Se per farsi storici occorre spirito narrativo ecco un libro che intreccia storia come narrazione: L’eredità medicea.    

(*) L’eredità medicea di Patrizia Debicke Van Der Noot, Edizioni Tea, 302 pagine, 14 euro


di Antonio Saccà