La Mostra del cinema di Venezia punta sull’Italia

mercoledì 26 luglio 2023


Alberto Barbera presenta il programma dell’80ª edizione della Mostra del cinema di Venezia. Il direttore artistico ha definito “molto modesto” l’impatto dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori che sta bloccando le produzioni di Hollywood. I film statunitensi in selezione sono indipendenti e dunque con deroga sindacale come pure gli attori, con qualche eccezione. Sarà per questa lungimiranza o forse non solo che Venezia punta dritto sull’Italia con ben sei film in concorso, cosa di certo rara, su 23 titoli: il film di apertura Comandante di Edoardo De Angelis, con Pierfrancesco Favino nei panni dell’eroico ufficiale di marina siciliano della seconda guerra mondiale Salvatore Todaro, sommergibilista della X Mas, Io Capitano di Matteo Garrone, sull’odissea di due migranti che dal Senegal arrivano nella Fortezza Europa; Lubo di Giorgio Diritti, che racconta una storia di incredibile razzismo nei confronti di uno jenish, un rom svizzero; Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, sulla perdita di innocenza di una giovane attrice nella Cinecittà anni Cinquanta (Lily James); Enea, opera seconda di Pietro Castellitto, anche protagonista insieme a Benedetta Porcaroli, kolossal sulla “grande bruttezza” di Roma, come pure in una apocalittica capitale è ambientato Adagio di Stefano Sollima ancora con Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea.

Ma non sarà una Venezia autarchica, replica subito alle eventuali polemiche, perché le nazionalità rappresentate sono 54 e soprattutto perché “lasciarne fuori qualcuno sarebbe stata una scelta dolorosa, sono diversissimi tra loro, tutti audaci da molti punti di vista, costi inclusi come i 28 milioni di euro di Costanzo, i 16-17 di Comandante e non ultimo perché tutti i grandi festival, a cominciare da Cannes, sostengono i loro film nazionali”. Per restare all’Italia si vedranno anche a Orizzonti Extra, l’esordio da regista dell’attrice Micaela Ramazzotti con Felicità, il nuovo film della 90enne Liliana Cavani, che avrà il Leone alla carriera, L’Ordine del tempo fuori concorso. L’uso dei generi per raccontare il mondo contemporaneo, le tante storie di adolescenti a disagio, senza prospettive, delusi dai genitori, dagli insegnanti, dal governo, una generazione tradita e i fenomeni migratori con storie umane dolorose come nel film di Garrone o in quello “segreto” di Agnieszka Holland che in The Green Border è riuscita a documentare la violenza sui profughi al confine tra il suo paese, la Polonia, e la Bielorussia.

Woody Allen con Coup de Chance e The Palace di Roman Polanski, entrambi fuori concorso, sono destinati probabilmente a più di una polemica, insieme a Dogma di Luc Besson in concorso: tutti e tre registi coinvolti in casi di abusi sessuali e finiti sotto processo, nel caso dell’89/enne regista di origine polacco con condanna in contumacia. “Mi schiero tra coloro che distinguono le responsabilità dell’uomo dall’artista – ha risposto all’Ansa Barbera rivendicando le scelte – e Polanski, che non potrà venire per non rischiare l’estradizione, è un maestro riconosciuto. Allen invece ci sarà, assolto peraltro due volte, mentre per Besson non si è arrivati al processo”.


di Eugenio De Bartolis