A proposito di Dio

mercoledì 26 luglio 2023


Il testo di Mario Scaffidi Abbate “Gli è tutto da rifare”, pubblicato lo scorso 20 luglio, esige considerazioni. Potrebbe rivelarsi ostile alla religione cattolica, in tal caso perderebbe il suo connotato più estesamente teologico che invece è l’aspetto essenziale, e per tutte le religioni intendo. Specie per le religioni creazionistiche. Le quali propongono un Dio creatore, appunto. Scaffidi pone un interrogativo: nei testi sacri monoteistici creazionisti non si scrive di altri mondi, l’universo si confina nella nostra Terra. Ciò, per Scaffidi, vulnera le scritture, in quanto Dio è creatore degli universi o dell’universo, non solo della nostra Terra. In effetti i testi sacri monoteisti creazionisti si limitano al nostro pianeta, ed anche quelli pagani non creazionisti. È il problema: che non si dà segno degli altri pianeti, altri mondi, perfino altri universi? Assolutamente no. Il problema antitetico del creazionismo è l’impossibilità di concepirlo. Se Dio è totalità dell’essere non può creare! La Totalità non può creare. Meno che mai fuori di sé e assolutamente mai ex nihilo. Se Dio è tutto l’essere, tutto ciò che esiste è in Dio ed il nulla è inconcepibile. Dunque: la questione non è concepire se Dio ha creato solo la Terra o anche altri mondi inconsiderati dalle religioni monoteiste, e anche pagane, ma che la creazione è inimmaginabile, inconcepibile, per le ragioni dette: la totalità dell’essere non può creare essendo totalità, meno che mai dal nulla o fuori di sé. Non è pensabile un “fuori di sè” della totalità, non sarebbe totalità.

Scaffidi avverte la china che invaliderebbe un Dio creatore. Nota che un termine – “barà” adoperato da Mosè – non significa creare bensì formare: Dio dà forma alle cose. Attenzione, occorre precisare radicalmente: Dio crea o forma? Le conseguenze antitetiche le ho espresse. Un Dio creatore è impensabile, la totalità non può creare. Ma un Dio che dà forma è ancor più insostenibile. Aperion (Anassimandro), Nous (Anassagora), Logos (Eraclito), Demiurgo (Platone), il Dio che ordina la caoticità è insondabile. Se l’ossigeno si accorda con l’idrogeno e “forma” l’acqua, abbiamo una connessione di elementi, nessun bisogno di un intervento divino. Se dopo l’esplosione della “particella singolare” la temperatura, scemando, consente la “formazione” degli elementi, questo accade per le virtù intrinseche degli elementi, senza alcun intervento esterno divino. Se vi è la gravitazione è secondo la capacità dei pianeti, che bisogno c’è di Dio? Né come creatore né come ordinatore e suscitatore delle forme Dio è ipotizzabile. Allora, escludiamo le religioni? E perché? Sono manifestazione di bisogni decisivi: ipotizzare una ragion d’essere dell’essere (Dio creatore), un editore della natura, un Giudice morale, un Padre soccorrevole, un dispensatore di immortalità, e quant’altro. Specialmente un sigillo di identità dei popoli. Ogni popolo ha il suo Dio, gelosissimo e mal disposto verso altri Dio, “non avrai altro Dio fuori di Me”. In nome di questo culto connotativo, si hanno le concezioni storiche delle varie civiltà: arte, culti, eroi, santi, guerre, odio, menzogne, non più delle religioni politiche e delle ideologie e degli interessi. Personalmente, sono un cattolico culturale, vale a dire: considererei una catastrofe se chiese, statue, quadri, musiche, la lingua latina, amata e coltivata da Scaffidi perissero, non dico la civiltà greco-romana, vertigine della nostra sostanzialità. Come è possibile sentirsi cattolici culturali e soprattutto greco-romani? Il Cattolicesimo non è il Cristianesimo, anzi, è l’erede della religione estetica greco-romana. E mi sembra un suicidio culturale spezzare i legami con la religione estetica verticale, l’Ortodossa, che si inoltra nella divinizzazione delle Icone. Le religioni sono umane. Tutto ciò che è nel mondo resta nel mondo anche se l’uomo lo ritiene presente in altre realtà. Ma, ripeto, non può esistere trascendenza dalla totalità. Neanche Dio può trascendere l’essere. Esiste l’esistente, gli esistenti, non dopo i nomi.

Carissimo Mario, il nome denomina, non crea la “cosa” e se non esistesse la “cosa” non verrebbe il nome. E torna la questione: ma perché esigere una creazione, un ordinatore? Fermiamoci alla realtà: l’essere è. Anzi: gli esseri sono. Come mai, perché? A chi chiedere? Le “cose” non rispondono, l’uomo “inventa” risposte. Bene, occorre mantenere la fantasia. Ma le nostre invenzioni restano nel mondo, e le stesse religioni svaniscono insieme a Dio o agli dei. Che resta? L’arte, la civiltà. E non è il linguaggio, non sono le parole a creare le cose, le cose esistevano prima, assai prima, dell’uomo. Non diremmo cielo se non esistesse il cielo. Tutto è esistito senza di noi ed esisterà senza di noi. Ma noi abbiamo sognato ed i nostri sogni furono e sono civiltà, quando lo furono e lo sono. Per il resto, ignoriamo tutto. Anzi sappiamo tutto: l’essere è, gli esseri sono, muti, sordi, ciechi. Mario Scaffidi nomina talvolta qualche mio libro “teologico” che terrà in conto nel libro che Egli scrive, non so se si riferisce a “Il padre di Dio” o ad “Oltre Dio -Metafisica del nulla”. Entrambi volgono in questa concezione: Dio è inspiegabile, ha bisogno di un padre (una ragion d’essere), e l’unica metafisica è il nulla (il nulla sapere di ciò che esiste, non comprendere come mai esiste l’essere, da non confondere con l’assurdo, alla francese, o meno che mai con il “nulla” come esistenza del nulla, secondo Heidegger, modi inappropriati della onesta dichiarazione: non sappiamo come mai esiste l’esistenza.

Se un individuo o un popolo sentono il bisogno di un Dio, credano in quel che sentono, trasformino il sentire in fede e volere, secondo la perfetta concezione dei francescani medievali (Scoto, Ockam). La religione non ha nessun bisogno della ragione. E la ragione non ha bisogno della religione, al contrario di quanto propongono i domenicani e la Dottrina ufficiale della Chiesa cattolica. Sia che sia, un bisogno comune esiste: vivere ogni istante con estrema passione di vivere, amare la vita e, chi ama la vita, crescere in sé la vita e donarla per straripamento vitale, onde che scavalcano i ponti ed invadono le piazze. Lo scopo della vita? Vivere! Chi sente e vuole. Libertà netta. Individualizzare il senso della vita. Poi, la somiglianza delle determinazioni individuali suscita comunità ma comunità di individui, l’individuo non è superabile. Dio, come creatore, come ordinatore, non dà senso all’uomo né a se stesso. Come mai esisterebbe, perché creerebbe, perché ordinerebbe? Nessuno lo sa. Lasciamolo interamente alla fede, per chi sente e accetta, vuole il sentire che esiste Dio. Di certo abbiamo la vita, terranea, ed il feroce Divenire, genitore del Tempo, suscitatore del perire senza rinascere (o non lo sappiamo, lasciamo anche questo evento alla fede).

Cattolici, atei, musulmani, ortodossi, protestanti, induisti, buddisti, nella libertà della propria individualità, all’interno di una esclusiva ed unica certezza: la vita finirà, in ogni caso, l’aldilà è una ignota presenza non presente. In questa vita breve, ma certa, che farai? Arte, bellezza, civiltà, lotte, miseria, degradazione? Non chiedere né all’essere né a Dio. Chiedilo al tuo io!


di Antonio Saccà