Il saggio di Adriano Fabris per un rilancio della fede religiosa

venerdì 21 luglio 2023


“Non c’è più fede in questo mondo”. Con queste drastiche parole si apre la riflessione di Adriano Fabris nel suo ultimo saggio, La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere (Morcelliana 2023, 144 pagine, 12 euro). È un’affermazione molto forte che può essere interpretata anche come un’iperbole concepita per lanciare un grido d’allarme. Effettivamente il problema che esamina Fabris è assolutamente attuale se si pensa che sono, anno dopo anno, in continuo aumento le persone che si definiscono atee, agnostiche, incredule o irreligiose. Circa il 15 per cento della popolazione mondiale è atea o non religiosa. Si tratta di un consistente gruppo posizionato al terzo posto, dopo i cristiani e i mussulmani. Sono dati ormai consolidati che denotano una profonda crisi della fede religiosa. 

È un fenomeno che investe soprattutto il Cristianesimo che, come ha evidenziato Umberto Galimberti nel suo saggio significativamente intitolato Cristianesimo, la religione dal cielo vuoto (Feltrinelli, 2015), “ha perso la dimensione del sacro. Il suo cielo si è fatto vuoto. Alzando gli occhi dalla Terra, altro non è dato scorgere se non il nulla che, come una notte nera senza stelle, spegne anche lo sguardo. È ancora in grado l’Occidente, e il Cristianesimo che è la sua anima, di varcare le porte del nulla?”. È questo, in sostanza, il medesimo interrogativo a cui Fabris cerca di dare una risposta nel suo saggio, esaminando il problema acutamente in tutti i suoi aspetti, senza cercare scorciatoie o facili soluzioni.

Nel mondo, segnatamente nell’Occidente, ormai pienamente secolarizzato (“età neomoderna”, secondo la definizione proposta da Fabris) la fede è obnubilata da un essere umano circoscritto nelle sue esigenze strettamente materiali con la conseguenza che essa è stata bandita, esposta a “fraintendimenti, deviazioni, depistaggi” oppure confusa con credenze, che nulla hanno a che fare con la religione. E, tuttavia, l’autore del saggio ritiene che, pur in questo stato di smarrimento persiste il bisogno di credere, anche se non sono più le grandi religioni monoteistiche ad orientare la dinamica religiosa in un mondo dove parallelamente alla crescita degli atei si assiste alla crescita dei “credenti autonomi”.

In questo quadro, Fabris afferma che la fede per uscire dalla fiera delle credenze deve riaffermarsi come sentimento che “coinvolge l’essere umano e gli cambia la vita”. Fabris è lontano dalla pretesa scolastica di dimostrare l’esistenza di Dio attraverso forzati argomenti razionali e, invece, ripropone quell’incrollabile fede, affermata nel Vangelo di Marco, che “muove le montagne” e, sembrerebbe, quasi un ritorno a Tertulliano con il suo Credo quia absurdum.

(*) La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere di Adriano Fabris, Morcelliana 2023, 144 pagine, 12 euro


di Laura Bianconi