Educazione estetica

venerdì 21 luglio 2023


Onde, correnti, svolgimenti, il divenire. Per un lungo periodo Nazione, Patria, eroismo costituirono gli ideali della società. Successivamente l’unione universale del proletariato e il proletariato come soggetto di una nuova civiltà, realizzatrice delle promesse borghesi giudicate inattuate. Patria, Nazione furono destituite di valore anzi reiette, in quanto ragione di deformazioni cruente: nazionalismo, dominio, guerre. Queste le accuse. Ma anche il proletariato ebbe lento ma decisivo oscuramento eclissante. Non parve capace di nuova civiltà né di avvicinamento mondiale fraternizzato. Allora, incredibilmente, si pervenne al culto del sottoproletariato, concretamente: l’Unione Sovietica sorpassata dalla Cina, la rivoluzione non aveva necessità esclusiva del proletariato, pure i contadini rivoluzionavano, e gli intellettuali europei, molti, esaltarono questo passaggio, perfino il culto del Terzo mondo in sé, purché non fosse Occidente. Anche questa luna si oscurò, non la Cina, anzi, tutt’altro, il sottoproletariato non era rivoluzionario e arrecante nuova civiltà, tutt’altro, accadeva però che l’intero mondo si pervadeva della mentalità economicistica dell’Occidente. Una rivoluzione al contrario.

Niente di nuovo? Nessun timore, il divenire esige i mutamenti e li suscita. Perché non rendere l’omosessualità il nuovo valore? E dopo e con l’omosessualità il femminismo? Fondamenti ne esistevano, omosessuali e donne sono stati avviliti per anni, anni. Ma si oltrepassano le mete. La transgenesi, laboratorializzazione della natura, umana, animale, vegetale, pervenendo alla sostituzione dei viventi secondo natura con l’Intelligenza costruita artificialmente innestata in un robot, spezzare la temporalità con il Metaverso onnipresente, e l’identità con la negazione della Storia, con la disarticolazione sessuale, con le mescolanze migratorie. A tal punto l’individuo è spiantato, non ha sicurezza alimentare, sessuale, storica, associativa, dubita se sussiste bisogno della sua presenza nel lavoro, addirittura. Confuso e superfluo l’uomo, la persona, gli individui in specie occidentali non sanno chi essere, esistono inessenzialmente.

E cercano di rivalorizzarsi secondo i sostegni del passato, rischiando interdizione. Elogi l’uomo e la donna, i cibi naturali, la tua civiltà, l’arte qualitativamente, soffri l’aberrante fenomeno: i mezzi di comunicazione rendono importante l’irrilevante alterando il giudizio, la comunicazione schianta l’espressione? Non puoi dirlo, sei “aristocratico”, elitista, superomistico. E però una rivoluzione è avvenuta, al di là di quelle teorizzate: l’indifferenziazione, non la democrazia liberale selettiva che costituiva anche antidoto al superomismo schiavistico razzista della “caste”. Mal si comprende la modernità se trasandiamo che i sistemi autoritari occidentali provengono da democrazie non selettive, sicché la tutela della qualità (presunta) viene affermata ed imposta con violenza, la giustificazione: ciò avviene per salvare, appunto, l’aristocrazia dello spirito. Necessario: le democrazie non devono decadere e mantenersi liberamente selettive.

Rifondare qualitativamente le democrazie liberali, l’aristocrazia dello spirito all’interno delle democrazie liberali selettive, e la natura naturale, la storia propria, non per escludere gli altri ma per includere se stessi nel proprio paese, il culto della civiltà che non si limita al semplice stare insieme accomunato (la comunità ha i suoi rischi, da parlarne), e ridare all’arte il primato. La scienza e la tecnica sono portentose ma non sono “espressive” e non contengono senso. L’uomo connota la sua qualità non tanto nella conoscenza piuttosto nella bellezza. La scienza e la tecnica sono utili, l’arte è bella. Ed è “pacifica”. La scienza e la tecnica possono distruggere, i maggiori scienziati temono le loro scoperte. L’arte suscita amore ammirativo. Si percepisce il valore sociale della bellezza? Gli effetti mentali nell’ascoltare, vedere, leggere un capo d’opera?

Percepiamo la vita in forme salutari Suggerirei una scuola eminentemente “estetica”, non contro l’utilitarismo e la cognizione scientifica, no, per non ridurci esclusivamente all’utilitarismo ed alla conoscenza avaloriale e disponibile alla distruzione appunto perché avaloriale. Disponibile al bene ed al male. Gli antichi sostenevano che la bellezza è inferiore soltanto al Bene o al Vero, qualche santo che la bellezza portava a Dio, è una Sua impronta (San Bonaventura: Itinerarium mentis in Deum). Sarei più radicale, la bellezza è il bene. Ma vale considerarla un itinerario al Sommo Bene, per chi crede esistente il Sommo Bene. La bellezza esiste di sicuro.

 Quando Giorgio de Chirico mi invitò nella sua abitazione, a Piazza di Spagna, entrando, su di un tavolo volti lisci senza naso occhi bocca, levità in lucente bronzo, ed alla parete un quadro alla Canaletto, una gondola che sembrava tirata in senso opposto e si “vedeva” questa forza che la immobilizzava vibratamente in una tensione allo spasimo. Impossibile non sostare.

De Chirico con minimi compiacimenti imbronciati guardava me che guardavo. La bellezza cambia i valori dell’esistenza. Anzi: dà valore all’esistenza. Anche nella classe politica appare una diversa consapevolezza, oggi. Certe regie specie di opere liriche sono inudibili e non visibili. Occorre educare il pubblico all’approvazione ed alla repellenza, Saper distinguere la catastrofe dall’originalità. La catastrofe sotto manto di originalità interpretativa. La ipotetica originalità non vale se non vale. Non basta modificare. Ma occorre cultura. Educazione estetica. In ogni campo.


di Antonio Saccà