Visioni. Il bellissimo doc “Laggiù qualcuno mi ama”: Troisi secondo Martone

venerdì 21 luglio 2023


Massimo Troisi è stato un cineasta totale. Un tenero interprete, un folgorante sceneggiatore, un grande regista. Mario Martone ne è stato profondamente influenzato. Per queste ragioni, ha voluto dichiarare il proprio amore incondizionato nei confronti dell’autore di Scusate il ritardo, attraverso un documentario, Laggiù qualcuno mi ama. Una produzione Indiana Production, Vision Distribution e Medusa Film, in collaborazione con Sky. Il film è stato presentato al Festival del cinema di Berlino 2023, ed è uscito nelle sale italiane distribuito da Medusa. In seguito, è approdato sulle piattaforme digitali di Prime Video, Now, Paramount+, Timvsion, Netflix e su Sky. A settant’anni dalla nascita, trenta dalla scomparsa, Martone omaggia Troisi firmando un intenso documentario, che prende le mosse dal montaggio delle scene dei film, insieme a materiali inediti come le poesie, le paure e le riflessioni private dell’attore. I gesti ricorrenti, l’orgogliosa timidezza, la dolorosa autoironia, l’attenzione agli insondabili sentimenti amorosi, il tema della morte presente in tutta la sua poetica. Il racconto messo in scena da Martone, con coerenza, approfondisce la visione del mondo dell’attore, segnata, inevitabilmente, dal suo precario stato di salute. Naturalmente il documentario mostra numerosi frammenti teatrali e televisivi, scene di film, interviste, immagini private, indispensabili omaggi al maestro del cinema Ettore Scola, al divo Marcello Mastroianni, al campione Diego Armando Maradona, allamico musicista Pino Daniele e al compositore Premio Oscar per il film Il postino, Luis Bacalov. Ma sono presenti anche una serie di appassionate testimonianze: da Anna Pavignano, co-sceneggiatrice di tutti i film di Troisi, allo scrittore Premio Strega Francesco Piccolo, dal regista Premio Oscar Paolo Sorrentino al montatore Roberto Perpignani, dagli attori Ficarra e Picone ai critici Goffredo Fofi, Federico Chiacchiari e Demetrio Salvi, fino al regista del Postino, Michael Radford.

L’intento di Martone è evidente. “Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita”, afferma. A suo avviso, prima ancora che un irresistibile comico, Troisi è stato un regista paragonabile a uno dei corifei della Nouvelle Vague, François Truffaut. Addirittura, confronta la crescita del personaggio alter ego del regista francese, Antoine Doinel (sullo schermo, l’attore-feticcio Jean-Pierre Léaud), a quello del giovane Troisi, impegnato, attraverso i suoi film, nella scrittura di un lungo romanzo di formazione. Martone non è interessato al fenomenale successo di pubblico registrato da Troisi. Ma al suo percorso d’autore. Dagli esordi al Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano (Napoli), con il trio La Smorfia (formato dallo stesso Troisi, insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro), passando per la collaborazione con il teatro politico di Dario Fo, fino alla tivù, infine al cinema. Da Ricomncio da tre alle scene conclusive, tratte dal film Il Postino. Per Martone, Troisi è stato un autore di ricerca. Lo testimonia il film-saggio che gli dedica. In cui evita l’omaggio accorato. Ma propone una rivalutazione critica tout court. Così, tra le interviste, non a caso figura quella di un critico come Goffredo Fofi, autore di un celebre studio su Totò. L’uomo e la maschera, con la collaborazione di Franca Faldini, vedova del principe della risata. Per entrare nei meandri di Troisi, Martone si affida ad Anna Pavignano, co-autrice delle pellicole dell’attore e, per lungo tempo, sua compagna. Da questo confronto affiorano registrazioni vocali, appunti, liriche, diari. La personalità di Troisi emerge in maniera inedita e dolente. Martone ha già raccontato un altro grande autore napoletano in suo mirabile film, Qui rido io (2021): la parabola umana e artistica di un gigante del teatro come Eduardo Scarpetta (cui dà il volto un mimetico Toni Servillo). Allo stesso modo, il regista affronta la complessità autoriale di Troisi nella cultura popolare e artistica. Ecco che l’interprete di Pensavo fosse amore… invece era un calesse viene confrontato con artisti eretici come il regista e poeta Pier Paolo Pasolini e il fumettista e disegnatore Andrea PazienzaLaggiù qualcuno mi ama è un bellissimo ritratto privato e poetico di Massimo Troisi. Un’opera di critica che ne promuove la straordinaria importanza nella storia del cinema italiano. L’unico difetto del documentario riguarda l’assenza di alcuni numerosi testimoni, interpreti dei film di Troisi: Lello Arena, Enzo Decaro, Giuliana De Sio, Roberto Benigni, Maria Grazia Cucinotta, Francesca Neri, Jo Champa, Fiorenza Marchegiani, Amanda Sandrelli, Marco Messeri, Massimo Bonetti, Angelo Orlando. Ma, anche qui, come nel coevo ricordo de Il mio amico Massimo, grande assente è l’attrice Nathalie Caldonazzo, l’ultima compagna di vita.


di Andrea Di Falco