Visioni. “Il profumo dell’oro”, un’autoparodia sul potere del denaro

venerdì 14 luglio 2023


Il profumo dell’oro è una verbosa commedia sul potere del denaro. Un’autoparodia di uno dei generi amati dal cinema a stelle a strisce: l’heist movie. Diretto dal francese Jérémie Rozan, il lungometraggio (in lingua originale Cash) è arrivato su Netflix il 6 luglio. Il film, scritto dal regista insieme a Victor Rodenbach e Aurélien Molas, prodotto da 2425 Films, è volutamente governato da un approccio leggero che mal si concilia con il confuso tono da film di rapina. L’opera, ambientata a Chartres, cittadina nel nord della Francia tagliata in due dalla Loira, racconta le fortune di una fabbrica che produce profumi, di proprietà della potente famiglia Breuil. Il personaggio principale è Daniel Sauveur (un compiaciuto Raphaël Quenard), un magazziniere impiegato nell’azienda, presente, insieme alla sua voce stucchevole voce fuori campo, quasi in ogni scena. Il suo desiderio di rivalsa lo porterà a compiere una colossale truffa ai danni del proprio datore di lavoro. Ad aiutarlo nell’impresa criminale, insieme a numerosi sodali, sarà l’amico d’infanzia Scania (un anonimo Igor Gotesman).

Dapprima Daniel ruba i profumi e li rivende sul Web, dopo che Béatrice (un’altera Nina Meurisse), la moglie fedifraga di Patrick (un timido Antoine Gouy), direttore dell’azienda, regala un flacone a tutti i dipendenti. Rivenduto online da Daniel, quel profumo costituirà il punto di svolta per un piano ben calibrato. Ma all’interno della squadra non tutti remeranno dalla stessa parte. Tra presunti colpi di scena e ammiccamenti alla macchina da presa, Rozan è convinto di aver girato un film adrenalico. In realtà, il gioco è di facile intuizione e di sicura noia. Il regista prova a mantenere alto il ritmo. Ma alla fine non fa che confondere. E, nonostante Daniel cerchi costantemente di spiegare l’origine del colpo e la sua evoluzione, il film risulta approssimativo e pieno di informazioni inutili. In definitiva, la vera truffa non risulta ordita ai danni dell’odiata famiglia Breuil, ma, con tutta evidenza, ha un solo obiettivo: lo spettatore. Il profumo dell’oro è una sorpresa negativa. Pessima la storia, inadeguati gli interpreti e risibile il contesto socio-politico.


di Andrea Di Falco