martedì 4 luglio 2023
Il libro del pensatore e filosofo Giorgio Agamben, Quello che ho visto, udito, appreso... suscita curiosità perché esce dai precedenti percorsi di ricerca. Viene stabilita una “soglia” che a pagina 44 l’Autore definisce come il luogo migliore per comprendere l’intramondo dove albergano gli Dei come sapienza suprema. L’intelletto è una porta che si apre in mille rivoli, con contributi individuali come le molte diversità dei colori delle ceramiche che coprono le moschee. Siamo tutti una pluralità di pensanti che percorre una unica strada (pagina 36).
A prima vista, le cinquantotto riflessioni contenute in questo piccolo libro di settanta pagine sembrano quelle di un diario senza data. Non può dirsi un testamento né una resa dei conti con sé stesso. Il testo ci fa capire che non esiste una verità prima, ma solo errori primi (pagina 6).
Nonostante le sue piccole dimensioni, è un volumetto denso di riflessioni, esplorazioni, suggerimenti, stati d’animo. La lettura è scorrevole. Il punto di vista è quello dell’esule eterno (pagina 50) che non ha più interesse a salvarsi, e ciò avviene quando finisce per non pensarci più (pagina. 53). Agamben dimostra di non essere attratto dalla parola scritta. Non è un privilegiato veicolo di conoscenza quando incontra a Ponza un gruppetto di donne analfabete che recitano a memoria la Bibbia con una calma cantilena (pagina 54).
Le pagine sono un resoconto di viaggio costruito su sensazioni, immagini, stati d’animo, silenzi, incertezze. Ce lo dice chiaramente quando scrive che in origine gli umani sono stati mandati fuori dall’Arca (pagina 61). Non hanno trovato nulla, ma non sono ritornati. Agamben regala riflessioni fulminee a coloro che intendono oltrepassare i muri delle passioni come limite (pagina 31) e del linguaggio che è in lotta eterna con il pensiero (pagina 35).
Il testo breve ci ricorda i percorsi fantasmagorici de Il Milione e le narrazioni dei viaggiatori del mondo antico, medievali, rinascimentali e contemporanei.
Se ci pensiamo, tutti loro ci inducono a pensare che la meta siamo noi stessi.
(*) Giorgio Agamben, “Quello che ho visto, udito, appreso…”, Einaudi 2023, euro 16.
di Manlio Lo Presti