Indiana Jones, “Il Quadrante del Destino”

martedì 27 giugno 2023


Dal 28 giugno uscirà nelle sale italiane l’ultimo film di Indiana Jones “Il Quadrante del Destino”, per la regia James Mangold con Harrison Ford (Indiana Jones), Phoebe Waller-Bridge (Helena, la sua figlioccia), Mads Mikkelsen (dottor Voller, fisico geniale e nazista convinto), Antonio Banderas (Renaldo), Basil Shaw (padre di Helena e collega di Jones), John Rhys-Davies (Sallah, l’amico arabo del professore).

Chi vuole rubare il tempo? E soprattutto per farci che cosa? Oltre ricevere il frutto proibito dell’immortalità che, poi, sarebbe una noia assoluta? Stavolta, “Indy” (il mitico archeologo che tramuta i guai in veri e propri miracoli) attraversa mezzo mondo per correre dietro a un folle dottor Stranamore nazista (ma poteva essere altrimenti?), dottor Voller, che manda gli americani sulla luna con i suoi razzi spaziali, mentre rincorre in segreto, dal 1945, il “Quadrante” di Archimede.

Tra Jones e il suo mortale nemico tedesco, circondato da spietate SS in abiti civili, partirà per tutto il film, fino all’epilogo, una sfida memorabile per appropriarsi di uno stranissimo proto-Stargate, inventato addirittura da Archimede. Il quale, non solo era un genio della scienza, ma anche un abilissimo prestigiatore che giocava a nascondere la cosa più preziosa che avesse scoperto durante la sua meravigliosa vita.

Già, ma dove trovare la sua tomba? In fondo al mare? Nelle viscere della terra? Per scoprirlo, Indy fa la sua ennesima Cavalcata delle Valchirie in sella a trabiccoli ultraveloci a tre ruote, che come tanti ratti, filano a velocità folle tra gli strettissimi vicoli di una bella città araba, in una gara mozzafiato e altrettanto paradossale con auto di grossa cilindrata.

Nelle scene di gioventù, invece, si vedrà il professor Jones lottare fino al limite delle umane forze e con acrobazie quasi soprannaturali per sfuggire al nemico uncinato, ora correndo sul tetto di un treno che marcia verso Berlino verso la fine della guerra, ora in gara con i sidecar tedeschi di scorta ai convogli. Il tutto in compagnia di una meravigliosa figlioccia mercenaria che, a sua volta, è l’inseparabile compagna di un suo complice dodicenne, lesto di mani e malandrino come ce ne sono pochi, che somiglia come una goccia d’acqua al ragazzino della Lampada di Aladino.

Così Indy passa attraverso le sue due epoche “normali” transitando per le avventure gioventù, ritornando poi al presente altrettanto turbolento dell’età matura del primo uomo sulla luna, per finire dentro uno spazio-tempo innaturale e denso di mistero.

Mare, terra e cielo sono i tre elementi in cui si muove Jones come in un liquido amniotico, per schivare al solito un’arma in agguato, che semina implacabile cadaveri tutt’intorno a lui. Scenari tempestosi, in cui gli uomini e le donne non sono mai né veramente buoni, né cattivi sino in fondo, grazie alla stupidità umana che vede un monumentale Golia malvagio beffato dal piccolo Davide perché, in fondo, lui troppo grande non passa per uno stretto cunicolo allagato, e la smagliatura nella grata rappresenta una trappola mortale per la sua taglia forte.

Alla ferocia nazista degli scampati a Norimberga, che cercano una rivincita tentando di cambiare la storia passata, si contrappone da parte di Jones la tenerezza del lutto personale e degli affetti perduti, che affiorano come relitti dal fondo dei suoi ricordi di famiglia.

Dal sole rovente del Mediterraneo si passa, per alchimie narrative complesse, a caverne marine o terrestri infestate da migliaia di serpenti d’acqua, o da una miriade di scolopendre che rimangono incollate ai vestiti come tante sanguisughe. Non mancano i pugni, sempre azzeccati e preferibilmente da ko, portati al bersaglio da ruvide braccia maschili o da eleganti mani femminili solide come il ferro.

Il “Quadrante del Destino” è soprattutto un discorso sull’amicizia e i suoi indelebili ricordi che, come il vino buono, invecchiando si rafforzano.

Stavolta, come non mai, c’è da dire emulando Tiziano Terzani che “La Fine è il mio Inizio”. Per capire perché, però, non resta che passare centoquarantadue minuti in compagnia dello scatenato archeologo, il più famoso e il più simpatico del mondo.


di Maurizio Bonanni