Giù le mani dalla Venere di Botticelli

venerdì 21 aprile 2023


Ah, ma non è tutta sempre e soltanto colpa dell’anglosassone cancel culture, woke e politically correct... anche noi ci mettiamo un notevole impegno non soltanto nel renderci risibili, ma a devastare l’immagine straordinaria dell’arte italiana e di conseguenza della sua civiltà nel mondo.

La “trovata geniale” questa volta del tutto “autarchica”, è stata approvata dal ministro del Turismo, Daniela Santanché, evidentemente ignara che l’Arte, quella con la maiuscola, si promuova da sola nella propria integra purezza originale, senza “ammodernamenti”.

Certo, se si vuol fare un discorso di creatività artistica, allora può essere diverso, e quindi Marcel Duchamp bene fece a mettere i baffi alla Gioconda, ma non è questo purtroppo il caso. Pessimo poi lo slogan ibrido, in un improbabile italiano-inglese che fa rimpiangere il memorabile Nando Mericoni di Un americano a Roma, interpretato da Alberto Sordi: “Italia open to meraviglia”.

Non è una koinè, non un gramelot, non una lingua franca ma un obbrobrio che starà facendo rivoltare i grandi della lingua italiana, a cominciare da Dante, nelle loro tombe monumentali e che avrebbe infastidito anche il monaco dolciniano Salvatore ne Il nome della rosa.

Un conto sono le “provocazioni” artistiche, o i “meme”, altro un uso dell’arte più alta e nobile del nostro Paese che non soltanto non aiuta, ma svilisce la ricchezza inestimabile di tali opere. Non è questo il modo migliore di fare “promozione”, né creare arte su arte da altra arte, ma è invece un molto discutibile tentativo di ridurre tutto alla pubblicità dei cartelloni lungo le strade provinciali; è la “provincializzazione” dell’arte, non la sua estensione a livello mondiale, cosa della quale peraltro non ci sarebbe bisogno.

La nascita di Venere di Sandro Botticelli è nuda, un compendio di simboli, di miti e di spiritualità di quel Rinascimento “pagano” che non si discosta di una sola virgola da quello “cristiano”, sorge da una conchiglia sulle acque, già perfetta proprio nella sua castissima nudità; perché l’amor sacro è sempre privo d’orpelli e si mostra così com’è all’occhio dell’uomo sapiente. Invece, non soltanto le hanno messo i soliti “braghettoni” ma pure i jeans, per renderla più alla moda, come se la Venere, già cantata da Ugo Foscolo, non fosse eterna e dunque al di sopra di qualsiasi moda attuale e pertanto destinata a scomparire in breve tempo.

Venere, non “in pelliccia”, ma in bicicletta davanti al Colosseo, unificando in un’unica immagine i luoghi comuni di differenti città, più o meno come comprare la Torre di Pisa in resina che vendono ad ogni bancarella a Roma insieme al David di Michelangelo. Ancora non paghi, aggiungono la divinità greca dell’amore carnale, seduta a un tavolo sulla “vista mozzafiatri” del Lago di Como, intenta a mangiare una fetta di pizza napoletana. Praticamente un Gran Tour d’Italie che dà l’esatta cifra di come venga pensato il turismo oggi, tanto da far rimpiangere le epiche ed epocali zingarate in Amici miei di Mario Monicelli, laddove, dopo aver abilmente sottratto le macchine fotografiche ai turisti ignari, i “geni del male” fiorentini si divertono a fare il loro cosiddetto “Souvenir d’Italie”, fotografandosi a vicenda le parti intime, con didascalici commenti artistici. Altra e alta classe, quella!

Mi permetto dunque di suggerire una maggior attenzione nella scelta strategica delle immagini e soprattutto delle opere d’arte da utilizzare per promuovere le infinite bellezze del nostro Paese, il ministro Santanché, magari consultandosi prima con qualcuno che l’arte la conosca veramente e non ami vederla ridotta di livello in tal maniera; per di più, del tutto inefficace se non controproducente a livello comunicativo. La cultura serve a questo, a conoscere cosa utilizzare e come farne l’uso migliore, efficace e corretto.

Andrà meglio la prossima volta, magari... forse.


di Dalmazio Frau