mercoledì 19 aprile 2023
Colpa, se colpa si vuol dare, di Oreste Del Buono. Lui spazza via ogni residuo di dubbio e perplessità. Si parla un giorno di libri ed autori, ne conosce un’infinità per il suo lavoro e l’insonnia che non lo debilita. Elogia Liala, Carolina Invernizio. Legge in viso la perplessità, sorride: “Sai quante ragazze umili del principio del secolo, a forza di leggere che la principessa o la marchesina, prima dell’incontro fatale con il pilota o l’ufficiale di cavalleria, si fanno il bagno, si profumano, cambiano la biancheria intima? Così’, anche loro per essere un po’ principesse, un po’ marchesine...”.
Sì: un buon libro non deve per forza annoiare. Anzi, può e deve divertire; e forse proprio quando diverte, appassiona, ti incolla pagina dopo pagina fino all’ultima, è un buon libro, un buon romanzo, una bella storia.
Buone storie e bei libri sono quelli di George Simenon, e mai che un suo racconto ti strappi uno sbadiglio, un “uffa!”. Formidabile autore è Mark Twain col suo “Tom Sawyer” e il suo “Huckleberry Finn” e perfino quando si mette in testa di scrivere una monumentale storia di Giovanna D’Arco. Non per nulla Ernest Hemingway lo ritiene il padre della letteratura americana.
Niente steccati, niente prevenzioni, dunque. Piuttosto, un “salto”. All’Onu discutono una risoluzione di condanna dell’attacco russo all’Ucraina. Passa a larghissima maggioranza: 141 paesi favorevoli, 32 si astengono, altri 12 scelgono di essere assenti. Sette dicono di no. Con la Russia si schierano i soliti: Bielorussia, Corea del Nord, Siria. Con Mosca si schiera anche il Nicaragua, e fa cinque. Gli altri due? Eritrea e Mali. Una sorpresa, per chi non presta molta attenzione a quello che accade in Africa. La visiva prova che il ministro degli Esteri Sergei Lavrov non si limita ad accodarsi alle minacce contro Stati Uniti e Unione Europea. Si possono mettere insieme delle tessere e piano piano prende forma un mosaico inquietante: manovre navali congiunte Russia, Cina, Sud Africa. Dei due paesi africani contrari alla mozione di condanna s’è detto. Tra gli astenuti ben 19 sono africani e 7 tra gli assenti. Praticamente mezza Africa non condanna Mosca e la sua invasione. L’Eritrea è da tempo terra perduta per l’Occidente, una specie di Corea del Nord; ma il Mali? Che accade a Bamako e dintorni? Tra il lusco e il brusco al posto della vecchia e gloriosa Legione, dei parà di Camp Raffalli in Corsica ora troviamo i mercenari delle brigate russe Wagner: le stesse che si sono impiantate in Libia, in Siria, che combattono in Ucraina e in chissà quanti altri luoghi “dimenticati”. Il 14 maggio 2021 in Mali si consuma un golpe, il paese viene sospeso dall’Ecowas, dalla Francofonia e dall’Unione africana. I francesi che nella loro ex colonia hanno sempre esercitato una sorta di controllo, nel 2022 vengono cacciati. Non è solo il Mali. In tutta quella parte di Africa che parte dall’Oceano Indiano e arriva all’Atlantico, cinesi, russi, guerriglieri e terroristi islamici al soldo di questo o quello, gli americani certo, ma anche gli inglesi e i francesi, si contendono terre miserrime, dove l’alternativa al morire di fame è fuggire; ma al tempo stesso sono ricchissime di minerali “rari” che fanno gola a tutti, e tutti sono disposti a tutto pur di accaparrarseli.
Signoroni, chiederà qualcuno, che c’entra in tutto questo? Signoroni è il Gérard de Villiers italiano. Avete letto qualche suo “romanzetto”? Sì, d’accordo: il suo personaggio, il principe austriaco e agente esterno della Cia Malko Linge è rozzo e stucchevole. Nulla a che vedere con James Bond. Ma è altra la “polpa”. Procuratevi qualcuno dei suoi duecento e passa romanzi, è sorprendente come le sue storie siano in singolare sintonia con eventi contemporanei che dopo breve tempo si verificano. Non è certo Nostradamus. Semplicemente avrà buone fonti, buona documentazione, capacità di collegare fatti che appaiono tra loro distanti.
È il metodo di lavoro di Secondo Signoroni. Il protagonista delle sue storie è un carabiniere, Dario Costa. Nell’ultima (per ora), si racconta di due membri inglesi dell’Oms e di un funzionario della Croce Rossa massacrati al confine tra Tanzania e Mozambico. Da qui si scivola a un vorticoso traffico di droga e armi. Senza dilungarsi troppo, la storia si dipana tra integralisti salafiti, pirati somali, petrolieri, trafficanti, politici corrotti, mercenari di ogni nazionalità.
Signoroni, una professione di chimico alle spalle, ha già realizzato un discreto numero di polizieschi e ora si concentra sul genere spy story. Il suo Costa non è uno spaccamontagne: è una persona con buon intuito, tendenzialmente tranquillo, la sua filosofia vorrebbe essere quella del “vivi e lasciali morire”. L’esordio con il poliziesco, per protagonista il celebre poliziotto italo-americano Joe Petrosino, da tempo sostituito con Costa. Si indovina, alla base delle sue storie, una preparazione accurata, una non comune documentazione e capacità di individuare i teatri che prima o poi saranno “attualità di prima pagina”. Un buon ritmo narrativo, capacità non comune di esposizione e “descrizione”, meccanismi e tecniche di buon livello senza scadere nel lezioso autocompiacimento. Una buona miscela di ironia e amarezza, pragmatismo che non scivola nel cinismo.
Signoroni, se una digressione è concessa, fa pensare a uno scrittore americano, Stuart Kaminsky. Docente di cinema all’università di Evanstone, inventa la figura di uno strampalato investigatore, Toby Peters, che si muove nella Hollywood anni ’30-’40, di volta in volta incontra John Wayne e Gary Cooper, i fratelli Marx e Marlene Dietrich. Le busca di santa ragione per tre quarti del libro, ma vince sempre lui. La caratteristica e il valore dei racconti è nel fatto che la “cornice” è straordinariamente accurata e precisa. Se dice che quel giorno a Los Angeles era in programma quel film, e il giornale a pagina 7 aveva quel titolo, ci potete scommettere che ha controllato di persona. Non per nulla Sergio Leone lo chiama a Roma e per un paio di settimane gli fa super-visionare la sceneggiatura del suo ultimo film, “C’era una volta in America”.
Kaminsky è anche autore di una serie di polizieschi ambientati nella Russia che sta per entrare nella fase gorbacioviana. Il suo personaggio è un ispettore di polizia, Porfirij Rostnikov, mal visto perché ha una moglie ebrea e il brutto vizio di ficcare il naso in “affari” dove c’è sempre un potente di turno che vorrebbe mettere tutto a tacere. Ha fatto in tempo a scrivere quindici o sedici romanzi di ambiente russo, alcuni anche tradotti in Italia. Ebbene: si impara più da quei romanzi su quello che è accaduto nell’ex Urss che da tanti corposi saggi di sovietologi laureati.
Lo si legga, e con attenzione, Signoroni. Per piacere, per “dovere”. Costa è una sorprendente fonte di conoscenza.
di Valter Vecellio