mercoledì 5 aprile 2023
La pittura di Giovanni Crisostomo è una pittura “segreta”. Segreta fin dal nome dell’artista, nato a Palermo nel 1940, dove si è formato in contatto con artisti e maestri come Pippo Rizzo, Leo Castro, Remo Gerevini e Nunzio Sciavarrello, per poi iniziare il suo tour italiano ed europeo. Scegliendo un nome d’arte, Giovanni Crisostomo, che non può che rimandare al religioso Crisostomo (344/354-407): teologo e arcivescovo di Costantinopoli, uno dei 36 Dottori della Chiesa Cattolica. “Crisostomo” in greco antico vuol dire “bocca d’oro” e, nel caso del vescovo della scuola greca e patristica, sintetizza l’“atto d’amore” per la vita morale. È forse questo “il segreto” del pittore siciliano in scena allo Spazio Micro Arti Visive di Roma (dal 5 al 18 aprile)?
Il messaggio non risulta formalizzato nella retrospettiva delle opere di un ventennio, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, frutto anche di collezioni private. Tuttavia, al termine della visita qualcosa è accaduto nell’animo sollevato dalle cadute quotidiane nel lavacro dei sensi e delle percezioni riportate all’originario ascolto del lieve esistere. Soprattutto i toni dei quadri fungono da immersione nelle tinte pastello, nei limpidi di speranza, nel rosa femminile e anche laddove i colori diventano rossi, gialli e blu stridenti, c’è sempre qualcosa di giocoso ed entusiasmante nelle proposte visive del pittore.
I temi sono svariati, dalle carte da gioco, alle scene realiste, all’astratto, ai rimandi storici e ambientali. Come ampio è stato il percorso dell’artista, che si snoda principalmente tra l’Italia e la Francia. Ma occorre anche ricordare che il maestro è stato un eccellente formatore e la sua Bottega romana, in via Monte Brianzo e poi in Trastevere, ha visto passare numerosi talenti, che hanno declinato nella propria espressività le tecniche apprese senza smarrire l’imprinting emotivo. Tutto è aereo, tutto è dolce, tutto è luce nel linguaggio dell’autore.
All’inaugurazione, che si è svolta ieri, alcuni degli allievi della Bottega Crisostomo hanno voluto onorare il maestro partecipando all’evento. Un album di ricordi, un archivio della memoria, che in primo luogo la fedele compagna del pittore ha saputo tenere (insieme con i figli dell’artista), la quale nell’architetto Gianfranco Iorio, collezionista per passione, ha trovato un entusiasta promotore della personale romana.
Giovanni Crisostomo è un siciliano per sempre, un italianissimo alla Amedeo Modigliani, ma anche “un europeo” fin dagli anni Settanta, quando si trasferì a Parigi e nella Ville Lumière si è lasciato contaminare dalle scuole parigine, dal Gruppo Cobra all’Art Brut di Jean Dubuffet.
“Rivedere la più bella espressione dell’arte italiana ed europea attraverso gli occhi discreti di Giovanni Crisostomo è un’esperienza unica nel suo genere – scrive nel catalogo la critica dell’arte Paola Valori – Ed è una delle ragioni per cui ho dato impulso a questa significativa mostra del ventennio assai fertile dell’artista. Sensoriale, motiva, coloristica, l’impronta che l’artista palermitano ha dato alle sue opere possiede un tocco di vivace originalità, condivisa sulla lunga tradizione artistica del nostro Paese. Giovanni Crisostomo ha visto, respirato, sperimentato molte delle principali correnti artistiche del Novecento ripensate con l’uso di un pennello puramente italiano. Perciò sapiente e audace, ma mai chiassoso”.
Nulla è urlato o dirompente, neppure quando lo sguardo volge alla Spagna, amata dall’artista nella passione per il flamenco. Anche qui, tra tauromachie, danzatori, scene dell’epoca franchista e tratti di colombe picassiane, la gaiezza esistenziale scavalca tutto. E conduce all’ultimo attuale periodo dell’artista che, al termine della sua formazione italo-europea, ha scelto le colline umbre di Todi, dove ha stabilito la sua dimora di riflessione e produzione.
“Bocca d’oro”, dunque, “Crisostomo” secondo la morale patristica? Il nucleo fondativo resta segreto, di certo al termine della visita qualcosa di rigenerato illumina l’io buio, che risale sulle ali delle colombe che Giovanni ha disseminato nelle tele. Quale migliore messaggio pasquale? Ben ritrovata mitezza.
di Donatella Papi