mercoledì 29 marzo 2023
Dopo il successo ottenuto lo scorso anno, ritorna in scena, questa volta al Teatro Manzoni di Roma fino al 2 aprile, I Mezzalira. Panni sporchi fritti in casa, una saga familiare che ci riporta alle origini contadine del nostro Meridione d’altri tempi, con Agnese Fallongo, Tiziano Caputo e Adriano Evangelista. È la storia di una giovane famiglia che si sviluppa nell’arco di dodici anni in cui si evidenzia l’aspra e dura vita di contadini poveri ma ricchi di dignità e di una fede vissuta con uno slancio profondo e appassionato. Il sacrifico dei genitori verso i figli, che nutrono sempre la speranza di potergli dare un futuro diverso sono la spinta per andare avanti. Significativamente, l’autrice, Agnese Fallongo, ha voluto dare ai genitori i nomi di Crocifissa Martire e Santo Mezzalira. Mezzalira è un chiaro riferimento simbolico non solo alla lira, ma anche all’estrema povertà della giovane famiglia che nella fuga verso la città nuova spera in una sorte più fortunata, per sé e i per i figli.
Il testo riflette un grande impegno nella ricerca degli accadimenti storici, delle fonti, spesso trasmesse oralmente dagli anziani intorno al focolare domestico. I vecchi raccontano storie ricorrenti e intrise di saggezza popolare espresse in vernacolo che contribuisce a dare un’ulteriore nota di colore, come ad esempio: “Bisogna avere lu coraggio de cambià le cose; te devi guadagnà tutte cose, lu sevo lavora e lu padrone se riposa e frigge tutti i giorni, la frittura è roba da ricchi; quando lo diavolo t’accarezza a l’anima vole; tu a’ diventà meglio di me; li panni se devono lavà, altrimenti che figura cè famo col pezzo grosso; quando lu’ pezzo grosso chiama dobbiamo rispondere; quando lo prete te bussa alla bussa o te benedice o sì morto; bocca mia che tutto sai, statti zitta o passi i guai; a Pasqua se fà le pulizie de Pasqua; il brodo di gallina, per lu male de pansa è sostanza, per lu male de capa è lu papa, se lu male perdura la gallina è la cura”.
Giovanni Battista Mezzalira detto “Petrosino” (Adriano Evangelista), che dall’inizio alla fine, racconta la sua vita e le vicissitudini della sua famiglia è il narratore, sempre in scena ma spesso in ombra. Lo spettacolo sviluppa un racconto tragicomico, composto di luci, ombre e colpi di scena, che contamina i tempi brillanti della commedia all’italiana, con i toni e i ritmi cupi della tragedia. I tre attori in scena, ognuno dei quali è impegnato ad interpretare più ruoli, si esibiscono mostrando un grande talento. La regia di Raffaele Talagliata è sempre attenta ai minimi particolari e sa muovere gli attori nella scenografia (realizzata da Andrea Coppi). Molto essenziale ma funzionale alla dinamica del racconto che lo spettatore segue con grande coinvolgimento.
di Laura Bianconi