Teatro, il ritorno di Massimo Popolizio con “Uno sguardo dal ponte”

giovedì 16 marzo 2023


Massimo Popolizio torna al Teatro Argentina per la terza volta in questa stagione. Dopo il successo di M – Il figlio del secolo, tratto dal romanzo Premio Strega di Antonio Scurati, l’attore dirige, fino al 2 aprile, Uno sguardo dal ponte (A View from the Bridge), la pièce di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico. Il dramma teatrale racconta di una passione sbagliata che si consuma nella comunità di immigrati siciliani a Brooklyn, negli anni Cinquanta. Un grande affresco sociale, ma anche il ritratto di un uomo onesto, Eddie Carbone, compromesso e sconfitto da un’incestuosa passione erotica. Il testo ancora oggi concentra una serie di temi scottanti e attuali: la fuga dalla povertà, le tensioni dell’immigrazione clandestina, la caccia allo straniero e gli affetti morbosi che possono dilaniare una famiglia. Sulla scena accanto a Popolizio, anche Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale. Scritta nel 1955, la pièce debutta come atto unico in repertorio con A Memory of Two Mondays, ottenendo scarso successo. Così Miller la revisiona espandendola in due atti. Torna sulla ribalta l’anno successivo con la regia di Peter Brook, nel West End londinese. La prima messa in scena italiana viene firmata nel 1958 da Luchino Visconti. Nel 1962 Sidney Lumet ne trae un film con Raf Vallone e Maureen Stapleton.

Scrive Arthur Miller: “L’azione della pièce consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo”. Come sottolinea Popolizio nelle note di regia dello spettacolo, “questo concetto di ineluttabilità del destino e di passioni dalle quali si può essere vinti e annientati è una spinta o necessità che penso possa avere ancora oggi un forte impatto teatrale. Tutta l’azione è un lungo flashback. Per me è una magnifica occasione per mettere in scena un testo che chiaramente assomiglia molto a una sceneggiatura cinematografica, e che, come tale, ha bisogno di primi, secondi piani e campi lunghi. Alla luce di tutto il materiale che questo testo ha potuto generare dal 1955 a oggi, cioè film, fotografie, serie televisive credo possa essere interessante e divertente una versione teatrale che tenga presente tutti questi figli”. Popolizio è profondamente convinto dell’attualità formale del testo. È “una grande storia – sottolinea – raccontata come un film, ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film. Ci sarà un ponte, ci sarà una strada e in questa strada dei mobili, che sono la memoria della famiglia Carbone. Arriva l’avvocato Alfieri, la sua funzione somiglia a quella di un coro greco, è presente nel racconto e al contempo è spettatore fuori dalla scena, ci introduce nella vicenda che, non dobbiamo dimenticare, trae origine da un fatto di cronaca nera dal quale Miller fu profondamente turbato”.


di Guglielmo Eckert