giovedì 2 marzo 2023
Il 4 marzo 1861, tredici giorni prima della proclamazione del sabaudo Regno d’Italia, Ippolito Nievo s’inabissò nel mare partenopeo con il piroscafo Ercole. Il romanzo che, senza esagerare, lo eterna al vertice della letteratura, Le confessioni d’un Italiano, (in prima istanza Le confessioni di un ottuagenario), uscì postumo. Le vicende del protagonista, Carlino Altoviti – “io nacqui veneziano… e morrò per grazia di Dio italiano” – ebbero luogo fra l’ambiente feudale e friulano di Fratta, oggi frazione del Comune di Fossalta di Portogruaro, e quello cittadino e veneto di Portogruaro, fra i fiumi Lemene e Tagliamento, nella Provincia di Venezia, Veneto Orientale e Bassa friulana.
Il castello di Fratta, di cui si ha prima notizia in un diploma – di Papa Urbano III – circa la conferma di possesso da parte del vescovo di Concordia (1186), era già scomparso da tempo all’epoca della scrittura del romanzo. Ma venne fatto rivivere anche descrivendo gli ambienti come quello di Colloredo di Monte Albano, dove allora vissero i Nievo. E anch’esso è andato perso, a causa del terremoto del Friuli, avvenuto nel secolo scorso. A Fratta sopravvive il cosiddetto “Corino”, un piccolo rustico medievale, acquisito adesso dal Comune di Fossalta. Lì sono esposti vasi e utensili, trovati durante gli scavi nel luogo del maniero. L’Amministrazione propone, in caso di visita di famiglie con i bambini, un laboratorio di ceramica ispirato alle tecniche dell’epoca. Vi è, inoltre, tutta una sezione con cimeli di Nievo, tra cui le copie di varie edizioni del romanzo, da quelle risorgimentali fino a quelle della Prima guerra mondiale, per noi Quarta guerra d’indipendenza. Un Secondo Risorgimento fu poi a conclusione del Secondo conflitto bellico, dalla guerra di liberazione dall’occupazione nazista e contro le pretese “titine” fino al Tagliamento. Adesso la stessa Amministrazione culturale organizza in questa sede convegni annuali, assieme alla Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo (romanziere l’avo ed il nipote). E ha pubblicato gli atti dei primi due: gli interessati, per averli, possono rivolgersi al Comune o alla Fondazione.
Negli atti del primo, nel 2020, la redazione de L’Opinione scopre un collega: Ippolito Nievo: giornalismo e informazione. Dopo i saluti istituzionali del sindaco, Noël Sidran, alla cui sensibilità si debbono il recupero del sito e queste iniziative, e del consigliere delegato alla Cultura, Marco Bizzarro, nonché l’introduzione di Mariarosa Santiloni, segretario generale della Fondazione Nievo, seguono le relazioni di Patrizia Zambon (Ippolito Nievo e le riviste per lettrici: narrazione ed attualità); Ugo Maria Olivieri, (Il giornalismo nieviano: attualità e territorio); Vittoria Pizzolitto, (Un corrispondente da Venezia per Ippolito Nievo: Fausto Bonò di Portogruaro); Francesca Bianco, (Informazione ed attualità nelle riviste venete nieviane del decennio di preparazione: L’Età presente).
In estrema sintesi, si consentano dei rilievi: l’autore più incisivo, meno retorico e più politico nella letteratura italiana del secolo XIX fu un giornalista. E lo fu in un ambiente difficilissimo, data l’occhiuta censura asburgica. Scrisse moltissimo su riviste femminili, perché intravide nel risveglio civile della donna la maggiore possibilità di una evoluzione liberale, nazionale e democratica. Basterebbero questi caratteri per farlo spiccare tra i letterati, in genere ancora molto accademici e in un ambiente politico in cui anche molti patrioti erano, in fondo, molto misogini.
Il secondo convegno, di cui uscì la documentazione lo scorso anno, è del 2021, nel secolo e mezzo dalla scomparsa di Nievo, dal titolo Nacqui Veneziano… Ippolito Nievo, scrittore e patriota nel Risorgimento. Dopo il saluto istituzionale di Noël Sidran e l’introduzione di Mariarosa Santiloni, la relazione di Maurizio Bertolotti, Matilde par elle-mê. Lettere di Matilde Ferrari al fratello Luigi, cui segue la trascrizione delle stesse, che fanno comprendere i vivaci lineamenti del carattere d’Ippolito, vergati dalla fidanzata. Poi è la volta Simone Casini, Nievo e Byron nel bicentenario dell’indipendenza della Grecia (1821-2021). Il relatore coglie il destro da alcune assonanze. Lord George Gordon Byron partì per la sua eroica azione nell’Ellade, che lo portò a cadere a Missolungi il 19 aprile del 1824, a bordo del piroscafo Hercules, nel 1823; e fu fatale a Ippolito Nievo l’imbarcarsi sull’Ercole, con i registri e rendiconti dell’Impresa dei Mille (1861). Ricama, anche, sulla trama delle comunanze e differenze, letterarie e morali. Tutto mira a concludersi con le succose relazioni di Silvia Contarini – Le Confessioni e il canone letterario del Risorgimento – e di Ugo Maria Olivieri, Le Confessioni d’un Italiano: un Bildungsroman risorgimentale. In esse si tratteggia il grande profilo di costume, morale, etico-politico e letterario dell’opera fondamentale che accompagnò il Risorgimento, assai più d’altre.
Per finire, in appendice, dati i centocinquant’anni dall’evento, ecco il testo di Roberto Covaz: La sparizione di Ippolito Nievo. Il mistero in fondo al mare. I percorsi nieviani, poi, continuano. Quello del 2022 corre lungo Luoghi e paesaggi nelle opere minori del Nievo, e attendiamo con ansia gli atti ancora in stampa: ancora è da definire dove vagheranno nel 2023.
di Riccardo Scarpa