Sanremo 2023, le pagelle della serata cover

sabato 11 febbraio 2023


Delusione anche quest’anno per chi sperava nella serata cover per rifarsi le orecchie sanguinanti dopo tre serate: i classici belli pochi e, per il resto, interpretazioni banali e tante autocitazioni, perlopiù a sproposito. E Infatti Amadeus decide di dare solo le prime cinque posizioni (piuttosto inspiegabili, peraltro), per non sparare sulla croce rossa. Se la aggiudica Marco Mengoni, che tanto avrebbe potuto portare anche il “Ballo del qua qua”, perché quest’anno hanno deciso di perdonargli tutto.

Le pagelle:

Ariete con Sangiovanni: dimostrano buon gusto nella scelta del brano, cioè “Centro di gravità permanente” del mai troppo compianto Maestro Franco Battiato, uscita quando non erano nati nemmeno i loro genitori. Poi, però, ne fanno scempio, soprattutto Sangiovanni, che non imbrocca un’intonazione nemmeno per sbaglio. Voto: 4.

Will con Michele Zarrillo: se proprio vuoi trovare un senso alla serata di ieri, è che col tempo si impara a rivalutare tutto. E così, in duetto con Will che canta “Cinque giorni” come Alvin dei Chipmunks, Zarrillo svetta. Il pubblico ci si aggrappa come alla zattera di emergenza e vorrebbe non mandarlo più via. Ma non basta a salvare l’esibizione dall’insufficienza. Voto: 5.

Elodie con Big Mama: dallo stivalone, il rossetto nero, il body e poco altro addosso, è tutto molto molto aggressivo. Anche troppo. La rapper napoletana ci mette del suo con inserti in italiano poco conferenti e un improbabile costume da Spider-girl. Il tutto dà più l’impressione di una prova per la festa del Martedì grasso che di un omaggio ad un brano di critica al militarismo americano. Comunque, nel panorama generale, la sufficienza la strappa. Voto: 6.

Olly con Lorella Cuccarini: il mistero del perché uno, con tutte le canzoni che ha disposizione, vada a scegliere “Vola” è veramente imperscrutabile. Comunque, il rapper genovese ne fa una versione più contemporanea molto migliore dell’originale. È vero anche che ci voleva poco. La coreografia di contorno con ballerini e una Cuccarini in minigonna che dimostra 32 anni e risveglia pure le pulsioni di Gianni Morandi (“La Cuccarini è in forma. Mi ha fatto effetto!”, esclama a fine esibizione), rende la cosa quasi sufficiente. Voto: 5,5.

Ultimo con Eros Ramazzotti: evidentemente, i due figli più illustri dei bordi di periferia il medley ramazzottiano di ieri sera non l’avevano provato a sufficienza. Eros, apparentemente poco lucido, se non nella faccia eccessivamente abbronzata, va a casaccio e si dimentica addirittura le parole di “Certi amori”, che l’avrebbe scritta lui, per dire. Poi, nonostante l’endorsement finale (“Ultimo deve vincere!”), di fatto sovrasta il giovane collega per tutto il brano, sgomita e non lo fa cantare. Non un bel vedere. Voto: 5.

Lazza con Emma e Laura Marzadori: nel panorama generale, la fin troppo intensa interpretazione di “La fine” dell’improvvisato duo canoro, con l’accompagnamento della primo violino della Scala, ha fatto il suo. Tanto che Lazza si piazza addirittura al terzo posto nella classifica delle cover. Voto: 6,5.

Tananai con Biagio Antonacci e Don Joe: Tananai, avendo fatto della stonatura una cifra stilistica, non ci prova nemmeno a cantare bene, quindi, in questo medley di Biagio Antonacci la butta sul cazzeggio e sull’ironia, oggettivamente la sua dote largamente principale. Anche in questo caso, dopo averlo disprezzato per un trentennio, ti trovi a rivalutare Antonacci, evidentemente ringalluzzito dalla prospettiva dei diritti che incasserà il figlio, autore insieme a Tananai del testo della canzone in gara. Voto: 6,5.

Shari con Salmo: aggredisce a colpi di squittii due pezzi storici di Zucchero, ché nemmeno lui meritava tutto questo. Dopo un po’ arriva Salmo che tenta di risollevare la situazione. Lui è bravo, ma in gara c’è, purtroppo, Shari, e l’ultimo posto in classifica non glielo leva nessuno. Voto: 4.

Gianluca Grignani con Arisa: sulla carta era l’esibizione più allettante: un brano bellissimo, “Destinazione paradiso”, un interprete, che ne è anche autore, che nel bene e nel male sa tenere il palco come pochi, una delle voci femminili italiane più belle e, addirittura, la co-direzione dell’orchestra di Beppe Vessicchio, insieme al Maestro Enrico Melozzi. Invece si palesa da subito la mala parata: i due si scoordinano (indovinate per colpa di chi), arrancano uno sull’altro/a, i direttori si litigano la bacchetta e alla fine Vessicchio tiene il tempo con la testa. Sul finale parte un riarrangiamento gospel, ed è anarchia pura: Grignani si butta sul pubblico tentando di coinvolgerlo ma riuscendo solo a spaventarlo. Arisa, già evidentemente mortificata per aver scoperto che lo stesso suo vestito strizza-tette lo portava anche la violinista di Lazza, a un certo punto getta la spugna e sussurra al collega: “Abbiamo fatto un casino”. L’ha detto lei, eh. Comunque, nell’economia generale, uno dei momenti meno piatti della serata. Il voto, che poteva essere un 9, è: 6,5.

Leo Gassman con Edoardo Bennato: Bennato fa tutto da solo: il repertorio – e che repertorio – è il suo, la fisarmonica pure, la voce idem. Leo fa presenza, batte le mani, incita la platea. Alla fine è meglio così. Voto: 7.

Articolo 31 con Fedez: che Fedez non sia stato ostracizzato dalla Rai dopo il brano iper-politicizzato della seconda serata è la prima buona notizia. Fanno un medley (sì, un altro) del redivivo duo milanese, loro in tuta da break dancer e il giovane vestito da becchino. Oggettivamente piuttosto divertenti. Voto: 7.

Giorgia con Elisa: portano i due brani con cui si erano sfidate in una vecchia edizione della kermesse, “Di sole e d’azzurro” e “Luce”. All’epoca la spuntò la prima, mentre ieri sera è stato un pareggio: elegantissime, perfette entrambe a voce piena e nel falsetto. Che gli vuoi dire? L’unico momento magico della serata. Il pubblico ha buttato giù l’Ariston, per cui il mediocre quarto posto nella classifica cover non te lo potevi proprio aspettare. Voto: 9.

Colapesce e Dimartino: cantano “Azzurro” insieme a Carla Bruni, lei in perfetta mise da sciura, loro un po’ toy boy. Il pezzo è bello, loro ironici e raffinati come al solito, madame Sarkozy non sfigura. Sul finale la mollano sul palco e si tuffano in platea. Il tutto non sgradevole, su. Voto: 7.

I Cugini di Campagna con Paolo Vallesi: per l’occasione Nick si riappropria del falsetto e ci dà giù di brutto, tanto in “Anima mia” quanto ne “La forza della vita”. Se doveva essere un omaggio alla canzone banale, l’operazione è riuscita. Comunque bisogna accontentarsi di quello che passa il convento. Voto: 5,5.

Marco Mengoni con il Kingdom Choir: versione di “Let it be” con coro Gospel. Mengoni deve ricordarci sempre che sa cantare, finendo anche un po’ sopra le righe, a dire il vero. Ma questa edizione è solo per lui, quindi schizza al primo posto di tutte le classifiche parziali e generali. E ridateci almeno un po’ di suspence, per pietà! Voto: 7.

Gianmaria con Manuel Agnelli: portano “Quello che non c’è”, degli Afterhours. Manuel c’è sempre e basterebbe lui con il suo splendido pezzo e la sua voce. Il ragazzino strilla, ma forse volevano solo rendere il contrasto tra le voci, le età e le personalità diverse. Uno dei momenti migliori della serata. Voto: 8.

Mr. Rain con Fasma: portano “Qualcosa di grande” dei Lunapop. Senza infamia e senza lode, loro, il look, il brano, l’interpretazione. Allora ci spiegate perché Mr. Rain è quinto nella classifica cover? Voto: 5.

Madame con Izi: quest’anno Madame ha la fissa per il mestiere più antico del mondo e ben venga, se serve a farle scegliere una delle più belle poesie dell’immenso Fabrizio De André, “Via del Campo”. La interpreta anche adeguatamente, insieme al rapper piemontese, anche se ci piazza in mezzo un inserto suo che parla di Cristo in croce. Non era nemmeno male, ma i miti non si toccano, quindi perde un punto. Voto: 7,5.

Coma_Cose con Baustelle: perché i Baustelle si sono scomodati per “Sarà perché ti amo”? Perché si sono dati pena in quattro per cantare con immotivato entusiasmo l’inutile hit dei Ricchi e Poveri? Sono misteri. Voto: 5.

Rosa Chemical con Rose Villain: bisognava tirare tardi per arrivare al momento più rock della serata. Il duo, in total black, si scatena su “America” di Gianna Nannini. Cantano bene, il pezzo è sempre forte, non manca nemmeno la leccata di stivale di lui a lei. Al termine Rosa ci tiene a ribadire, se dalla canzone non si fosse capito, “Viva l’amore! Viva il sesso!”. Ma infatti! Voto: 8.

Modà con Le Vibrazioni: altro storico pezzo pop-rock, con gara di ugole senza esclusione di colpi tra i due Francesco. Nessuno dei due sbaglia e va bene così. Voto: 8.

Levante con Renzo Rubino: canta a modo suo “Vivere” di Vasco Rossi. Levante è brava, ma quest’anno poteva impegnarsi di più. Renzo Rubino si è capito poco che c’era. Voto: 6.

Anna Oxa con Iljard Shaba: abbandona per una sera gli sproloqui new age e gli inutili orpelli e, vestita come ognuna di noi durante il lockdown, cala l’asso: “Un’emozione da poco”. C’è poco da dire e l’interpretazione non delude. Il ritorno alle origini è testimoniato anche dalla presenza del violoncellista albanese. Vedi, Anna, quando le canzoni te le scrive Ivano Fossati? Voto: 8,5.

Sethu con Bnkr44: con la loro versione scanzonata di “Charlie fa surf” dei Baustelle riscattano tanto il terribile Sanremo di Sethu quanto la precitata incolore ospitata dei Baustelle stessi. Uno dei pochi momenti godibili. Voto: 7,5.

LDA con Alex Britti: portano “Oggi sono io” e Britti fa la grazia a D’Alessio junior e a tutti noi di prendere su di sé i segmenti canori più complessi del brano. Così gli regala una sufficienza, altrimenti impensabile. Il solito inserto sgangherato lo potevano evitare, ma contento Britti... Voto: 6.

Mara Sattei con Noemi: una versione di “L’amour toujours” che, a parte l’omaggio a Gigi D’Agostino, lascia il tempo che trova. Voto: 4,5.

Paola e Chiara con Merk & Kremont: no cover ma autocitazioni. Ma il mini-show riesce e con il medley dei loro successi cantano, ballano e fanno ballare l’Ariston. Voto: 6,5.

Colla Zio con Ditonellapiaga: con “Salirò” di Daniele Silvestri difficilmente si sbaglia. Aggiungici lei, bellissima e molto brava, la coreografia originale del brano, e l’operazione simpatia del gruppo quota “Pinguini” di quest’anno ha recuperato parecchi punti. Voto: 7.


di Maria Chiara Aniballi