giovedì 9 febbraio 2023
Seconda serata della 73ma edizione del Festival di Sanremo, tra conferme e novità non sono comunque mancate le sorprese. Di seguito le pagelle dei cantanti in gara ieri sera.
Will: il ragazzino si scrive la canzone da solo e – udite udite – usa il congiuntivo e le rime sono corrette. Quindi pare pure brutto dargli addosso, ma la sua “Stupido” è una robetta pop veramente inascoltabile. Voto: 3.
Modà: anche qui, il voto risentirà di considerazioni extra-artistiche, perché la scelta di portare l’argomento della depressione, da cui Kekko, il frontman, è affetto da tempo, merita un certo rispetto. Ciò detto, il pezzo è di una noia mortale, se possibile peggio dei cavalli di battaglia della band milanese, che già sono quello che sono. Hanno aspettato dieci anni prima di tornare a Sanremo, non ci potevano pensare ancora un attimo? Voto: 4,5.
Sethu: il titolo del brano, “Cause perse”, è, correttamente, un’autodenuncia. La canzone è un maldestro tentativo di buttarla sul punk, lui si agita e fa casino, ma tutto lì. Più o meno meritato l’ultimo posto della classifica generale provvisoria, anche se è probabile che il ragazzo avrà parecchio seguito tra i giovanissimi come lui. Voto: 3.
Articolo 31: per la reunion (effetti dell’aumento dei mutui a tasso variabile?) J-Ax e Dj Jad portano una ballata rap sulla vita di periferia a Milano. Melodia anni Novanta e la saggezza dell’età che prende il posto della coattaggine dell’epoca, dando una certa classe al tutto. Operazione nostalgia riuscita. Voto: 7,5.
Lazza: lui è giovane, ma spicca sui coetanei Sanremesi perché è l’unico a non biascicare, ha un pezzo con un testo forte su un rapporto sentimentale disperato e mixa rap e pop alla moda dei rapper americani anni Novanta. Niente male e, infatti, è messo parecchio bene in classifica generale. Voto 7,5.
Giorgia: oltre ai soliti rimpianti, perché un fenomeno come lei da vent’anni non riesce a trovare un autore che le scriva un brano all’altezza, ieri sera Giorgia non ha cantato nemmeno tanto bene, almeno non quanto ti aspetti da lei. Se ne sono accorti tutti e, da che era la vincitrice annunciata, vivacchia all’ottavo posto in classifica. La vera delusione di questo Festival. Voto: 5.
Colapesce e Di Martino: ed ecco quelli che, invece, Sanremo dovrebbero vincerlo a mani basse: testo bellissimo sull’amore bugiardo, quintalate di intelligenza ed ironia, bella la musica, interpretazione divertente, tutto bello. Se “Musica leggerissima” ha fatto il botto che ha fatto, questa merita anche di più. Voto: 9+.
Shari: si barda leopardata per essere sexy ma ne esce solo impacciata. Poi il brano di Salmo è niente di che e lei lo canticchia pure maluccio. Largamente dimenticabile. Voto: 4.
Madame: per una volta canta senza smozzicare e fa bene, perché il testo è anche intrigante, su una prostituta che si innamora del cliente e rivendica il bene che c’è nel male. Così si intuisce perché Amadeus s’è arrampicato sugli specchi per tenerla in gara nonostante l’indecente storia del green pass: nell’edizione sanremese più soporifera dell’ultimo triennio, lei ha una sua originalità e sa tenere il palco. Voto: 7.
Levante: vedi questa bionda platino vestita e calzata per il bondage e pensi “Boh... vabbè, almeno la canzone sarà intelligente e carina come al suo solito”. Invece esce più una cosa tipo ripetizione a sfinimento di slogan femministi anni Settanta, ché abbiamo capito che sei tutta un fuoco, però ci aspettavamo qualcosa di più. Ma che le è successo? Voto: 5.
Tananai: lui già partiva forte a simpatia, dopo i festeggiamenti organizzati per l’ultimo posto nella classifica dell’anno scorso e il successone del sesso occasionale di cui al suddetto ultimo posto. Ma ha voluto prendersi la rivincita col pubblico sanremese, così è arrivato ben vestito e con una ballata romantica. Le stecche sempre, ma si piazza addirittura al quarto posto in classifica, per cui la metamorfosi ha funzionato. Voto: 6.
Rosa Chemical: il suo temuto testo su sesso, amore poligamo e porno si rivela, invece, leggero, ironico, divertente e intelligente. Ringrazia Amadeus per averlo difeso dalle polemiche sulla sua presenza a Sanremo (si è arrivati a rispolverare il concetto di “degenerazione morale”, nientepopodimeno) e, alla fine, è il suo brano a ridicolizzare gli anacronistici detrattori. Voto: 7,5.
LDA: il figlio di Gigi D’Alessio, pur senza arrivare alle vette di raccapriccio del noto genitore, non va oltre un brano che ne ricorda almeno 7/8 già sentiti, tutti brutti, peraltro. Nato vecchio. Voto: 3.
Paola e Chiara: accolte da un entusiasmo del pubblico degno di migliori cause, per il loro “ritorno” (necessario, eh?) Paola e Chiara si presentano vestite in domopak e propongono un brano disco dance di cui si poteva serenamente fare a meno per altri vent’anni. Operazione nostalgia non riuscita. Voto: 5.
di Maria Chiara Aniballi