lunedì 30 gennaio 2023
A Thousand and One di A.V. Rockwell ha vinto il Sundance Film Festival 2023. La kermesse fondata da Robert Redford, nella storica cornice di Park City (Utah), ha l’obiettivo, da sempre, di valorizzare il cinema indipendente americano. La regista statunitense mette in scena in modo rigoroso un dramma familiare ambientato ad Harlem che prende il via negli anni Novanta, per poi esplorare quasi due decenni. La britannica Charlotte Regan in Scrapper (sezione World Cinema Dramatic) punta sulla dramedy con tocchi di favola moderna, per esplorare il complicato rapporto fra Georgie (Lola Campbell) 12enne talentuosa, ladra di biciclette e il padre Jason (Harris Dickinson, già protagonista di Triangle of sadness, pluricandidato all’Oscar), che si arrabatta tra piccoli crimini e lavori precari.
Due storie di genitori imperfetti e figli che sono costretti a crescere prima del tempo: sono gli elementi che hanno in comune i due film vincitori. In A Thousand and One, la storia parte dell’uscita di prigione, dopo aver scontato un anno, di Inez (un’intensa Teyana Taylor, cantante e attrice qui al suo primo ruolo da protagonista), mamma ventenne che per prima cosa va in cerca del figlio di sei anni, il silenzioso e riflessivo Terry e, affidato ai servizi sociali. Dopo un incidente con una mamma affidataria, Inez decide di rapire il figlio e portarlo a vivere con lei. È l’inizio di un difficile percorso comune, nell’infanzia e l’adolescenza di Terry, dove a Inez sono offerte poche chance in una Harlem sempre più stravolta dalla gentrificazione, che emargina la comunità nera. “Questo film – spiega A.V. Rockwell a Variety Studio – è il mio omaggio alle donne della generazione che mi ha preceduto, alla mia comunità. Un modo di riconciliarmi come donna di colore a New York con quello che provavo e quello che vedevo succedere. La devastazione di vedere New York cambiare e la comunità nera sempre più marginalizzata. Vedere tutti i simboli sociali di un quartiere come Harlem cancellati. Per me la gentrificazione è il cattivo del film”.
di Eugenio De Bartolis